Siamo veramente alla frutta. Il governo Conte si è arreso di fronte alla seconda ondata. Spavalderia, personalismi e miliardi di miliardi sono un lontano ricordo. I primi Dpcm erano nel segno del rigore e dell’autocelebrazione del lider maximo. Oggi le cose sono cambiate.

Conte parla a bassa voce. La sua maggioranza è spaccata in due. Il Pd chiede misure draconiane: il lockdown senza se e senza ma. Quel che resta dell’armata grillina che fu, trova per un momento l’argomento su cui restare compatto. No al lockdown, sì a restrizioni mirate. Tira una brutta aria e le mascherine non bastano a fermare il fetore di lotta intestina. Modalità di confronto politico che porta inevitabilmente – cito Ennio Flaiano – a figure di merda. Ed è questo che ci meritiamo come sistema Paese.

Della seconda ondata si sapeva. La abbiamo vista spumeggiante schiantarsi sulla vicina Francia. Sei mesi di tempo sono stati gettati al vento per monopattini e bici elettriche, banchi sulle ruote e minchiate simili. Non è stato fatto un solo intervento sulla mobilità. Esempio di follia italiota, poi, è il bando per le terapie intensive, licenziato solo ai primi di ottobre. Con lo sceriffo campano De Luca utilizzato come grimaldello per arrivare ad un lockdown totale, oggi abbiamo una sola verità statistica. Un punto su cui tutti i virologi sono concordi. Non si riesce più a tracciare i contagi. Grazie Immuni. Ed è una catastrofe dalle possibili dimensioni apocalittiche se si pensa che oggi non si parla più di piccoli centri – con tutto il rispetto per il carico di dolore che hanno dovuto sopportare quelle realtà territoriali – ma di Milano, Napoli, Roma e Genova…

Senza tracciamento dei contagi, è come giocare alla roulette russa. Ecco la vera differenza tra Italia, Francia e Germania. Noi non riusciamo a ricostruire quel che succede. In Germania sì. E in Francia sono tutto sommato sulla buona strada. Capire da dove arriva il virus consente di intervenire con misure certe e logiche. In Francia, sono riusciti a stabilire la percentuale di contagi per ogni settore produttivo e sociale. La stragrande maggioranza dei casi arriva dal mondo del lavoro. La scuola – parlo di quella francese – riesce a contenere i rischi proprio per le misure rigorose. Per questo mi chiedo che senso abbia puntare il dito contro la scuola. La Ministra Azzolina per una volta ha ragione, ma come sempre per le ragioni sbagliate. Le scuole non si devono “non chiudere” per un principio divino, ma per i risultati scientifici che di sponda arrivano da altri paesi europei.

Non sono ottimista. Non andrà tutto bene. Non è possibile che vada tutto bene con un governo che scarica le proprie responsabilità sulle regioni che poi scaricano le responsabilità sui comuni. Alla fine tutto ricade – l’utilizzatore finale mi vien da dire – sul cittadino. E siccome credo che il grado di cinismo politico di questi strange days sia a un livello senza controllo, non escludo del tutto la possibilità che il rifiuto ad un lockdown nazionale da parte del governo, sia legato alla oggettiva impossibilità di offrire il benché minimo risarcimento a chi deve fermare la propria attività. Siamo al “bambole non c’è una lira”.

Ultima nota: per martedì prossimo il Capo dello Stato riunirà al Quirinale il Consiglio supremo di Difesa. Sergio Mattarella è un presidente sobrio quanto rigoroso. Non può avere convocato quell’organismo senza solide e profonde ragioni. Vedremo.

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