E’ ormai pressoché certa la convinzione che la stagione turistica rimarrà ferma al palo, con flussi di vacanzieri che rischieranno di rimanere molto esigui sia in numero sia in qualità di presenze. A Cefalù sono oltre duemila i lavoratori stagionali che, a vario titolo, sono impiegati nel settore turistico.
Un numero che contribuisce con il proprio operato a rendere la cittadina normanna una delle mete siciliane più rinomate nel panorama turistico internazionale. Molta gente rischierà quindi di non essere avviata al lavoro nella stagione 2020.
Al danno con molta probabilità si aggiungerà la beffa perché quasi tutti gli stagionali non hanno ricevuto, e forse non riceveranno, il bonus di 600 euro previsto dal premier Conte per fronteggiare la crisi economica dovuta all’epidemia da Coronavirus.
A quel che sembra ci potrebbe essere una falla nel decreto che non contempla tutti i codici Ateco dei lavoratori del settore, ma soltanto alcuni di questi.
“Stando a quello che riporta una circolare, a compendio del decreto emanato dal presidente del Consiglio Conte, non tutti i lavoratori stagionali del comparto turistico possono accedere al bonus di seicento euro – a parlare è Calogero Serio rappresentante dell’ANLS – con la nostra associazione ci stiamo muovendo per cercare di interessare la politica, perché ci siamo accorti che nel decreto non sono contemplati tutti i codici Ateco dei lavoratori stagionali”.
Cefalù vive di turismo e se a fermarsi dovesse essere il vettore economico trainante, la Perla del Tirreno rischierà di trasformarsi in una cittadina fantasma.
“I lavoratori stagionali sono oltremodo penalizzati e già in grande crisi perché provengono da sei mesi di stop – prosegue il rappresentante dell’Associazione nazionale lavoratori stagionali – speriamo che il nostro grido di allarme non rimanga inascoltato, il nostro è un appello che rivolgiamo a tutto l’emiciclo politico, ognuno di noi sta cercando di interessare i propri referenti”.
Della questione è venuto a conoscenza anche il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina.
“Tra i codici Ateco previsti nel decreto del governo non rientrano quelli di imprese che svolgono servizi a favore del turismo – riferisce Lapunzina – si attende un ampliamento da parte del governo nazionale poiché in Italia a essere interessati sono tantissimi lavoratori”.
Si stima, giusto per citare in numeri, che nella fascia costiera della zona delle basse Madonie i lavoratori turistici stagionali, tra diretti e indotto, superino le 3500 unità.
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