Sono stati tutti assolti poliziotti e guardie giurate imputate nel processo per corruzione al commissariato di Partinico. Come si legge nell’articolo di Michele Giuliano sul Giornale di Sicilia, si è chiuso ieri il troncone celebrato col rito ordinario, in cui la terza sezione del tribunale, presieduta da Fabrizio La Cascia, ha scagionato quattro appartenenti alla polizia e tre metronotte: assolti per non avere commesso il fatto gli assistenti capo Giovanni Vitale, 48enne di Alcamo, accusato di rifiuto di atti d’ufficio, e Vincenzo Manto, 54enne di Partinico, accusato di introduzione abusiva nel sistema informatico. per loro erano stati chiesti 6 mesi.

Le assoluzioni

Assolti perché il fatto non sussiste l’ispettore capo Gaspare Antonio Di Giorgi, 56enne di San Cipirello (avvocato Carmela Loredana Alicata), che rispondeva di rifiuto di atti d’ufficio in concorso, e per l’assistente capo Vincenzo Manzella, 49enne di Partinico (avvocato Antonio Terranova), per cui era stata già chiesta dal pm l’assoluzione dalle accuse di abuso d’ufficio e favoreggiamento personale e reale. Le tre guardie giurate rispondevano invece di favoreggiamento personale: per loro erano stati proposti 4 mesi a testa ma Salvatore Davì, 61 anni, di Partinico (avvocati Antonino Giallombardo e Giuseppina Liparoto), Daniele Di Maggio, 42 anni, di Partinico e Marcello De Luca, 41 anni, di Borgetto (difesi solo dall’avvocato Liparoto), la formula dell’assoluzione è il fatto non costituisce reato.

L’inchiesta

L’inchiesta risale al 2017 in seguito a una serie di esposti anonimi. L’unico condannato col patteggiamento, a 4 anni, è stato il principale indagato dell’inchiesta, Pietro Tocco, assistente capo, 59 anni di Alcamo, accusato di corruzione, abuso d’ufficio e peculato. L’indagine ruotava attorno alla sua figura, con favori in cambio di denaro, il facile rilascio di documenti e certificazioni, l’insabbiamento di due denunce. Uno degli episodi riguardò il presunto illegale piantonamento di un arrestato da parte di vigilanti privati che attestarono poi falsamente di non averlo fatto.