La corsa alla Regione che sta spaccando il centrodestra siciliano e rischia di avere conseguenze anche a livello nazionale si è ormai trasformata in una vera e propria partita a scacchi nella coalizione. Il primo a lanciare la metafora è stato Gianfranco Miccichè evocando la ‘mossa del cavallo’ nella sua ormai famigerata intervista, poi smentita, alla stampa e rispetto alla quale il giornale ha pubblicato la trascrizione integrale in risposta a smentita e sollecitazione del Presidente della Regione
Musumeci,”So giocare a scacchi, non temo alcuna mossa”
il clima è difficile tanto che Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè, che per tutta la giornata di ieri sono stati a pochi metri di distanza in aula per la finanziaria, non si parlano se non a mezzo stampa. Così oggi il governatore risponde al Presidente dell’Ars dalle colonne del Corriere della Sera sostenendo di non temere nessuna “mossa del cavallo”, proprio quella evocata contro di lui da Gianfranco Miccichè in una presunta telefonata con Silvio Berlusconi: “Ma figuriamoci. Fu inventata nel lontano ‘600 da Pietro Carrera, nato a Militello in Val di Catania, come me e Pippo Baudo: nel gioco degli scacchi io le mosse le conosco”, dice.
La “mossa del cavallo” di Miccichè
Il riferimento di Miccichè era all’interpretazione della scelta della coalizione di convergere su Roberto Lagalla come candidato sindaco di Palermo. Per molti una vittoria della ‘fazione’ Meloni, Musumeci ma per Miccichè, appunto, la “mossa del cavallo”, cedere Palermo per impedire agli alleati di rivendicare la Regione. Cedere, poi, è una interpretazione singolare considerato che all’inizio della partita Lagalla era stato voluto proprio da Miccichè prima che scoppiasse l’inferno politico.
Serve chiarimento fra Lega e Fratelli d’Italia
ma il vero problema nella coalizione è il rapporto fra le due forze più di destra anche se la lega sta, piano piano, convergendo al centro. “Io credo che Meloni e Salvini debbano sentirsi, parlarsi, e in mezz’ora si risolve tutto” afferma Nello Musumeci, proprio nella medesima intervista al Corriere della Sera.
Il tema è nazionale
“Il tema non è locale ma nazionale, loro devono decidere”, prosegue Musumeci. E su Miccichè aggiunge: “Non mi ha chiamato, ma non è un problema. Eravamo in Aula assieme. Mica bisogna essere amici per fare politica dalla stessa parte”.
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