Da un lato i partiti fremono per un rimpasto di governo regionale ampio – tra i quattro e gli otto nuovi nomi per gli assessori della giunta Schifani – dall’altro il freno di Renato Schifani che punta apertamente ad un “rimpasto chirurgico” con un massimo di due volti diversi da quelli iniziali.

Questa la partita a Palazzo d’Orleans dopo i risultati delle Europee e – in proporzione – quelli delle Amministrative in 37 Comuni dell’Isola. In attesa che Edy Tamajo, forte dei suoi 121mila e passa voti raccolti, sciolga il dubbio amletico tra l’andare a Bruxelles o di rimanere in giunta regionale ma anche sulla decisone del tribunale del Riesame su Luca Sammartino in merito all’inchiesta per corruzione che ha coinvolto l’ex assessore all’Agricoltura. Il Riesame si pronuncerà sull’interdizione dai pubblici uffici inflitta dal gip. Tale decisione è attesa per il 26 di giugno. Nel frattempo Schifani dovrà resistere all’attacco di Fratelli d’Italia proprio su questa delega che da metà aprile è temporaneamente nelle mani del presidente.

Schifani vuole il rimpasto “chirurgico”

Due, quindi, le parti. Il presidente della Regione Renato Schifani vuole optare per un cambio “chirurgico”, un rimpasto con qualche cambio ma con deleghe immutate fra i partiti. Pochi, pochissimi, indizi che servono però a limitare ambizioni e pretese di alleati e singoli big dei partiti.

Schifani non vuole aprire la maglia delle deleghe. Immagina un rimpasto “soft” in cui l’impalcatura del governo resti intatta e arrivino solo le indicazioni dei partiti per cambiare qualche uomo al timone degli stessi assessorati. Il presidente pensa a quattro nuovi assessori al massimo. E al 90% le deleghe resteranno intatte, ha fatto trapelare il presidente a chi gli ha parlato ieri concedendosi solo l’eventualità di qualche cambiamento. È un messaggio a Fratelli d’Italia, che a caldo lunedì, ha chiesto di avere deleghe più pesanti: Agricoltura e Formazione in primis.

La Lega in difesa

Sono proprio gli assessorati oggi affidati alla Lega. E per questo Schifani spera di recuperare Sammartino bloccando sul nascere le mire altrui sull’Agricoltura. Proprio la Lega ha fatto sapere che difenderà la posizione anche dell’altro assessore, Mimmo Turano alla Formazione.

Scendono quindi, e di molto, le chance di Annalisa Tardino di entrare in giunta dopo il flop alle Europee. Anche se la ex segretaria regionale vanta una promessa di Salvini in questo senso. E può contare sull’intenzione dello stesso Schifani di sostituire Turano.

In quel caso, però, sarebbe l’area Sammartino a indicare il sostituto al presidente nell’ambito di una battaglia interna al Carroccio che finora ha visto prevalere l’ex assessore all’Agricoltura.

Cuffaro fa un assist a Schifani

Intanto un assist a Schifani sulla strategia lo ha offerto Totò Cuffaro. L’ex presidente della Regione ha prima mostrato i muscoli commentando l’esito delle Amministrative: “La Democrazia Cristiana sarà rappresentata in quasi tutti i 37 Comuni nei quali si è votato per le Amministrative. Sono stati eletti un sindaco e 40 consiglieri comunali, mentre il candidato sindaco di Gela andrà al ballottaggio”. Poi ha anticipato “l’intenzione di confermare entrambi gli attuali assessori». Blindando così Andrea Messina alla Funzione Pubblica e Nuccia Albano al Lavoro. Cuffaro si è detto disponibile a discutere di un cambio «solo se ci sarà una rivisitazione anche delle deleghe”.

Sono posizioni che gelano le ambizioni di tanti big dell’Ars di entrare in giunta, in primis il democristiano Ignazio Abbate. E poi, fra gli autonomisti, Giuseppe Carta, che sfrutterebbe l’appello già espresso da Lombardo per avere più spazio (cioè un secondo assessorato) dopo l’aiuto elettorale offerto a Forza Italia.

Schifani si prepara a resistere a questo pressing che arriva da più parti. E forse anche per allargare il campo del dibattito nel centrodestra ha fatto sapere di essere pronto anche a discutere del sottogoverno, “almeno delle tante postazioni oggi commissariate”.

Fratelli d’Italia spinge

A questo punto la palla torna a Fratelli d’Italia, il partito che sembra più pronto al rimpasto. Elena Pagana dovrebbe lasciare spazio a Giusi Savarino. E poi si aprirà un’altra partita intorno alla poltrona di assessore ai Beni Culturali, oggi occupata da Francesco Scarpinato. Nel partito sono in tanti a guardare a quell’assessorato, in primis Nicola Catania ma anche la corrente etnea di Salvo Pogliese che ha fallito l’elezione a Bruxelles incassando tuttavia quasi 50mila voti. Non è marginale neppure la partita che si giocherà in Forza Italia. Lì è certa la necessità di sostituire Marco Falcone all’Economia. Il neo eurodeputato ha fatto sapere di voler essere coinvolto nella scelta del suo successore “che deve essere una personalità di alto profilo e non figlia di accordini”.

Voci su La Via

A Catania si fa il nome di Giovanni La Via come possibile rappresentante dell’ala che fa capo a Falcone. Il presidente, invece, starebbe pensando a un tecnico al di fuori del gruppo parlamentare. E la ricerca è appena partita. Mentre l’altro assessorato in quota forzista che cambierà titolare è la Sanità. Sui nomi non c’è ancora alcuna indicazione ma il presidente ha fatto sapere che per Forza Italia sarà lui a decidere, in piena autonomia: un altro avviso ai naviganti.

Tamajo non sceglie la sua poltrona ed alza la posta

Il vincitore delle Europee, Edy Tamajo prende tempo. Non è ancora chiaro se andrà a Bruxelles facendo scattare così una trattativa con i vertici nazionali del partito, che pressano per dare un ruolo a Caterina Chinnici, prima dei non eletti.

Mister preferenze, recordman di voti in Forza Italia da qualche giorno non dà più per scontata la sua rinuncia al seggio europeo conquistato.

Nelle dichiarazioni pubbliche ha parlato di “una scelta collettiva”. Indicando la volontà di decidere il suo futuro con Tajani e Schifani ma anche con i grandi elettori che lo hanno sostenuto. “Sto valutando con Antonio Tajani e Renato Schifani quale sia il percorso più giusto da intraprendere. Sono un uomo di partito e amo la mia isola, vedremo” ha detto l’assessore alle Attività Produttive. Lasciando intendere anche di essere pronto a quell’upgrade in giunta che potrebbe portarlo verso la Sanità più che all’Economia.

Il punto è che la contropartita per il via libera alla Chinnici a Bruxelles non è ancora chiara. Lo sarà dopo il confronto con Tajani e Schifani. E ciò lascia nel limbo dell’attesa la figlia del procuratore ucciso dalla mafia.

E in stand by ieri sono rimaste anche le manovre per il rimpasto. Anche se a Palazzo d’Orléans si sono visti vari leader di partito ieri. C’era Totò Cuffaro e c’era anche Luca Sammartino. Il presidente attende l’esito del ricorso che l’ex assessore all’Agricoltura ha fatto al Tribunale del Riesame contro l’interdizione dai pubblici uffici: l’udienza è fissata per il 26 giugno anche se la decisione potrebbe arrivare qualche giorno dopo.

Dunque è prevedibile che il rimpasto non si completi prima del 16 luglio, quando a Bruxelles ci sarà l’insediamento dei nuovi deputati e Tamajo avrà deciso cosa fare.

Nel frattempo giochi sono apertissimi. E non sarà un rimpasto facile.

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