Il giudice del lavoro del Tribunale di Palermo ha dichiarato legittimo il licenziamento di un operatore sanitario disposto dalla direzione generale dell’azienda sanitaria Civico. Secondo quanto accertato dal direttore Roberto Colletti l’operatore sanitario palermitano aveva dichiarato di avere l’attestato di qualifica per ricoprire il posto di lavoro. Titoli necessari per essere impiegato in ospedale.

Il lavoratore licenziato

I controlli avevano accertato che il lavoratore non aveva l’attestato. Da qui il licenziamento. L’operatore socio sanitario si è rivolto al giudice per chiedere l’annullamento del licenziamento. L’azienda difesa dall’avvocato Girolamo Rubino ha contestato la ricostruzione del dipendente ritenendo infondate le richieste dell’operatore e confermava la correttezza del provvedimento preso dell’azienda sanitaria.

Il ricorso del dipendente

L’avvocato Girolamo Rubino dimostrava in giudizio come la delibera con la quale l’Arnas aveva risolto il rapporto di lavoro con il dipendente fosse legittima, ed ancor di più, risultava essere la diretta conseguenza delle false attestazioni presentate dal dipendente al momento della firma del contratto di lavoro. Tra l’altro il dipendente non aveva mai conseguito il titolo di operatore socio sanitario. Il giudice ha respinto il ricorso e confermato il licenziamento.

La proroga illegittima al comune di Palermo

La proroga degli incarichi della posizione organizzativa disposta dal Comune di Palermo dall’ex amministrazione Orlando nel giugno 2017 è illegittima. A stabilirlo il giudice del lavoro che ha accolto il ricorso proposto da sei funzionari del Comune di Palermo, difesi dallo Studio legale Leone-Fell & Co. e ha condannato il Comune di Palermo a pagare 80 mila euro in favore dei ricorrenti della rispettiva indennità di posizione sino al 20 maggio del 2019. Sei funzionari del comune di Palermo, già titolari di incarichi di posizione organizzativa si sono visti dapprima “prorogare” le nomine dal 2015 con la precisazione che la proroga doveva considerarsi risolutivamente condizionata “alla decorrenza degli incarichi dirigenziali che saranno conferiti e confermati dallo scrivente sulla base dell’eventuale ridefinizione dell’assetto organizzativo degli Uffici e Servizi”.

“Una decisione illegittima”

Con la nuova organizzazione nel 2017 hanno ricevuto la comunicazione di avvenuta cessazione degli incarichi a far data dal gennaio 2018. Una decisione illegittima visto che la nomina doveva terminare nel 2019. La “proroga” – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Pierluigi Fauzia che hanno difeso i funzionari comunali – è stata adottata dal Comune di Palermo successivamente alla scadenza degli incarichi già affidati ai ricorrenti e costituiva, in realtà, un “rinnovo” che, come previsto dalla contrattazione collettiva e dai regolamenti di Palazzo delle Aquile, doveva avvenire a termine e dunque fino al 20 maggio 2019, data sino alla quale essi devono essere retribuiti”. Gli altri funzionari che si trovano nelle medesime condizioni possono ancora contestare l’operato del Comune di Palermo e ottenere il dovuto risarcimento. Ma i termini per poter agire sono stretti, si potrà proporre ricorso entro e non oltre il 29 dicembre 2022, causa prescrizione.

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