I ristoratori di Termini Imerese e Cefalù hanno aderito in massa alla manifestazione nazionale di protesta, Risorgiamo Italia, iniziata ieri con l’accensione delle insegne delle proprie attività e proseguita oggi con la simbolica consegna delle chiavi presso i due palazzi di città.

L’iniziativa, che ha coinvolto tutte le imprese del territorio nazionale, ha visto i proprietari di sale di ricevimenti, ristoranti e bar chiedere a gran voce la riapertura secondo i nuovi criteri di sicurezza che l’epidemia da Covid19 imporrà.

La categoria rivendica anche l’abbandono da parte delle istituzioni, che nulla hanno fatto al di là del contributo di 600 euro, che naturalmente rappresenta pressoché nulla. “Nessuno si pronuncia sulle nuove regole – dicono i ristoratori termitani all’unisono – senza certezze la categoria è prossima al tracollo”.

“Siamo un comparto economico che a Cefalù rappresenta una grossa fetta del Pil cittadino – hanno detto i ristoratori Pasquale Serio e Giuseppe Provenza – senza flussi turistici non riusciremo a coprire i costi e saremo costretti a dovere lasciare i dipendenti stagionali a casa, non abbiamo certezze sulle nuove regole e sulle potenziali presenze turistiche, molti di noi, con l’avvio della Fase 2, è probabile che non riapriranno i loro esercizi”.

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