Attenzione massima nell’Agrigentino, Nisseno, Ennese e Palermitano

Caldo afoso e rischio incendi alto in quattro province della Sicilia

  • Allerta massima e pericolosità alta per il rischio incendi ad Agrigento, Caltanissetta, Enna e Palermo
  • Nelle restanti cinque province siciliane l’allerta sarà arancione con una pericolosità media
  • Ondate di calore, bollino giallo a Catania con 36 gradi di temperatura massima percepita

Ondate di calore e rischio alto incendi in quattro province siciliane. La protezione civile regionale ha diffuso il bollettino numero 139 valido per le prossime 24 ore su tali rischi.

Preoccupa maggiormente l’allerta massima e la pericolosità alta per il rischio incendi in quattro province dell’isola: Agrigento, Caltanissetta, Enna e Palermo. Nelle restanti cinque province siciliane l’allerta sarà arancione con una pericolosità media.

Oggi, invece, rischio massimo è stato segnalato nell’Agrigentino, nel Nisseno, nel Catanese e nell’Ennese.

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Bollino giallo a Catania

Ondate di calore, invece, previste nella sola città di Catania dove, secondo quanto riportato nella nota della protezione civile, saranno percepiti 36 gradi. A Palermo e Messina sono previsti 33 e 32 gradi ti massima percepita. Un grado in più percepito rispetto all’ultimo rilevamento (che si riferisce al 10 luglio). Nessun allarme, dunque, nelle altre due grosse città dell’isola.

Legambiente denuncia devastazione del territorio

Intanto, Legambiente Sicilia ha lanciato il suo ennesimo grido di allarme per i continui roghi che stanno divorando ettari ed ettari di bosco e vegetazione nell’Isola.

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“Siamo appena all’inizio dell’estate, ma già si registrano decine e decine di roghi, da Ragusa ad Enna, da Menfi a Scopello – sostengono gli ambientalisti – si sono levate alte le fiamme e ancora una volta, l’ennesima, la Sicilia non è attrezzata. La situazione peggiora di anno in anno, sia per l’aumento delle temperature che per mano dei troppi delinquenti che appiccano indisturbati il fuoco. Ma anche la Regione non è esente da responsabilità, con gli stessi errori e gli stessi annosi ritardi”.

Già mesi fa il primo campanello d’allarme in un documento

Lo scorso novembre proprio Legambiente Sicilia aveva presentato un primo documento di analisi dello specifico contesto regionale e di proposte, che ha presentato a tutte le istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti come prima risposta alle devastazioni di questi anni.

Le misure di contrasto inattuate

Fra queste proposte, rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici; introdurre il divieto tutto l’anno della bruciatura in pieno campo delle stoppie e della vegetazione naturale; estendere il divieto di pascolo per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco; la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale; nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali.

“Queste misure, tra l’altro, – scrive Legambiente – sarebbero un deterrente per azioni criminose. Rinnoviamo la richiesta alla Regione di disporre una immediata e seria indagine ispettiva per verificare l’esistenza presso i Comuni di catasti degli incendi aggiornati. Ma nulla di tutto questo, che riteniamo alla base della prevenzione degli incendi, è stato fatto”.

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