I giudici della Corte dei Conti di primo grado presieduti Giuseppa Maneggio hanno condannato l’architetto Nicolò Cangemi responsabile unico del progetto per la realizzazione del centro polisportivo ad Aquino a risarcire il Comune di Monreale per 244 mila euro.

La contestazione

La contestazione è nata dalla commissione straordinaria di liquidazione del Comune nominata nel 2018 dopo la dichiarazione di dissesto. Il rup sarebbe responsabile di alcuni esborsi ritenuti indebiti per la realizzazione del complesso sportivo che non fu più costruito per la revoca del finanziamento statale.

Spese sotto la lente

Sotto la lente della procura contabile sono finite le fatture per le spese sostenute per il pagamento delle attività di progettazione e degli studi geologici effettuati da professionisti incaricati. L’intera opera sarebbe costata grazie a un finanziamento del ministero dell’Economia e Finanze per oltre 10 milioni di euro in due lotto il primi di 5 milioni e 700 mila euro il secondo di 4 milioni e 200 mila euro.

Era previsto anche la somma di un milione e mezzo di euro con ricorso alla cassa depositi e prestiti. Ma il ministero negli anni non avrebbe avuto notizi tempestive circa l’intervento e il finanziamento è stato revocato nel 2015. Per la procura il danno da restituire da parte del tecnico era di quasi 500 mila euro.

Le spese sostenute

Secondo Cangemi il danno per il Comune non esiste visto che le spese sostenute non possono dirsi inutili per il Comune in quanto grazie al progetto, è stata approvata dalla Regione la variante urbanistica al piano regolatore con conseguente possibilità di realizzare l’opera in un momento successivo. “In questo caso – si legge nelle sentenza di primo grado – dalla documentazione emerge che il Rup abbia svolto sostanzialmente la funzione di responsabile unico del procedimento sino al maggio del 2010 rimanendo del tutto inerte a partire da tale data. Nonostante l’odierno convenuto continuasse a possedere la qualifica di Rup per la realizzazione del complesso sportivo si sono registrati tre anni di silenzio e ciò costituisce una grave violazione dei doveri cui lo stesso è chiamato. Per i giudici contabili il risarcimento è da quantificare nella misura del 50%”.

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