“Si corre il grave rischio che il ministero non accolga la richiesta a danno dei lavoratori che si vedrebbero privati dell’unica possibilità di sostentamento, ovvero l’indennità di cassa integrazione. Ci riserviamo di agire anche per via legale se le azioni poste in essere dalla società dovessero arrecare danni di qualsiasi natura ai lavoratori”.
E’m scontro aperto fra sindacati confederale e autonomi nell’ambito della vicenda Cedi Sicilia. L’affondo, già preannunciato ieri da BlogSicilia e poi rinviato ad oggi, è dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil guidati da Monia Caoiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto. Contestano il “presunto accordo stipulato da Cedi Sisa, azienda in crisi con sede a Carini, e alcune sigle autonome”. L‘accordo sarebbe nullo e metterebbe a rischio tutti e 139 lavoratori che sono a un passo dal licenziamento.
“Nella giornata di ieri – dicono le tre sindacaliste – abbiamo appreso che, nonostante sia ancora in corso l’esame congiunto già avviato con le scriventi, la società, in dispregio alle norme di legge, ha realizzato un incontro con due sigle sindacali autonome, non firmatarie del contratto collettivo e non rappresentative sul piano nazionale, regionale e provinciale, durante il quale ci risulta sia stato sottoscritto un accordo di cassa integrazione straordinaria, che si ritiene nullo in quanto mancante dei requisiti minimi previsti dalla legge e richiesti dal Ministero per la validità dell’accordo”. Filcams, Fisascat e Uiltucs non hanno invece “ricevuto alcuna comunicazione inerente tale convocazione”.
I sindacati spiegano di essere preoccupati “circa il riconoscimento di tale ammortizzatore sociale poiché, in assenza dei requisiti di legittimità previsti dalla legge, l’accordo non soltanto non è da ritenersi giuridicamente valido, ma si corre il grave rischio che il Ministero non accolga la richiesta a danno dei lavoratori che si vedrebbero privati dell’unica possibilità di sostentamento, ovvero l’indennità di cassa integrazione”. Caiolo, Calabrò e Flauto spiegano inoltre di avere “già comunicato con precedente nota che la costituzione della rappresentanze sindacali da parte di tale sigla sindacale autonoma “Asia” è invalida, illegittima e nulla, poiché comunicata in assenza del possesso del requisito contrattuale e di legge propedeutico per potere eleggere tale rappresentanza”.
I sindacati dunque diffidano la società “dal perseguire l’atteggiamento sino ad oggi assunto, in dispregio delle norme di legge vigenti, non comprendendone tra l’altro i reali obiettivi, e chiediamo alla Direzione territoriale del lavoro di convocare le parti per la prosecuzione dell’esame congiunto già avviato. Ricordiamo che gli orientamenti del Ministero, riguardante la validità degli accordi con sigle sindacali non riconosciute, è stato ampiamente espresso con circolari e note che sono sicuramente conosciute dalla Direzione territoriale di Palermo”.
I sindacati specificano inoltre che “le intese che verranno eventualmente raggiunte con le scriventi, come un’eventuale cassa integrazione, richiesta sin dal primo incontro realizzato che ha dato avvio all’esame congiunto, come si evince dai verbali, dovranno essere finalizzate esclusivamente a garantire i lavoratori nella fase transitoria di passaggio al nuovo soggetto imprenditoriale, ovviamente a garanzia di tutti i livelli occupazionali e non soltanto di una parte, condizione per noi fondamentale”.
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