Le primarie siciliane del centrosinistra rischiano di restare un esperimento in embrione e di fallire prima del voto.
Quaranta dirigenti e non del Pd annunciano che non voteranno e criticano mancato allargamento e scelte del partito, nomi dei candidati e percorso di scelta. In un documento spiegano i motivi della loro decisione. Eccolo.
Decisioni prese dall’alto che non coinvolgono la base del partito
“Come tutti sappiamo, Le “primarie” sono uno strumento importantissimo al servizio della politica, un momento di discussione e di confronto, un termometro per verificare la partecipazione attiva dei territori. Purtroppo da troppo tempo assistiamo a decisioni prese “dall’alto”, decisioni al sapore di primarie, che non coinvolgono la base del partito, quella stessa base che dovrebbe rappresentare lo zoccolo duro di un partito, quella stessa base che ci mette energie, idee, e difende il partito in nome di una unità partitica che esiste solo sulla carta. Quella stessa base che poi, al netto di tutto, è chiamata a votare dei rappresentanti che avrebbe dovuto e voluto scegliere, ma che non ha scelto”.
Partito democratico fortemente in crisi
“Che il Partito democratico sia fortemente in crisi, nonostante i numeri facciano ben sperare, è noto a tutti. A maggior ragione il PD siciliano, che di occasioni ne ha perse anzi ne ha volute perdere tante, che avrebbe dovuto formare una nuova classe dirigente ma che invece è gestito e governato sempre dagli stessi dirigenti che non accennano ad arretrare di un passo.
Sono stati due anni drammatici che hanno cambiato il mondo e che difficilmente dimenticheremo, due anni che hanno cambiato le nostre priorità, della nostra Regione, dell’Italia e dell’Europa Intera.
Soprattutto in questi mesi drammatici di guerra dove la nostra Isola dovrebbe avere un ruolo fondamentale ed essere piattaforma di cooperazione e sviluppo e non essere trasformata in una portaerei nel Mediterraneo”.
La Sicilia faccia un salto di qualità
“Crediamo che oggi più che mai la Sicilia abbia bisogno di fare un grande salto di qualità, non un salto astratto ma realmente operativo.
E ciò richiede uno sforzo politico e progettuale che ad oggi non vediamo.
Dobbiamo mettere in atto una cultura sociale che permetta alla nostra terra di intraprendere un cammino virtuoso di tipo europeo.
Un progetto capace di attrarre un arco di forze progressiste e di centro moderato che accompagni la Sicilia in questo percorso e che le consenta di affrontare i temi irrisolti, che sappiamo essere tanti. La storia ci insegna che ignorare i fatti ed i problemi non li elimina, al contrario li peggiora fino a farli esplodere”.
Tante questioni da affrontare: il lavoro che manca e che cambia
“La prima questione da affrontare è quella del lavoro, il lavoro che manca e il lavoro che cambia. Un lavoro che non deve mai più giungere attraverso lo sfruttamento o il precariato o l’assistenzialismo, o peggio il favoritismo, ma al contrario attraverso un grande rilancio delle nostre migliori risorse produttive. Dobbiamo proporre una progettualità inclusiva delle migliori risorse presenti, evitando al contempo che scappino via e che continui a verificarsi ciò che è avvenuto in questi anni: la fuga dei cervelli, dei capaci e meritevoli, ma anche dei volenterosi e desiderosi di dare una svolta alla propria condizione sociale. Di potenzialità per lo sviluppo di questa terra ne abbiamo tantissime a partire dal turismo, dall’agricoltura dall’artigianato, settori che vanno tutelati e sostenuti con investimenti efficaci e liberi dalle intermediazioni clientelari, burocratiche, affaristiche e mafiose. Risorse da investire nel campo delle attività produttive e della trasformazione dei prodotti agricoli”.
La necessità di un welfare moderno
“Abbiamo bisogno di un welfare moderno che abbia la capacità di rispettare gli indici migliori presenti in Europa nella Sanità, nelle politiche sociali e nella scuola. Ed infine bisogna avviare un percorso di bonifica e innovazione della PA in maniera intelligente, senza caccia alle streghe ma mettendo in campo una dirigenza pubblica che sappia tenere il passo di una dimensione progettuale, porsi degli obiettivi e seguirne l’andamento passo dopo passo”.
Il ruolo della Regione e un nuovo decentramento politico democratico
“Ma c’è anche bisogno di un radicale cambiamento dello stesso ruolo della Regione e di un nuovo DECENTRAMENTO politico democratico che ridia centralità ai Comuni, e non solo alle aree metropolitane, che abbia alla base la gestione del territorio e della principale risorsa, la risorsa umana, i cittadini!.
Abbiamo bisogno di una gestione dei rifiuti dignitosa, che stia al passo con la gestione del ciclo dei rifiuti, in linea con i modelli virtuosi sperimentati al nord moderna e ecosostenibile, che trasformi una emergenza in risorse”.
Allargare l’alleanza senza scadere nel trasformismo
“Per fare questo il Pd deve realmente investire sui territori, prima ancora di investire su “un’alleanza larga”.
In sostanza, non basta solo Il PD e neanche un’alleanza con 5 Stelle o 100 passi. È necessario allargare l’alleanza sin qui costruita, senza scadere nel trasformismo. Un’alleanza che deve necessariamente essere vasta, che attiri inoltre la società civile organizzata ed il mondo locale del movimentismo”.
Si è deciso di procedere a porte chiuse
“Le primarie potevano essere un momento fondamentale di confronto con i territori per mettere in atto tutto questo, ma purtroppo, ancora una volta, si è deciso di procedere a porte chiuse, appellandosi allo statuto che dà la possibilità di far decidere alla Direzione Regionale del partito, il candidato da portare alle primarie, prima ancora di discutere di idee e progetti.
Questa volta non potevano permetterci di sbagliare, dopo uno stop di due anni, era l’occasione giusta per ripartire con il piede giusto, e per dimostrare a chi ci guarda da lontano e aspetta un segnale di cambiamento, che siamo cambiati. Ma evidentemente non è così”.
“Conoscere, ascoltare, dialogare e progettare” per un appuntamento cosi importante come le primarie, questo a nostro avviso, doveva fare il PD, ma purtroppo si arriva sempre agli appuntamenti elettorali come se arrivassero all’improvviso, impreparati, con la fretta di scegliere un nome piuttosto che un progetto serio da sposare e condividere”.
Metodo imposto dall’alto
“Nulla da dire nei confronti del nome scelto in quanto tale, una persona di spessore morale ed etico, scelto con un metodo che però non ci piace, perché resta imposto dall’alto.
Questa volta, più che mai, bisognava dare spazio alle tante personalità che all’interno del partito sono capaci di includere e non di escludere, di unire, e non di dividere, come la scelta appena fatta.
Sono stati fatti diversi nomi che non sono stati, nei fatti, presi in considerazione, perché era già tutto deciso”.
I motivi del dissenso
“Con questo documento desideriamo esprimere il nostro dissenso, ad un metodo che mortifica i territori, i militanti, i segretari, i sindaci e tutti coloro che ogni giorno ci mettono la faccia, la loro fatica, il loro tempo e le loro energie.
Non possiamo più stare a guardare, la nostra voglia di democrazia e di partecipazione attiva alla politica non ce lo consentono più. La misura è colma e ciò che noi oggi manifestiamo attraverso questo documento, è espressione di ciò che in tanti ci hanno sussurrato troppo a bassa voce…non è più tempo di sussurrare e neanche di rinviare. Abbiamo bisogno di esprimerci, riflettendo su uno stato di fatto che ostinatamente va ripetuto e che inevitabilmente porterà la gente ad allontanarsi dalla Politica e cosa ancor più grave, dalle urne”.
Una scelta sofferta e di denuncia
“Ci siamo confrontati, abbiamo condiviso malesseri e malumori e abbiamo fatto ciò che il nostro partito ha deciso di toglierci. Abbiamo DECISO insieme cosa fare, pertanto non ci iscriveremo alle primarie e dunque non voteremo per nessun candidato. E ’una scelta molto sofferta che non vuole per niente disconoscere lo strumento delle primarie. L’atto è l’estrema denuncia, all’interno del Partito, ma anche all’esterno, dai simpatizzanti che attendono un cambiamento, per ridare voce e capacità decisionale alla base. Per questo motivo il nostro non è un invito alla non partecipazione, è una scelta di denuncia soggettiva. Aspettiamo atti e risposte concrete da parte della dirigenza, a tutti i livelli del PD. Avanziamo subito una proposta: la scelta delle primarie va fatta subito per la scelta dei candidati nelle liste del partito alla Assemblea regionale, proprio come si è fatto ad Enna. Soprattutto nelle Province più piccole questa scelta è una vera scelta di democrazia e partecipazione”.
I firmatari del documento
Federica Giorgio, Componente Assemblea Nazionale e Segretaria del Circolo Centro Storico di Caltanissetta, Salvatore Mazzarisi, Presidente del Consiglio Comunale e Segretario del circolo La Martina di Resuttano, Matilde Clelia Campo Mario Di Gangi Segretario del Circolo di Vallelunga, Fausto Igor Campo, Rino Pitanza, Carlo Garofalo, Marcella Curatolo, Gabriele Vinti, Ugo Grizzanti, Agostino Cascio, Renato Bifarella, Anna Maria Bumbolo, Bellomo Daniele, Giorgio Vera, Spilla Michele, Bellanca Roberta, Alfonso Vitale, Mugavero Carmela, Iannello Vincenzo, Gabriele Russello, Botta Agnese, Massimo Cassetti, Aire Campo, Bumbolo Rosa, Salvina Diana, Patrizia Golino, Attilio Polizzi, Plinia Cutrona, Irene Iannello, Calogero Danile, Emanuele Amato, Marotta Alessio, Messina Carlo Dina, Puleo Giuseppa, Gangi Paolo, Castrianni Rosa, Scrivano Lidia, Scrivano Rosaria, Vitaliano Di Lorenzo, Luigia Rosa Anna Campo.
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