E’ risultato negativo il tampone fatto ai turisti bergamaschi che facevano parte della stessa comitiva della donna di 61 anni risultata invece positiva al coronavirus e ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Cervello; oltre alla donna sono risultati positivi anche il marito e un’altra persona della comitiva.

Ne dà notizia l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza che mette finalmente chiarezza nel susseguirsi di notizie imprecise e mal distribuite. I dati confermati, dunque, sono diversi da quelli che sono stati fatti circolare ieri.

In prima analisi la turista bergamasca contagiata non è una quarantenne ma una donna di 61 anni. In secondo analisi non ci sono altri tre casi oltre la donna ricoverata ma altri due. Si tratta, dunque, di tre casi complessivi e tutti nella comitiva di turisti bergamaschi. Oltre la donna ricoverata risulta positivo il marito e un amico della coppia.

La situazione, dunque, appare sotto controllo anche se la regione sta attrezzando gli ospedali per la prevenzione, ha attivato il numero verde per le informazioni utili, ha chiuso le scuole di Palermo e provincia fino a lunedì e sta attivando altre misure di prevenzione anti contagio anche se la prima prevenzione si fa a casa semplicemente lavando bene e frequentemente le mani.

Ma tutto questo non riesce a fermare la psicosi. Palermo risulta semi deserta e cresce il numero di locali che sceglie autonomamente di chiudere . Capita, ad esempio, da un locale cinese di via Lincoln che annuncia con un cartello che resterà chiuso per una settimana ma capita anche che gli uffici pubblici, seppure aperti, siano deserti. Nessuno in coda all’Agenzia delle entrate, ad esempio, ufficio solitamente preso d’assalto.

E invece di calmare gli animi la chiusura delle scuole, decisa più per tranquillizzare che non per effettiva necessità sanitari,a sembra aver incrementato la paura. In troppi sui social si chiedono perchè chiudere le scuole e non locali, pub, bar, ristoranti, uffici pubblici mentre i supermercati continuano ad essere presi d’assalto e svuotati dei generi di primi necessità. Una isteria collettiva assolutamente non giustificata ne giustificabile

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