Una assoluzione e quattro prescrizioni: è l’esito del processo contro cinque dirigenti regionali accusati di abuso d’ufficio. Da componenti di una commissione regionale di valutazione con il loro giudizio negativo avrebbero compromesso la carriera dell’ex dirigente del Dipartimento Ambiente Gioacchino Genchi. Genchi si era costituito parte civile.

Imputati Sergio Gelardi, ex funzionario dei Beni culturali, unico assolto, difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Nino Caleca, Giovanni Arnone, ex funzionario dell’Azienda foreste, Vincenzo Sansone dirigente del dipartimento Territorio, Pietro Tolomeo, ex dirigente generale e il dirigente del servizio personale del Territorio-Funzione pubblica, Antonio Maniscalco.

Nell’aprile del 2008 la commissione incaricata di valutare il funzionario gli diede un punteggio di molto inferiore a quello richiesto per incassare l’indennità di risultato. Genchi ha sempre sostenuto di aver pagato con un giudizio negativo le posizioni prese su argomenti “caldi” come i termovalorizzatori e che comunque la commissione non l’aveva mai convocato per un contraddittorio. Nel 2010, inoltre, una nuova commissione di valutazione gli diede ragione.

E in merito alla presente notizia riceviamo in data 11 maggio e pari data pubblichiamo la precisazione del dirigente regionale Gioacchino Genchi: “sulla sentenza, intervenuta a 10 anni dai fatti, di non luogo a procedere nei confronti dei dirigenti responsabili del mio demansionamento, faccio presente e vi chiedo di volere aggiungere, a chiarimento, nell’articolo, che in sede civile i giudici sono stati molto più celeri, condannando l’Assessorato, in primo e secondo grado, a risarcire l’indennità di risultato che mi avevano negato con il punteggio di 58,01 e le spese legali. Poichè l’Assessorato ha tardato nei risarcimenti è stato ulteriormente condannato e pignorato, il tutto per l’ammontare complessivo di quasi 18.000 euro. Non mi risulta che tali somme siano state segnalate alla Procura della Corte dei Conti per chiedere ai responsabili di risarcirle di tasca propria, come dovuto”.