Nasce una piattaforma telematica dedicata alle aziende siciliane che devono presentare le richieste di Cassa integrazione in deroga a seguito dell’emergenza Coronavirus nell’Isola.

L’ha realizzata la Regione Siciliana per semplificare e accelerare l’iter di concessione del beneficio. Da venerdì 3 aprile, le imprese potranno iniziare a registrarsi all’indirizzo www.silavora.it per ottenere le relative credenziali di accesso, necessarie per la presentazione delle domande.

All’interno del portale sono presenti tutte le informazioni utili al completamento della procedura, inclusi i modelli da inviare, per ottenere la liquidazione delle indennità.

Dopo l’istruttoria dei Centri per l’impiego delle nove province, il pagamento, in un’ottica di trasparenza, avverrà secondo il preciso ordine cronologico di inserimento delle istanze sul sito web.

Sulle scelte operate per la cassa integrazione in deroga in Sicilia, però, non ci sono visioni comuni. Da un lato gli industriali plaudono.  “Un accordo di equità sociale che garantisce a tutti i lavoratori le stesse opportunità”. Così Sicindustria e Confindustria Catania definiscono l’intesa raggiunta con le organizzazioni sindacali sulla cassa integrazione in deroga per i lavoratori siciliani. “Con grande spirito di collaborazione e responsabilità – affermano Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria, e Antonello Biriaco, presidente di Confindustria Catania – si è raggiunto un accordo che mira a tutelare un sistema economico in piena crisi, cercando di salvare aziende e posti di lavoro. Per questo non possiamo che esprimere soddisfazione per l’intesa raggiunta con i sindacati e per il ruolo attivo e propositivo svolto dall’assessorato regionale al lavoro, guidato da Antonio Scavone”.

Grazie a questo accordo, in particolare, le imprese con più di cinque dipendenti potranno richiedere al Centro per l’impiego competente per territorio e all’Inps, trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga, allegando la richiesta di avvio della consultazione sindacale. “Un criterio di equità fondamentale”, affermano i rappresentanti delle imprese, “che garantirà procedimenti rapidi e trasparenti, indispensabili sempre, ma ancor di più in un momento di emergenza senza precedenti nella storia moderna, in tempi di pace”.

dall’altro lato c’è, invece, la preoccupazione di Confimpresa Mentre il Decreto ed il Ministro del Lavoro – ha Dichiarato il Coordinatore Regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice- hanno inteso allargare la CIGS a tutti, anche perché tutte le attività sono chiuse, Sindacalisti e Datori di lavoro siciliano, si permettono, con il beneplacito, non so se cosciente, di escludere oltre diecimila aziende e ventimila lavoratori da questo beneficio perché rei di non avere versato l’obolo, lo chiamo cosi per evitare querele, agli Enti Bilaterale di loro proprietà.

Il DPCM 18, – continua Giovanni Felice – è un combinato tra azioni e conseguenze, si chiudono le attività, si bloccano i licenziamenti per giustificato motivo, (Art. 46) si da a tutti, tranne i i datori di lavoro domestico come previsto al comma 2 dell’articolo 22, la possibilità di accedere alla cigs. Concetto peraltro ribadito dal Ministro del Lavoro, come si può leggere nel sito del Ministero che presenta i provvedimenti di competenza del proprio ministero recitando tra gli altri “Cassa Integrazione in deroga: stanziati 3,3 miliardi per tutelare tutti i lavoratori, compresi agricoli, pesca e terzo settore, che non hanno accesso ad altri ammortizzatori sociali. La misura durerà 9 settimane.”.

La domanda che nasce spontanea – insiste il coordinatore Regionale di Confimprese – è, per quale motivo escludere queste aziende e questi lavoratori? L’adesione obbligatoria all’ente bilaterale non è prevista da alcuna norma, certamente chi partecipava al tavolo è in palese conflitto di interesse in quanto “proprietario” degli Enti Bilaterali è che quindi ha interesse a lasciare fuori chi non ha aderito agli stessi.

Quanto accaduto sarebbe già grave in tempi normali è immorale in questo periodo. Come funzionerà per queste aziende che sono chiuse. Il titolare non può licenziare, non può lavorare e dovrebbe pagare gli stipendi?

Ho l’impressione- conclude il Giovanni Felice- e già qualche segnalazione che conferma questa nostra ipotesi ci è pervenuta, che si sia creato ad arte un problema “sanabile” attraverso una adesione predatata chiaramente con una messa a posto.

Sulla vicenda abbiamo allertato il Presidente Musumeci e tutte le Autorità che possono avere voce in materia per fermare quello che più che un accordo contro l’emergenza sembra un patto per utilizzare l’emergenza a scapito di aziende e lavoratori.