“Se c’è una soluzione, perché ti disperi? Risolvi. Se invece la soluzione non c’è, perché ti disperi? Non puoi farci nulla”.

La massima spesso usata in Sicilia per invitare a non farsi travolgere dai problemi della vita che vive ogni cosa come un dramma non sembra essere stata recepita dalla polemica società siciliana. Al contrario la Sicilia vive di problemi ricorrenti che non trovano soluzione, ma ricadono ogni anno nei medesimi periodi senza che sia cambiato nulla o quasi.

Una di questi è il caro voli. Anche quest’anno, i prezzi dei biglietti aerei sotto le feste sono lievitati del 900%. Una cosa nota della quale hanno scritto tutti i giornali, compreso il nostro, ma che continua a non trovare soluzione. Anzi, continua ad aggravarsi.

La soluzione regionale

La Regione siciliana, questo va detto subito, non è rimasta con le mani in mano. Dopo aver tentato la strada delle denuncia all’antitrust, ha introdotto, ormai da anni, sconti a carico del bilancio siciliano. E qualche risultato nel primo e nel secondo anno di applicazione, questi sconti l’hanno avuto.

La reazione del mercato

Ma adesso il mercato ha reagito agli sconti, li ha integrati nel sistema e i prezzi sono lievitati ulteriormente. E’ la legge della domanda e dell’offerta. Se sul piatto ci sono mille posti e tremila richieste, il costo del singolo posto sale di tre volte. Naturalmente questo lo possiamo definire “il conto della serva” come si suole dire. I meccanismi che governano il su e giù dei prezzi sono molto più articolati e gestiti da precisi algoritmi. Algoritmi che che funzionano tutto l’anno su tutte le tratte. Non sono algoritmi messi in campo per la Sicilia in occasione delle feste. Insomma se su un qualsiasi volo improvvisamente dovessero arrivare dieci volte le richieste rispetto ai posti disponibili, anche a febbraio (per fare un esempio) su quello specifico volo, i costi schizzerebbero alle stelle.

Il principio della libera concorrenza

E’ l’effetto del principio della libera concorrenza che gestisce una società liberale come la nostra. Sono queste le occasioni in cui le aziende, in questo caso le compagnie aree, fanno profitto. E il profitto, di per sé, non è il nemico. E’ quello che crea ricchezza, lavoro, fa girare il denaro nella nostra società.

Il problema, invece, è, da una parte, l’extraprofitto che rischia di essere una turbativa per il sistema liberale (qualcuno si arricchisce troppo a discapito del sistema). Ma in questo caso, principalmente, il problema è che il profitto confligge con il principio, anch’esso liberale, della libera circolazione e quello, democratico, della continuità territoriale.

Insomma, per dirla in parole povere, le compagnie fanno grande profitto sulle spalle di chi vuole tornare a casa e avrebbe diritto di poterlo fare ad un prezzo ragionevole.

L’aggravante economica

Ma quest’anno c’è una ulteriore aggravante, i prezzi sono lievitati su tutti gli aeroporti italiani, non solo da Nord a Sud, ma anche da Sud a Nord. Per farla breve, c’è’ chi accorcia le vacanze, rientra fra Natale e Capodanno e fa schizzare i costi anche per i siciliani che magari vorrebbero andare in vacanza o per chi viene dal Nord Italia e vorrebbe venire in vacanza in Sicilia pur non essendo un isolano di rientro.

Insomma le compagnie incassano, il turismo no. Ed anche chi vorrebbe rilassarsi fuori dall’Isola deve rinunciare per i costi troppo alti.

La soluzione

Ma se anche gli sconti regionali non funzionano più perché riassorbiti dal mercato, quel è la soluzione? Forse la soluzione non esiste e dovremo rassegnarci. Almeno non esiste nell’attuale sistema legislativo.

Una valutazione che è, forse, una provocazione, ma neanche troppo. Gli sconti la Regione ha potuto farli in base al principio dello svantaggio dell’Insularità e dell’esigenza della continuità territoriale (ormai è sancito che essere isolani è uno svantaggio economico e di opportunità riconosciuto dalla Costituzione e anche dall’Europa). Ma se non funzionano, cosa fare?

Dar vita a voli in regime di continuità territoriale a prezzi fissi e bassi funzionerebbe, ma costerebbe alle casse pubbliche in maniera esorbitante e dovrebbero realizzarsi due condizioni: il bando dovrebbe superare le obiezioni europee visto che inciderebbe limitando la libera concorrenza in maniera consistente (principio fondamentale dell’Europa liberista). Per farlo, gli importi messi a bando dovrebbero stare entro certi canoni e qui sorgerebbe il secondo problema: chi mai parteciperebbe ad un bando  sapendo di andare a perdere liquidità e incasso?

La compagnia locale

Una soluzione applicata in passato dalla Sardegna è quella della compagnia di volo locale. Una compagnia aerea siciliana che possa dar vita a proprie tariffe sganciare dal mercato.

Per farlo anche in Sicilia circola la notizia della nascita di Etna Sky lanciata sui social dall’ex assessore regionale al Turismo Manlio Messina. Ne hanno parlato tutti i giornali. Pur con la grande simpatia che ci muove nei confronti di Messina, a noi è sembrata una boutade. Non c’è ancora nulla ma, per carità, potrà esserci nelle prossime settimane.

Funzionerebbe perché se un vettore fa prezzi bassi mettendo posti sul mercato, gli altri saranno costretti ad abbassarli per riempire gli aerei. La stessa legge di mercato che attualmente fa crescere i prezzi, in quel caso li farebbe scendere.

Ma la domanda resta solo una: una compagnia che deve fare utile perché dovrebbe rinunciare al guadagno senza averne nulla in cambio? Improbabile.

Delle due, dunque, l’una: o vivere di contributi pubblici o alzare il rischio di impresa. Nel primo caso ci sarebbe sempre da superare le obiezioni dell’attuale legislazione nazionale e soprattutto europea, sulla violazione del principio della libera concorrenza. E sarebbe un problema davvero grosso. Nel secondo caso, il rischio fallimento sarebbe dietro l’angolo. Alisarda (l’esperienza della Regione Sardegna) evitò il fallimento diventando Meridiana con l’ingresso di privati, ma alla fine chiuse. Così tutte le altre compagnie analoghe.

Infine un’ultima considerazione va fatta sul Ponte di Messina. Abbatterebbe i prezzi degli aerei? In parte, probabilmente, sì ma solo se funzionassero davvero i treni ad alta velocità.

Dobbiamo rassegnarci quindi? Forse sì. A nostro modo di vedere, una soluzione ci sarebbe, ma non può venire dalla Sicilia. La Regione non ha queste competenze. Serve un’azione forte a Roma e a Bruxelles per intervenire a livello legislativo. La Sicilia deve correggere questo svantaggio, i suoi cittadini devono poter circolare liberamente e solo una  deroga a tutti i principi che impediscono di intervenire, può dar vita ad una operazione che funzioni davvero.

Ma quanto contano davvero gli interessi dei siciliani nel panorama globale Europeo?