È stato inaugurato a Cinisi, alla presenza del presidente della Regione Renato Schifani, il casolare in cui il 9 maggio 1978 venne assassinato Peppino Impastato, il militante di democrazia proletaria ucciso dalla mafia per le sue battaglie contro cosa nostra. Il casolare a lungo in stato di abbandono è stato restaurato dalla Sovrintendenza alle Belle Arti. Impastato venne tramortito all’interno dell’immobile poi portato lungo i binari della ferrovia e fatto esplodere. Un tentativo di depistaggio per dimostrare che la vittima era morta durante la preparazione di un attentato. Alla cerimonia hanno partecipato la sovrintendete Adelina Giuliano, il fratello di Impastato, Giovanni, il commissario straordinario del Comune di Cinisi Angelo Sajeva, il questore di Palermo Vito Calvino, il prefetto di Palermo Massimo Mariani e il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici. Presenti anche alcuni studenti. L’associazione Casa Memoria Peppino e Felicia impastato, capofila di una serie di realtà legate alla memoria della vittima, ha presentato alla Sovrintendenza istanza per l’assegnazione della struttura in comodato d’uso.
Schifani: “Contro la mafia senza se e senza ma”
“Il restauro del casolare in cui è stato ucciso Peppino Impastato, che ha coinvolto la Regione, attraverso la Sovrintendenza ai beni culturali, è linea con il nostro impegno contro la mafia. Noi siamo contro la criminalità organizzata senza se e senza ma”. Lo ha detto il presidente della Regione Renato Schifani partecipando all’inaugurazione del casolare. “Dopo le stragi del 92 – ha aggiunto il governatore – la popolazione ha reagito e da Palermo è partito un movimento civile di riscatto contro la mafia. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo ma dal sangue delle vittime è nata una rivoluzione culturale che ha coinvolto tutta la società”. Schifani ha ribadito l’importanza dell’educazione alla legalità nelle scuole. All’inaugurazione hanno partecipato diversi studenti. “L’impegno della Regione è a tutto campo. Noi vigileremo anche sui comuni e sull’azione delle amministrazioni”, ha spiegato.
Giuliano: “Tutto è rimasto com’era”
“Tutto è rimasto com’era allora, è stato fatto un restauro filologico”. Così la sovrintendente ai beni culturali Adelina Giuliano definisce l’operazione di ristrutturazione del casolare di Cinisi. “L’unica licenza che ci siamo concessi – ha spiegato Giuliano – è stata ricostruire con materiale trasparente, lasciandovi sopra una chiazza rossa, una panca nel luogo in cui venne trovata una pietra sporca di sangue utilizzata dai killer mafiosi per tramortire Impastato”. L’immobile in pietra, abbandonato per anni dovrebbe essere assegnato alle associazioni legate alla memoria di Impastato con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato come capo fila. Il presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici ha ricordato il depistaggio realizzato per nascondere i veri responsabili del delitto.
Giovanni Impastato: “Sarà luogo di mostre e concerti”
“Lo utilizzeremo come luogo di mostre fotografiche, ci organizzeremo dibattiti e concerti. Faremo rivivere qui la memoria di Peppino”, ha detto, al termine della cerimonia di inaugurazione, il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, che con la sua associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato ha chiesto l’assegnazione dell’immobile in comodato d’uso alla Regione. “Qui i compagni di Peppino trovarono le tracce del suo brutale assassinio – ha spiegato – Allora eravamo completamente soli. E fummo noi a recuperare i resti di mio fratello sparsi nella zona dopo che il suo corpo fu fatto esplodere”. Impastato da anni porta avanti una opera di educazione alla legalità nelle scuole parlando dell’antimafia e dell’impegno del fratello
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