La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Siciliana presieduta da Guido Carlino ha condannato l’amministratore giudiziario Luigi Turchio al pagamento di 445 mila euro: 222.815 per il danno patrimoniale derivante dalla prescrizione delle indennità di occupazione e di euro 222.815,00 per danno da disservizio.

All’amministratore giudiziario Luigi Turchio, che si è occupato dei beni confiscati all’imprenditore Pietro Lo Sicco, era stato notificato un atto di citazione in giudizio con cui erano stati chiesti 800 mila euro.

Per non aver riscosso gli affitti di numerosi appartamenti e per aver causato un “danno da disservizio”, questo ipotizza per la prima volta il procuratore generale Gianluca Albo.

Un “disservizio” per l’antimafia, che sarebbe stato causato da quella che l’accusa definisce “l’inerzia” di un amministratore: a Turchio viene contestato di non essere entrato in possesso di un importante patrimonio che doveva passare allo Stato. Turchio ha depositato anche una corposa memoria.

Ha spiegato che quelle abitazioni erano occupate da inquilini che avevano già stipulato un preliminare di compravendita con Lo Sicco, ma le sue argomentazioni non hanno convinto la procura e i giudici. “Con riferimento al convenuto, non ci sono dubbi in merito alla illiceità della condotta tenuta dal dott. Turchio – si legge nella sentenza – il quale ha causato grave inefficacia ed inefficienza dell’azione amministrativa, con inutile dispendio di risorse pubbliche.

Emblematici al riguardo, tra gli altri, l’aver lasciato in godimento una Ferrari al prevenuto o aver consentito che i familiari dello stesso continuassero ad occupare gli immobili oggetto di confisca definitiva o, ancora, di aver atteso sei anni per procedere alla apposizione della formula esecutiva alla sentenza che condannava la figlia del Lo Sicco al pagamento delle indennità di occupazione”. Va però riconsiderato l’ammontare del danno che è stato dimezzato dai giudici.