Tempo di resa dei conti nel Pd ma non sarà una faida. Piuttosto un confronto democratico fra diversi punti di vista. Per analizzare il voto e la sconfitta maturata a Palermo il segretario Rosario Filoramo ha riunito ieri sera la segreteria provinciale del Pd. Un confronto aperto.

Fallito l’obiettivo primario

“Non c’è dubbio che si è fallito l’obiettivo primario che era quello di far eleggere Franco Miceli sindaco di Palermo e da questo punto di vista bisogna ammettere la sconfitta” dice a BlogSicilia il segretario Filoramo che però non ci sta ad essere additato come il responsabile della sconfitta.

Pd primo partito a Palermo

“Bisogna, però, guardare ai numeri per capire cosa è veramente successo. E i numeri ci dicono che se per la coalizione è stata una sconfitta, non lo è certamente stata per il Pd come partito. Il pd è il primo partito a Palermo ed elegge 5 consiglieri. E lo fa mettendoci la faccia, correndo con il proprio simbolo e la propria storia. Non dobbiamo dimenticarci che 5 anni fa proprio alle amministrative di Palermo il partito si nascondeva dietro una lista civica. Che si mescolava con candidati di ben altra estrazione politica e culturale”

Il voto d’opinione

“Altro dato rilevante è il voto d’opinione. Il Pd raccoglie oltre 2000, circa il 7% voti solo alla lista senza che venga indicato alcun candidato, e questo la dice lunga sul fatto che si tratti di un voto d’opinione, al partito”

“Io voglio, poi, ringraziare tutti i candidati perché gli eletti, in cinque, hanno raccolto poco più di 8.000 voti ma i non eletti hanno messo insieme una volta e mezzo i voti degli eletti (il Pd nel complesso a Palermo ha raccolto 21.746 voti di cui circa 2000 senza preferenze e quasi 13mila sono i voti andati ai candidati non eletti) contribuendo in maniera sostanziale al risultato del partito”

Ma nel Pd correvano i big, i deputati regionali. Non è questo ad aver fatto la differenza?

“No, io non credo. Attenzione io ringrazio i deputato che sono scesi in campo mettendoci la faccia. E non smetterò mai di ringraziarli per questo. Ma non hanno fatto la differenza dal punto di vista numerico. Anche le altre liste hanno schierato pezzi da novanta, dimostrando l’importanza della città di Palermo. La differenza l’hanno fatta tutti i candidati che sono stati nel territorio, in strada, fra la gente”

Nel partito, però, Carmelo Miceli, primo degli eletti, sostiene che lei dovrebbe assumersi la responsabilità della sconfitta e delle scelte fatte

“Sono stati eletti ben tre Miceli, dimostrazione del fatto che la scelta del candidato sindaco ha trainato. Il partito è in crescita e lo vediamo dai numeri. Per quel che riguarda il mancato allargamento della coalizione io credo che è questa la strada da seguire. Ma a Palermo non abbiamo fatto niente di diverso da quanto è avvenuto in tutta Italia. Non ci sono posti dove il fronte riformista abbia raggiunto accordi con quello progressista (il riferimento qui è certamente a Ferrandelli & C. n.d.r.). Sicuramente da domani bisognerà lavorare per allargare la coalizione alla società civile ed anche al fronte progressista. ma per dialogare bisogna essere in due”.

Dunque in vista delle regionali siete pronti ad un  allargamento?

“Assolutamente sì. E la strada intrapresa è quella giusta, quella delle Primarie. Io credo, però, che per quanto vada allargata la coalizione alla società civile, i candidati debbano essere riconoscibili”

Stop ai candidati parenti di vittime di mafia

“Questo è il tempo del ritorno alla politica. Devono essere i politici a metterci la faccia. Il Pd deve candidare un suo dirigente politico. Non è più il tempo per candidare i parenti delle vittime di mafia. Se si rompe un rubinetto chiami un idraulico, se stai male vai dal medico. Questo è il tempo in cui ci vuole un politico”

Quindi lei dice no a Caterina Chinnici e sì a Giuseppe Provenzano

“Provenzano è un nome buono, spendibile. Ma anche un deputato regionale, un dirigente di partito. Insomma bisogna metterci la faccia. E’ il momento dell’impegno personale e non mediato. Non è più tempo di nascondersi dietro un dito”

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