Non bastava la sola attività palermitana al poliziotto e alla moglie. Ormai erano lanciatissimi e pensavano di allargare l’attività anche una base a Roma. Una o più case del sesso per i tanti turisti. Tanto i guadagni andavano alla grande e la richiesta di prestazioni sessuali era altissima. Figurarsi a Roma nel periodo del Giubileo.
Un’occasione da non perdere. Per questo cercavano una casa a Roma dove ricevere nuovi clienti. O meglio, turisti, così almeno dice Chiara Spanò che, assieme al marito Felice Galletta, è stata arrestata per sfruttamento della prostituzione. Pensavano in grande e volevano investire i soldi guadagnati con ragazze e transessuali.
Un’ attività che, scrive il giudice, conosceva bene anche una stretta familiare a cui Chiara Spanò comunicò lo scorso ottobre il progetto Roma no. “Noi dobbiamo andare a Roma la prossima settimana, per lavoro…stavamo vedendo di prendere una casa là”. E la parente la mette subito in guardia: “Ma siete pazzi? I controlli che ci sono a Roma, v’ arrestano”.
Lei la tranquilizza: “È una casa vacanza, non è una casa di appuntamenti, ma che testa hai?». Sarà una semplice coincidenza mai coniugi Galletta ai loro particolari inquilini dicevano sempre di ospitarli in una «casa vacanze”, e se qualcuno in giro faceva domande dovevano rispondere che erano in città per turismo.
Alcuni avevano la pelle scura, provenivano dal Brasile e avevano soprannomi da romanzo. Come “Catilina boing, boing”, oppure la famigerata “Anaconda” che è stata ospitata dal sovrintendente nell’abitazione di via Sampolo, dove in genere stazionavano i transessuali. Un personaggio alquanto appariscente, tanto che la coppia aveva pensato di spostarlo da un’ altra parte. Al suo posto doveva arrivare una certa «Marina».
Su che tipo di clientela puntassero nella capitale non è chiaro, ma qui a Palermo le cose, secondo le indagini condotte dalla squadra mobile, erano molto più comprensibile.
Il gip Gugliemo Nicastro ha fatto un po’ i conti in tasca alla coppia ed ecco cosa è saltato fuori. «Dagli estratti delle visure catastali è emerso che gli appartamenti in uso a Galletta – si legge nell’ordinanza di custodia – in cui vengono collocate le prostitute, sono immobili che secondo i valori di mercato forniti da tre differenti agenzie immobiliari, vengono locati per un canone compreso tra i 500 ed i 650 euro.
Gli indagati affittano gli immobili a seconda delle donne che vi esercitano l’ attività, a seconda che lavorino o non lavorino, e in seconda istanza collocandoci due donne, giungono a guadagnare 3.200 euro al mese». Ma ci sono anche gli extra. Il poliziotto e la moglie fornivano pure lenzuola, asciugamani, preservativi e oggetti erotici. Ed i guadagni aumentavano.
Le modalità di pagamento erano molto precise. Ecco come le descrive Maria Antonella M., una ragazza madre che si prostituiva nell’appartamento di via Giotto 78 e in via Filippo Juvara 41: “Ho conosciuto Felice Galletta grazie ad un cliente che mi portava nel suo appartamento di via Juvara – dice la donna-. Nello stesso periodo spontaneamente chiedevo a Felice di potermi prostituire in quel medesimo appartamento pagandogli 15 euro per un cliente e 30 euro da due clienti in su. Al termine della giornata di lavoro lasciavo i soldi solitamente in un cassetto del salotto o nella vetrina”.
C’erano anche regole da rispettare per entrare e uscire da casa. “Per accedere all’ immobile trovavo le chiavi di via Giotto all’interno della pianta situata davanti la porta dell’ appartamento – continua la donna – mentre le chiavi della casa di via Juvara le prelevavo presso l’ edicola che si trova davanti allo stabile. Ogni volta che entravo e uscivo dagli appartamenti lo avvisavo e gli dicevo dove avevo lasciato i soldi”.
Ma la prostituta non era in buona rapporti né con il poliziotto, né con la moglie. Pensava di pagare troppo e così aveva deciso una drastica autoriduzione della percentuale da pagare al padrone di casa.
“Mi sentivo sfruttata – aggiunge -, a volte non gli dicevo quanti clienti ricevevo e non gli consegnavo la somma pattuita. Ad esempio una volta ho ricevuto tre clienti e gli ho dato solo 15 euro”.
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