Si chiude on 64 indagati l’indagine relativa all’operazione “Cupola 2.0” che ha bloccato sul nascere il tentativo di Cosa nostra di riorganizzare la Commissione provinciale. Ai 56 già iscritti nella lista degli indagati se ne aggiungono così altri 8 tra cui anche alcuni commercianti che non hanno ammesso di aver ricevuto richieste di pizzo.
A riportare la notizia è il Giornale di Sicilia. Il summit di mafia avvenne il 29 maggio dell’anno scorso e vi parteciparono i massimi vertici della Cosa nostra della provincia di Palermo, come è stato confermato da alcune microspie nascoste all’interno dell’automobile di Francesco Colletti, boss di Villabate, poi pentitosi assieme a Francesco Bisconti, della famiglia di Villabate. La riunione doveva servire a riorganizzare la nuova mafia della provincia tra boss anziani e nuove leve imparentate con i vecchi capi mafia.
L’inchiesta “Cupola 2.0” ha ricostruito la mappa della mafia provinciale che doveva ristabilire gli equilibri interni dopo la morte di Totò Riina avvenuta nel 2017. Il summit aveva perfino proceduto a nominare il nuovo capo di Cosa nostra: Settimo Mineo, del mandamento mafioso del Pagliarelli, una tesi confermata anche dai due pentiti Colletti e Bisconti.
L’avviso di conclusione dell’inchiesta, firmato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesca Mazzocco, Dario Scaletta e Bruno Brucoli, è stato notificato, oltre che a Mineo, Bisconti e Colletti, anche a: Stefano Albanese, Giusto Amodeo, Filippo Annatelli, Gioacchino Badagliacca, Giuseppe Bonanno, Giovanni Cancemi, Francesco Caponetto, Giuseppe Costa, Maurizio Crinò, Filippo Cusimano, Rubens D’Agostino, Gregorio Di Giovanni, Filippo Di Pisa, Andrea Ferrante, Antonino Francesco Fumuso, Vincenzo Ganci, Michele Grasso, Simone La Barbera, Marco La Rosa, Gaetano Leto, Michele Madonia, Giusto Francesco Mangiapane, Matteo Maniscalco, Luigi Marino, Pietro Merendino, Fabio Messicati Vitale, Giovanni Salvatore Migliore, Rosolino Mirabella, Salvatore Mirino, Massimo Mulè, Domenico Nocilla, Nicolò Orlando, Salvatore Pispicia, Stefano Polizzi, Gaspare Rizzuto, Michele Rubino, Giovanni Salerno, Pietro Scafidi, Salvatore Sciarabba, Salvatore Sorrentino, Giusto e Vincenzo Sucato, Salvatore Troia, Leandro Greco (detto «Michele», come il suo più noto nonno, il «papa di Cosa nostra»), Calogero Lo Piccolo, Giovanni Sirchia, Carmelo Cacocciola, Erasmo Lo Bello, al costruttore Pietro Lo Sicco, a Giuseppe Serio, Antonio Giovanni Maranto, Giacomo Alaimo, Salvatore Ferrante, Giusto Giordano, Salvatore Giuseppe Ingenio, Francesco Gambino, Giovanna Comito, Andrea Mirino, Umberto Maiorana, e infine ai pentiti Domenico Mammi e Sergio Macaluso.
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