L’elezione del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, oltre a scegliere chi guiderà le sedute del parlamento per i prossimi cinque anni, lascia dietro di se una serie di conseguenza se non proprio valutazioni politiche.

Non è riuscita la strategia 5 stelle di spaccare la maggioranza puntando su un nome targato Udc, una donna rispettata da destra a sinistra come Margherita La Rocca Ruvolo. la maggioranza non è caduta nel tranello ed è rimasta compatta sul proprio candidato Gianfranco Miccichè nonostante, diciamocelo, si tratti di un personaggio che porta a sentimenti estremi: c’è chi lo ama e c’è chi lo odia. Fanno eccezione due franchi tiratori. Ma in realtà se si vuol essere onesti si tratta di un solo franco tiratore. La Lega, infatti, aveva annunciato che il suo deputtao avrebbe votato in maniera libera visto che non sono stati tenuti inconsiderazione nella formazione della giunta. Dunque il voto di Rizzotto non va considerato come quello di un franco tiratore.

Un solo voto di protesta in una maggioranza di 35 deputati (non contando Rizzotto appunto) è un risultato ragguardevole che mostra una inattesa coesione. Maggior coesione di così la dimostrano soltanto i 5 stelle, tanti bravi soldatini che votano 20 su 20 come deciso nella riunione del gruppo.

Dove si litiga, invece, è in casa Pd. Il partito ha tributato 4 voti a Miccichè, voti non necessari all’elezione. Gli uomini di Raciti e Cracolici se la prendono con i renziani ma i renziani fanno notare che il candidato di bandiera era loro espressione quindi i ‘traditori’ vanno cercati altrove. E i rapporti cordiali e amichevoli fra Miccichè e Cracolici non sono recenti ma si perdono nel tempo. Lo stesso Miccichè appena seduto all’Ars li ha rimarcati rivolgendosi a Cracolici: “Proprio lei onorevole Cracolici che mi ha insegnato tanto sul funzionamento di quest’aula”. Certo due indizi non fanno una prova ma non fanno neanche la prova contraria.

Ad alzare la voce, però, sono proprio i cracoliciani e usano parole grosse. Parlano di tradimento, di credibilità del partito messa in discussione e rimarcano perfino la richiesta di dimissioni di Raciti che sarebbe stata messa in campo per avere mani libere negli accordi con Miccichè.

Chi ha tradito prima o poi si scoprirà ma la verità che emerge oggi senza neanche doverla cercare troppo è che non esiste il Pd ma esistono due partiti che convivono con difficoltà sotto lo stesso simbolo.

Poche sorprese, invece, da Sicilia Futura. i due deputati di Cardinale erano dati in transito da sinistra a destra prima ancora di essere eletti. Abboccamenti c’erano stati durante la campagna elettorale, sempre respinti in fase di ricerca dei voti da destra. Ma adesso quei due voti servono, possono essere determinanti. E il primo segnale è chiaro ed alla luce del sole. D’Agostino e Tamajo hanno votato Miccichè senza nascondersi nel segreto dell’urna e dichiarandolo apertamente. C’è da stare a guardare le trattative dei prossimi giorni.

Mentre a sinistra si litiga e ci si sposta, a destra ci si rafforza come è normale che sia per una coalizione che vince e che trova al proprio interno i motivi per stare insieme nonostante le tensioni ci siano e gli individualismi esistano.

Su tutti a rafforzarsi di più è certamente Diveneterà Bellissima. Il Movimento del Presidente Musumeci oggi si trasforma e diventa un partito a tutti gli effetti. ignificativo che il suo primo congresso lo tenga a Palermo e non a Catania. Il triumvirato della reggenza, infatti, è assolutamente distribuito sul frone territoriale. A gestire il movimento oggi sono stati Ruggero Razza da catania e oggi assessore alla sanità, Giusy Savarino da Agrigento, deputato eletto nel listino e data fra i possibili vice presidenti dell’Ars anche se i giochi sono tutti da fare e gli equilibri da rivedere dopo l’elezione di Miccichè, e Alessandro Aricò deputato eletto a Palermo.

Oggi diventerà Bellissima si organizza con una struttura da partito vero e proprio e lancia la campagna pe rle prossime elezioni nazionali. le alleanza sono tutte da vedere. Certamente a destra ma come e con chi non è cosa scontatta

Infine, tornando all’elezione di Miccichè, una nota di colore che avremmo preferito evitare. Sui social è polemica proprio pe rl’elezione di Gianfranco Miccichè ma i detrattori, non avendo ancora cosa dire, si concentrano su un dettaglio sintono dei nostri tempi: quel bottone della giacca pronto a scoppiare perchè troppo stretta sull’addome.

Insomma non abbiamo ancora nulla da dire quindi o guardiamo e polemizziamo sul passato oppure sull’aspetto fisico. Pochezza di argomenti tipicamente da odiatori social.

Domani, comunque, si torna in aula,. Bisognerà eleggere l’intero ufficio di presiodenza composto da due vice presidenti uno dei quali vicario, tre deputati questori e tre deputati segretari

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