Il Tribunale di Agrigento ha giudicato diffamatori gli oltre 80 post pubblicati su Facebook tra il 2015 e il 2017 indirizzati all’ex sindaco di Licata Angelo Cambiano, oggi deputato regionale del M5s. Il giudice ha condannato l’autore dei post a risarcire di 30 mila euro l’ex sindaco Cambiano, difeso dagli avvocati Daniele Vecchio e Francesco Carità.
Legali: “Molta attenzione”
Per i due legali “occorre fare molta attenzione al contenuto dei post che pubblichiamo sui social, perché le piattaforme virtuali non concedono alcuna immunità, risultando sempre più assimilabili a contesti di vita reale dove, per fortuna, continua a valere quanto affermato nelle Satire di Orazio: est modus in rebus sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum (esiste una misura nelle cose; esistono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto)”.
Indagati per diffamazione sui social
In un altro caso diciotto indagati per diffamazione nei confronti di Andrea Papi, il giovane di 26 anni ucciso dall’orsa JJ4 mentre correva sui sentieri del monte Peller, in valle di Sole, in Trentino.
La Procura di Trento ha, infatti, chiuso le indagini relative alla denuncia sporta dalla famiglia del giovane ucciso (il padre Carlo, la madre Franca, la sorella Laura e la fidanzata Alessia) dopo che sui social media si erano scatenati i commenti degli hater.
Tra gli indagati c’è anche Daniela Martani, ex hostess dell’Alitalia e personaggio televisivo. Lo ha confermato la stessa conduttrice radiofonica che, cinque giorni dopo quanto successo, sui social ha scritto. “la madre e la fidanzata Alessia Gregori del ragazzo morto in montagna – io alla storia dell’uccisione da parte dell’orso non ci credo – stanno speculando sul dolore e gridano vendetta con gli occhi iniettati di sangue nei confronti di un animale che non ha alcuna colpa”.
Quindi, dopo la notizia dell’indagine, la Martani ha scritto: “Sono stata denunciata dalla famiglia di Andrea Papi, il ragazzo ucciso dall’orsa (?) per aver espresso un parere che metteva in dubbio la veridicità della questione, una follia. Insieme a me sono state denunciate altre 18 persone. Ormai la denuncia per diffamazione è diventata un’arma per intimidire chi contesta o ha una visione diversa dei fatti. Chiunque sia stato denunciato, mi contatti, ho già messo in piedi una strategia legale con il mio avvocato che può difenderci in blocco”.
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