Che cos’è la mafia dopo Messina Denaro? E come la si può raccontare? Esistono ancora giornalisti d’inchiesta come Tommaso Besozzi? Se lo chiede Carmine Mancuso. Besozzi, cronista dell’Europeo, dovendo affrontare la spinosa vicenda della morte del bandito Salvatore Giuliano, titolò il suo scritto con un epico “Di sicuro c’è solo che è morto”. Oggi come allora sono tanti gli interrogativi ancora aperti sulla lotta alla mafia, sui risultati conseguiti dallo Stato e sull’evoluzione di quella macchina di morte e crudeltà che è Cosa Nostra.

Figlio del maresciallo Lenin, caduto sotto il piombo mafioso nell’attentato contro il giudice Cesare Terranova, oggi Carmine Mancuso è presidente dell’Associazione Vittime dimenticate di mafia. A Talk Sicilia, Mancuso – grande conoscitore della storia dei sistemi criminali – spiega il suo punto di vista sulla mafia che è stata e su quella che sarà.

Con Messina Denaro finisce la stirpe dei corleonesi

“La storia di Cosa Nostra corleonese ci dice che i capi latitanti durano in carica almeno 30 anni. Abbiamo conosciuto la ferocia della mafia corleonese. E’ giusto riavvolgere i fili della memoria e ricordare chi sono stati e chi sono. Il capostipite fu Luciano Liggio, che diventò numero uno ella cosca perché ordinò l’uccisione di Michele Navarra, “U Patri Nostro”. Era Navarra a presiedere le attività mafiose del corleonese. Poi a mano a mano ci sono stati i successori di quella stirpe criminale: da Totò Riina e Bernardo Provenzano, sino a Matteo Messina Denaro: l’ultimo rampollo di quella mafia. Matteo Messina Denaro, pur non essendo corleonese poiché  trapanese di Trapani, attraverso il padre Ciccio Messina Denaro era molto legato a Riina e alla cosca corleonese”.

Massoneria deviata determinante per le sorti di Cosa Nostra

Sullo sfondo di questa generazione di criminali, il rapporto inconfessabile con la  massoneria deviata: “È una sorta di camera di compensazione che fa un pò da tessuto connettivale tra i sistemi criminali, i sistemi istituzionali, il mondo delle professioni e delle imprese – spiega Mancuso – ed ha un ruolo sul territorio che non è circoscritto. Questo tipo di connessione domina in tutto il mondo da un punto all’altro dei cinque continenti. La massoneria alligna dove c’è potere da gestire, dove ci sono grandi affari”.

Mafia è anche geopolitica

Sullo sfondo del grande “successo” di Cosa Nostra, Mancuso individua anche gli equilibri geopolitici che hanno retto le sorti della Sicilia, sin dopo lo sbarco statunitense del 1943. In pratica, la Sicilia è alla stregua di una colonia a sovranità limitata: “Pressioni non soltanto statunitensi, ma quella inglesi  – spiega Mancuso – per quello che si evince da documenti storici, gli inglesi sono ancora più penetranti degli americani. Ma lo sono in maniera più invisibile” .

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