• Carta di Catania, V commissione vota contro i due decreti
  • Carta di Catania, prevede la valorizzazione dei beni culturali nei depositi mediante la concessione ai fini di pubblica fruizione
  • Carta di Catania, l’assessore Samonà commenta il voto della V commissione

Carta di Catania, V Commissione vota contro i due decreti

La Quinta commissione ARS ha votato una risoluzione contro i due decreti cosiddetti della “Carta di Catania” che rendono possibile la valorizzazione dei beni culturali custoditi nei depositi dei musei, delle soprintendenze e dei parchi archeologici regionali, mediante la concessione degli stessi a fini di pubblica fruizione.

Un voto che non ha tenuto conto dell’apertura del Governo regionale – rappresentato dall’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – che, nella seduta di oggi, aveva offerto alla V Commissione la disponibilità ad apportare interventi migliorativi all’impianto dei decreti, rendendosi disponibile a riscrivere il testo, alla luce delle sensibilità emerse nel corso delle audizioni durante le quali sono stati ascoltati esperti, pubblici dirigenti e rappresentanti di associazioni archeologiche e culturali.

La Commissione ha, invece, preferito votare la risoluzione proposta dal Movimento 5 Stelle, dal PD e da Claudio Fava, nonostante anche dai parlamentari dei partiti della maggioranza di centrodestra presenti alla seduta fosse arrivato al presidente della Commissione, Luca Sammartino, un segnale di massima apertura a una riscrittura condivisa, che potesse potenziare ulteriormente il disposto degli stessi decreti con un nuovo atto. Segnale, che non è stato accolto, preferendo opporre questioni metodologiche e procedurali.

Carta di Catania, l’assessore Samonà commenta il voto contrario della V commissione

“Raccolgo con amarezza la determinazione della V Commissione. Non posso che prendere atto – sottolinea l’assessore Samonà – che con l’approvazione di questa risoluzione delle opposizioni si è, evidentemente, preferito lo scontro politico, piuttosto che affrontare la possibilità di migliorare insieme lo strumento esistente. Sono stato presente a diverse sedute e, nel corso di quella odierna, ho manifestato la mia disponibilità a cercare soluzioni che rassicurassero le diverse sensibilità emerse nelle audizioni; questa disponibilità a collaborare, però, non è bastata a superare logiche politiche di contrapposizione. Il governo – dice ancora l’assessore Samonà – va avanti nell’azione di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, sancito dai decreti della “Carta di Catania”, ma terrà, comunque, conto delle diverse sensibilità emerse durante le audizioni, affinché preziosi suggerimenti possano trovare accoglimento nel bando che sarà successivamente pubblicato ad opera del dirigente generale dei Beni Culturali”.

Carta di Catania, la risoluzione della V commissione, i commenti

Oltre al ritiro dei decreti, la risoluzione mira, tra le altre cose, a impegnare il governo a porre in essere tutte le azioni propria competenza per la catalogazione e valorizzazione di dei beni culturali presenti nei depositi regionali e a intraprendere un virtuoso coinvolgimento delle start-up e delle imprese giovanili che abbiano personale qualificato che opera nel settore.

“Questo strumento – affermano i deputati 5 stelle, Valentina Zafarana, Giovanni Di Caro, Stefania Campo, Ketty Damante e Roberta Schillaci – potrebbe creare danni irreversibili al nostro patrimonio culturale e pertanto va fermato. Lo ribadiamo ancora una volta: la Regione non può abdicare al proprio ruolo istituzionale di tutela, conservazione e valorizzazione dei Beni culturali solo per fare cassa, facendosi sostituire da privati e altri soggetti pubblici. Nei decreti Samonà permangono incongruenze non risolte tra prestito, concessione in uso e concessione della valorizzazione. Permane inoltre il problema delle risorse umane, già numericamente inadeguate, che verrebbero pure sovraccaricate dalle incombenze che i decreti assessoriali presuppongono per le sovrintendenze”.

“L ‘assessore Samonà – afferma il deputato del Pd, Nello Dipasquale – ha perso l’occasione di avviare un confronto serio e costruttivo all’ interno della commissione cultura del Parlamento. Ha preferito imporre un percorso che aveva già avviato in piena solitudine, anziché, con umiltà e responsabilità, sospendere o ritirare un atto che aveva partorito con il contributo di pochi amici”.

“Questi decreti – afferma Claudio Fava, CentoPassi- sono frutto di un equivoco irricevibile e cioè l’idea che i depositi museali della Regione siano solo polverosi magazzini. Un’immagine che va ribaltata chiedendo alle Sovrintendenze di restituire a quei beni in deposito il destino che meritano: catalogazione, valorizzazione, offerta culturale”.