“Dove sono i soldi? Cercasi imprenditori affidabili!”. Sono alcuni degli slogan di protesta dei lavoratori scritti sugli striscioni che campeggiano sulla sede di Carini della Cedi Sisa Sicilia, occupata da giovedì scorso dai 139 dipendenti.

Come un fulmine al ciel sereno, lo scorso 30 marzo l’azienda ha comunicato ai sindacati di aver avviato le procedure per il licenziamento collettivo di tutti i lavoratori.

Nessuno sa spiegarsi come si sia arrivati ad una simile situazione. Come sia possibile che l’azienda che forniva i supermercati Sisa, si sia ritrovata in una condizione di crisi tale da cessare l’attività e porla in liquidazione.

I lavoratori non mollano: chiedono di restare al proprio posto, ma soprattutto di sapere la verità; perché loro, da tempo, si erano accorti che qualcosa non andava. E oggi non hanno dubbi: il tracollo dell’azienda – come riferito a BlogSicilia – è stato determinato “da una cattiva gestione e da un attaccamento alle poltrone”.

Il Cedi Sisa Sicilia, ha oltre 100 soci. Alcuni di loro, come raccontano i dipendenti, hanno iniziato a non pagare le aziende fornitrici, che creditrici di somme assai consistenti, non hanno più inviato merce. Si è determinato un circolo vizioso: mentre al Cedi le scorte scarseggiavano, molti supermercati soci decidevano di passare ad altre cooperative e marchi di grande distribuzione organizzata, abbandonando il gruppo.

Il presidente del Cedi Sisa Sicilia, Vito Petitto, intanto rassicurava: c’era la crisi ma Cedi avrebbe fatto di tutto per uscirne. A un certo punto si era parlato anche di una fusione con il marchio Pam, ma poi le trattative si erano arenate.

Adesso il licenziamento di tutti. Eppure, appena 7 mesi fa, a settembre, Il Cedi Sisa Sicilia, annunciava il ventesimo anniversario con una nota ufficiale dai toni trionfalistici: “20 anni di successi, di sfide di mercato raccolte e vinte, di crescita e di sviluppo costante. Dal 1995 ad oggi, infatti – proseguiva ancora la nota – il Cedi Sisa Sicilia si è dimostrato un illustre esempio di imprenditorialità, efficienza e qualità dei servizi ma anche la concreta espressione delle risorse e delle capacità di una intera regione”. Venivano forniti anche i dati: 147 punti vendita, 109 soci, 21 affiliati, 150,663 milioni di euro di fatturato.

Adesso per il gruppo non sembra esserci alcuna prospettiva. I dipendenti con i loro familiari, ma anche i soci, affidano ai social network tutta la propria amarezza, per rendere nota la loro triste situazione ma soprattutto denunciare che quanto accaduto poteva essere evitato, a loro dire, con maggiore trasparenza.

In questo momento, tutti puntano il dito contro qualcun altro.  Mentre l’azienda ha già chiesto al tribunale il concordato preventivo, non si può escludere che la vicenda abbia strascichi giudiziari.

Antonio Campisi commenta, ancora sui social: “Bisogna prendere tutti gli atti e le bolle scritte a mano dei tir che andavano a scaricare dai grossisti e portarli alla procura della repubblica con un relativo esposto di atto di responsabilità per gli amministratori”.
E poi ancora: “Si sono arricchiti alle nostre spalle portando sul lastrico i nostri punti vendita e buttando in mezzo ad una strada circa 200 padri di famiglia con le rispettive famiglie!”.

Interessante anche il punto di vista di Filippo Speciale: “Sono un socio DA 21 anni circa del CEDI SISA SICILIA. Ci ho creduto fino a febbraio anch’io. Anch’io e gli altri soci e consiglieri venivamo confortati dal nostro presidente e dal figlio responsabile amministrativo che tutto era sotto controllo. Fino all’ultimo CDA. […] Alcuni non pagavano da anni. Dopo che tutti i soci onesti abbiamo pagato. Sicuramente delle acquisizioni di nuovi soci non potevano sostenerle per insufficienza di liquidità ha portato il CEDI AL COLLASSO.
Ci troviamo con le nostre aziende in pericolo di fallimento. Per cui i posti di lavoro in pericolo non sono 139 ma circa 1000. E decine di piccoli imprenditori a rischio fallimento. Spero che qualcosa succeda. Alla fine anch’io sono andato via non per vigliaccheria ma per limitare i danni. Ormai nessuna industria ci dava più MERCE e al Cedi mancava di tutto… Come d’altronde è successo anche ad altri tre Cedi, più il Cedi Sicilia quattro su cinque. E il quinto non naviga in acque serene. Siamo stati preceduti da CEDI CALABRIA. BUCO DI DECINE DI MILIONI DI EURO. CEDI CENTRO NORD STANDO A QUELLO CHE PUBBLICA LA STAMPA 66 milioni circa di buco. Cedi Sardegna che aveva cambiato insegna in SIGMA. CHIUSO. ADESSO NOI. SEMBRA È UN VIRUS. VIRUS FALLIMENTO, BUCHI TIPO CRATERE. EPPURE I SOCI ONESTI ABBIAMO SEMPRE PAGATO. CHI HA CREATO QUESTI DEBITI??? SPERO QUALCOSA VENGA FUORI”.

Cosa accadrà adesso? Nessuno sa dirlo. I sindacati sperano di ottenere almeno la cassa integrazione.

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