Lavori in corso per dar vita al cantiere di Forza Italia Viva, o forse Viva Forza Italia. Il nome potrebbe non essere importante ma nelle stanze romane e milanesi dei bottoni sembra sia proprio in corso la trattativa per l’avvicinamento finale fra i renziani e gli azzurri. Un avvicinamento del quale si parla da tempo immemore ma che non ha mai visto la luce ufficialmente. L’occasione potrebbe essere data proprio dalla stagione pre elettorale che ormai sta prendendo corpo in Sicilia. In quella Sicilia da sempre laboratorio della politica italiana ma da qualche tempo un po’ messa a margine, che punta, però, a tornare laboratorio.

Così i patti e patticelli potrebbero passare dalle scelte per la città di Palermo ed arrivare fino a quelle per la Regione siciliana. Le scaramucce sono, infatti, già iniziate proprio a Palermo con la spaccatura, senza mezzi termini, proprio fra Italia Viva e il primo cittadino Leoluca Orlando con uno scambio di accuse ‘politiche’ pesanti e, per certi versi, dai toni violenti.

Lo scontro a Palermo sentore di trattative già avviate

Ma lo scontro a Palermo è solo la punta di iceberg di quello che sta accadendo ed Italia Viva è certamente al centro di questa partita che si gioca nelle stanze romane ma riguarda il governo della città e della regione siciliana. Si perché i due livelli sono strettamente interconnessi non soltanto perché le due tornate elettorali sono vicine nel tempo fra loro cadendo nella primavera e nell’autunno del prossimo anno, ma anche perché da sempre la più grande città siciliana ha influenzato anche le scelte regionali, pur se questo non accade ormai da quasi 15 anni. E dunque è arrivato il tempo che proprio Palermo rivendichi la regione.

I passaggi consumati e quelli da consumare

Ma andiamo per ordine nello spiegare quel che starebbe accadendo a partire proprio da Italia Viva, formalmente nella coalizione di centrosinistra ma da sempre recalcitrante e scomoda in quella posizione. Dove andrà Italia Viva è un elemento fondamentale per comprendere gli equilibri fra le coalizioni.

Ed ecco che a Palermo scoppiano i casi che possono fare la differenza. Da una parte il caso Francesco Scoma che al tempo stesso può essere pontiere con Forza Italia ed ostacolo all’alleanza, dall’altro Roberto Lagalla che può essere pontiere centrista verso la destra e magari chiamare intorno a se anche i renziani ma rischia di spaccare con la Lega o almeno con frange di quest’ultima a destra.

Il caso Scoma

Francesco Scoma sarebbe un ottimo candidato sindaco, forse il candidato ideale di un ipotetico nuovo centrodestra, gradito anche da una parte di Forza Italia a Roma. Lui si schernisce e non vuole farsi bruciare ma sulla strada della sua candidatura c’è l’amico Gianfranco Miccichè. Il Presidente dell’Ars non prenderebbe bene la candidatura di chi, pur essendo vicino agli azzurri, gli ha voltato le spalle in un tempo ancora troppo recente.

La boutade Totò Orlando

Nelle scorse settimane era circolata la voce che si potesse tentare la carta Totò Orlando. Il Presidente del Consiglio comunale passato ormai ad Italia Viva poteva essere un Orlando che succede ad un Orlando ma le condizioni politiche non sembrano esserci anche se il sindaco ha attaccato appena ieri il suo omonimo proprio sulla gestione del consiglio comunale di fatto dandogli una visibilità in più. Vale sempre il detto, in politica più che altrove, ‘parlane male ma parlane spesso’.

Il caso Lagalla

Roberto Lagalla da tempo immemore è buono per essere candidato a tutto. E’ un uomo di centro, di mediazione certamente. Candidarlo a Palermo sarebbe anche un buon modo per aprire spazi alla Regione dove la situazione è fluida. Potrebbe raccogliere intorno a se la coalizione opportuna e perfino la stessa Italia Viva, chi lo sa.

La trattativa romana

I due casi spiegano perché la trattativa va fatta a Roma. Nel primo perché Miccichè alzerebbe un muro che la coalizione non può permettersi, nel secondo perché in cambio Forza Italia chiederebbe qualcosa  e potrebbe essere il candidato presidente della Regione ma anche qui entrerebbe in gioco Miccichè che ha voglia di fare ancora un giro sullo scranno di Presidente dell’Ars e se il candidato alla presidenza della regione fosse azzurro le sue possibilità sarebbero quasi azzerate.

La partita delle alleanze

La partita che si gioca a Roma, dunque, è quella delle alleanze con contrappesi e misure. Molto dipende dalla regione siciliana. Se Nello Musumeci, oggi non in pista per succedere a se stesso, dovesse  tornare fra i candidabili magari per effetto dello sgonfiarsi dell’inchiesta sui dati Covid19 falsati, allora le carte andrebbero a posto da sole con Musumeci candidato presidente e Forza Italia che lo appoggia in cambio della riconferma di Miccichè alla Presidenza dell’Ars. I giochi sarebbero da fare sulla Lega e anche e soprattutto sul centro dal quale ottenere appoggio e sostegno. Magari anche da Italia Viva. E al centro bisognerebbe concedere qualcosa a Palermo, magari proprio ad Italia Viva.

Se invece Musumeci non fosse della partita, viste le mire di Miccichè il candidato presidente della regione potrebbe essere di espressione centrista e allora cambierebbe tutto anche a Palermo.

Su tutto c’è da capire quale sarà la composizione di questa formazione, insomma se Italia Viva sarà della partita a destra o no. Perché il discrimine non è secondario. Da questo dipende anche la consistenza del piatto per il quale si gioca.

Le carte a sinistra

D’altronde anche nel centro sinistra la partita è tutta da giocare e anche lì Italia Viva potrebbe essere al tempo stesso elemento di aggregazione o di diaspora. I voti dei renziani farebbero comodo in casa Pd ma non è detto che siano compatibili con l’alleanza 5 stelle.

Sul fronte comune di Palermo i dieci anni di Orlando, uomo solo al comando, rischiano di lasciare il centrosinistra senza successione possibile. E per questo dal Pd vorrebbero lasciare spazio ai 5 stelle che a Palermo non sono mai stati forti come altrove. L’alleanza scenderebbe dall’alto perché fra i dem del capoluogo non c’è proprio voglia di stare in una coalizione giallorossa. Forse c’è più voglia di tirar dentro ex grillini protagonisti di addii forti nei toni e nei modi. In questa ottica Iv sarebbe ben accetta.

Ma c’è da considerare la Regione dove l’alleanza è data per scontata: che senso avrebbe non replicarla nel capoluogo? E come si giustificherebbe una simile scelta con gli alleati. E proprio alla Regione il segretario Barbagallo pensa a candidare una donna. Lui non lo dice neanche sotto tortura ma sarebbe l’alternativa a Giuseppe Provenzano che è dato candidato alla regione da tempo ormai senza che nessuno lo abbia mai candidato davvero. Ma perché il Pd possa esprimere il candidato e restare in alleanza farebbe comodo aver ceduto ai 5 stelle Palermo (parlando di candidature) visto che altrimenti Cancelleri potrebbe anche pensare di fare il suo terzo tentativo. Ma anche lì nomi potrebbero essercene altri.

Mettila come vuoi Iv sembra essere quella che a Palermo si chiama ‘la cucchiara di tutte le pignate’ (il mestolo adatto a qualsiasi pentola) ma resta il rischio che alla fine in pratica si vada con un altro proverbio ovvero ‘tutti la vogliono e nessuna la prende’ la formazione di Matteo Renzi. Anche se, alla fine, Renzi e i suoi hanno dimostrato anche da soli di essere comunque in grado di far cadere un governo (Conte) e farne nascere un altro (Draghi). Figuriamoci cosa potrebbe succedere fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans.

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