In Sicilia le aspettative create dagli annunci del Governo nazionale sugli aiuti stanno acuendo le tensioni sociali, le promesse non corrispondono ai risultati”. Lo dicono i Consulenti del lavoro di Palermo che denunciano ritardi sui pagamenti ed errori nelle norme che rischiano di “trasformare imprese e lavoratori in debitori, in questo degradato contesto hanno già alimentato reazioni che si riversano come boomerang in primo luogo sulle nostre attività professionali coinvolgendo le nostre case trasformate in centrali operative”.

Sono diversi i casi in provincia di Palermo di consulenti del lavoro assediati sotto casa. In qualche caso è anche stato necessario chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. La denuncia arriva da Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Palermo, intervenendo agli Stati generali della categoria per chiedere “immediate modifiche al decreto in fase di conversione in legge”.

I tanti problemi evidenziati da Alessi riguardano soprattutto la cassa integrazione in deroga a gestione regionale, che in Sicilia già sta partendo in ritardo rispetto alle altre misure e anche rispetto ad altre Regioni dove la misura è stata avviata e le risorse si sono esaurite. “La procedura adottata in Sicilia – spiega Alessi – rispecchia quella ordinaria, con il quadruplo canale della consultazione sindacale, della doppia istanza ai centri per l’impiego e all’Inps e del decreto di spesa da parte del Dipartimento regionale lavoro. L’assessore regionale, Antonio Scavone, ha promesso di inserire semplificazioni nella procedura, ma ad oggi appare impossibile, per la Cig in deroga e per i fondi bilaterali degli artigiani, che i soldi possano arrivare nelle tasche dei lavoratori entro il 15 aprile come annunciato”.

“In più – evidenzia Alessi – , l’accordo con l’Abi per ottenere l’anticipo in banca della Cig ordinaria e in deroga è stato aperto alle banche, ma non a Poste Italiane, circuito utilizzato dalla gran parte dei lavoratori, e già si sa che molte banche in Sicilia non intendono aderire alla convenzione”. “Ciò significa che – segnala Alessi – , in base ai presupposti operativi, per incassare i 1.400 euro molti lavoratori potrebbero essere costretti ad aprire un nuovo conto corrente presso una banca diversa dalla propria, con la garanzia del datore di lavoro e con il potenziale obbligo di canalizzare lo stipendio per almeno i sette mesi successivi. Sempre in base alla convenzione, la banca potrà riservarsi di valutare il merito creditizio del lavoratore e di respingerne la richiesta. I criteri bancari tengono spesso conto anche di fattori di minore importanza come, ad esempio, ritardi nelle rate di finanziamenti per l’auto o la palestra”.

E qui, secondo Antonino Alessi, scatta il rischio “anche per il datore di lavoro, che in questo caso è coobbligato a rispondere del credito”: “La norma sulla Cig in deroga – analizza il presidente dei consulenti del lavoro palermitani – prevede che il lavoratore ha diritto a percepire l’indennità ma solo fino ad esaurimento delle risorse. Ciò significa che, essendo lo stanziamento insufficiente rispetto alla prevedibile mole di domande, c’è ragione di temere che molti lavoratori che avranno già incassato l’anticipo, non ricevendo poi l’erogazione della Cig, saranno chiamati dalla banca a restituirlo e senza potere chiudere quel conto prima di sette mesi, con l’aggravante che se non potranno ridare i soldi dovranno farlo al loro posto i rispettivi datori di lavoro”.