Covid19 addio ? Un passo alla volta si prepara la chiusura definitiva dello stato di emergenza e si pensa, adesso, a c osa fare delle strutture che di quella emergenza sono state il fulcro tornando a progetti esistenti.

Da hub vaccinale a centro congressi

Ulteriore passo in avanti per trasformare l’ex Fiera del Mediterraneo di Palermo in Centro congressi. Dopo anni di abbandono e degrado, negli ultimi due anni, con la pandemia da Covid19, il polo commerciale di Palermo è stato trasformato in hub vaccinale, coprendo le esigenze sanitarie della Città. Ma con la fine imminente dello stato di emergenza e con le elezioni (Comunali e Regionali) alle porte, si ritorna a discutere della trasformazione dell’area in mega Centro Congressi.

Regione presenta il progetto

Sarà presentato oggi (venerdì 25 febbraio) a Palazzo d’Orleans lo studio di fattibilità del nuovo Centro congressi di Palermo, che avrà sede nel Padiglione 20 dell’ex Fiera del Mediterraneo. All’incontro con i giornalisti, previsto alle 10.30 nella Sala stampa, saranno presenti il presidente della Regione Nello Musumeci, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il ceo della F&M Ingegneria Sandro Favero e il dirigente generale del dipartimento regionale Tecnico Salvo Lizzio.

Il nome del bando è “Ristrutturazione e rifunzionalizzazione del Padiglione 20 della ex Fiera del Mediterraneo da destinare a Centro congressi nella città di Palermo – Affidamento del Servizio di architettura e ingegneria – Studio di fattibilità – Progettazione preliminare – Progettazione definitiva – Progettazione esecutiva – CIG : 86269776A1“.

La Regione ha già stanziato 15 mln per la sua realizzazione

Lo scorso aprile, infatti, sono stati aggiudicati al Raggruppamento di professionisti F&M Ingegneria spa di Mirano, in provincia di Venezia, i servizi di progettazione del “Padiglione 20”.

L’RTP è così composto: F&M Ingegneria SPA; F&M divisione impianti SRL; Studio FRA Architettura ed Ecoinnovazione SRL; Studio Metroarea Architetti Associati. Il raggruppamento ha offerto un ribasso percentuale del 58,587%.

Per l’esecuzione dei lavori nel suo complesso il governo Musumeci ha stanziato 15 milioni di euro.

Il cronoprogramma di spesa per gli anni 2021-2022-2023, prevede la seguente ripartizione: anno 2021 € 538.862,41; anno 2022 € 8.279.558,50; anno 2023 € 6.181.579,09.

È stato nominato, per le funzioni di Direttore dell’esecuzione del contratto (DEC), per l’affidamento del Servizio di architettura e ingegneria – Studio di fattibilità – Progettazione preliminare – Progettazione definitiva – Progettazione esecutiva, l’Ing. Ignazio Cassaniti Funzionario direttivo del Servizio Ufficio Genio Civile di Catania.

L’auspicio di Musumeci

“Vogliamo dotare Palermo – sottolineava il presidente della Regione Nello Musumeci – di un Centro congressi di grande prestigio, adeguato a introdurre il capoluogo regionale nel circuito internazionale del segmento turistico ricettivo. L’industria italiana dell’ospitalità, infatti, è ormai uno dei principali settori di attività economica per la creazione della ricchezza in Italia. È una concreta opportunità per tutta la Sicilia, finora rimasta fuori dai grandi circuiti mondiali. L’obiettivo è quello di lanciare il nuovo Polo sul mercato interno ed estero per attrarre, soprattutto nella bassa stagione, le mega-aziende in occasione dei propri meeting, quando superata la pandemia, ci auguriamo il prima possibile, torneremo a vivere normalmente”.

Un’area di cinquemila metri quadrati

Il padiglione ha una superficie di circa 5mila metri quadrati (di cui tremila espositiva) e potrà ospitare fino a quattromila persone a sedere, con tutti i servizi e le salette annesse, e si candida a essere una delle strutture per eventi di maggior capienza in tutta la Sicilia. Le modalità di gestione del Centro congressi saranno definite appena la struttura sarà pronta.

Progetto atteso da tempo

Per la redazione del progetto esecutivo erano stati concessi quattro mesi. Mentre per l’esecuzione dei lavori occorreranno dodici mesi circa.

Siamo giunti alla fine di febbraio 2022 e ancora di lavori nemmeno l’ombra. Oggi la presentazione ufficiale del progetto di fattibilità. L’ennesimo che arricchirà l’archivio delle carte incompiute e il “libro dei sogni” di Palermo.

C’era già uno studio di fattibilità

Già nel 2013 infatti era stato presentato a Palermo uno studio di fattibilità dal Rotary Club, con gli architetti soci Maurizio Carta e Fausto Provenzano.

Il piano del 2013

Il Piano del 2013

Il “Piano Programma” prevedeva un costo stimato di 101 milioni di euro e 4 fasi di lavori: 

  • La prima (costo stimato, 25 mln) prevedeva la riqualificazione architettonica dei padiglioni 16 e 20 con un design moderno. Il n. 20 avrà una sala plenaria con 3.600 posti a sedere, sale regia, hall, guardaroba, wc e zona catering; il n. 16, invece, sala banchetti per 1.240 coperti. I padiglioni rilevanti sul piano architettonico, saranno mantenuti e destinati a sale stampa, accoglienza, bazar, posti di polizia, agenzie viaggi, agenzia poste e banca, set cinematografici, un parcheggio a raso da 700 posti.
  • La fase 2 (da 3 mln) consisteva nella demolizione dei padiglioni vecchi e degradati;
  • la fase 3 è la più costosa (71 mln) e si attuerà se la città si attesterà con successo come polo congressuale forte. Essa prevedeva la costruzione di un gigantesco Centro Congressi sul modello di Barcellona, con un parcheggio interrato (lato ingresso secondario).
  • L’ultima fase (1,5 mln) è la demolizione dei padiglioni 16 e 20 e la creazione di un parco urbano.

Bando flop del Comune

Per realizzare il progetto il Comune pubblicò all’epoca un bando internazionale con la formula del project financing.

Nel 2014 arrivarono 4 buste con proposte che però furono bocciate. Tra queste, una della cordata di imprenditori siciliani del gruppo Ance, Confindustria Lega Cooperative.

L’obiettivo della Giunta Comunale era di creare con fondi dei privati: un Centro Congressi di almeno 3 o 4 mila posti «eventualmente suddivisibile in sale di minore capienza»un hotel di lusso, «pari o superiore a 5 stelle, con al massimo 250 posti letto»; spazi per attività ristorative, commerciali, espositive e di intrattenimento. I padiglioni rilevanti sul piano architettonico saranno mantenuti e destinati a sale stampa, accoglienza, bazar, posti di polizia, agenzie viaggi, set cinematografici, aree parcheggio adeguate e un ampio parco urbano che avrà una «superficie non inferiore al 30% del totale».

Abbandono e degrado

Alla fine però, non se ne fece più nulla. Per anni l’ex Fiera del Mediterraneo cadde nell’abbandono e nell’incuria. Salvo qualche evento o fiera degli sposi.

Nel 2018 l’idea del Centro Congressi ritorna nell’agenda politica del Comune di Palermo. Ad ufficializzarlo, nel corso del convegno di Fiepet-Confesercenti Palermo tenutosi nell’ambito di ExpoCook, l’assessore alle Attività produttive, Sergio Marino che – si legge in una vecchia nota di Confesercenti – «ha affrontato anche i temi dei finanziamenti europei per e della formazione per le imprese. Marino ha preannunciato l’intenzione dell’Amministrazione di creare un Centro congressi e un’area per le start up imprenditoriali nei locali della ex Fiera del Mediterraneo».

«È un’idea condivisibile – sottolineava Mario Attinasi, presidente di Confesercenti Palermo – che può dare una risposta alla mancanza di un centro congressi a Palermo e alla necessità di un orientamento per i giovani che vogliono fare impresa».

L’arrivo del Covid19

Poi con il Covid19 e arrivò “la nuova vita” del Padiglione 20. Trasformato in un polo sanitario enorme, per garantire vaccini e tamponi ai palermitani. Un drive-in e assistenza medica per la pandemia.

Là dove un tempo migliaia di palermitani affollavano gli stand della ex Fiera campionaria, uno scenario nuovo, con viavai per tamponi e vaccini, accanto a padiglioni ed edifici circondati da incuria, degrado, e un silenzio irreale.

Un paesaggio di architetture spettrali, crepe e rifiuti abbandonati. A nulla sono serviti i numerosi tentativi di rilancio, per rianimare una kermesse che un tempo raccoglieva tantissimi visitatori da ogni parte dell’Isola.

La storia della Fiera

In uno studio universitario si legge: “Un tempo sede della Fiera del Mediterraneo, campionaria nata sotto grandi auspici negli anni ’50, e progressivamente precipitata nel tempo della mala gestione prima e dell’incuria dopo, oggi rappresenta un simbolo negativo della città, un monumento alle occasioni perdute tanto più malinconico in virtù della sua grande rilevanza urbana e paesaggistica”.

In un report del Comune si legge:La Fiera del Mediterraneo, nasce nel 1946 all’indomani della II Guerra Mondiale ad opera di alcuni industriali palermitani. Essa rappresentò fin da subito il simbolo della ripresa economica dell’Isola ed assunse per questo il ruolo di mercato dedito allo sviluppo economico della Regione in un processo di rilancio globale, non solo del Mezzogiorno, ma anche di tutta la nazione. Lo scopo era quello di fare della cittadella fieristica un grande emporio mediterraneo, luogo di irradiazione dell’energia economica del nostro paese verso gli stati del continente africano che si affacciano nel mare Mediterraneo o che in esso trovano coinvolti i loro interessi”.

L’impianto originario fu progettato dall’Arch. Paolo Caruso, docente di disegno della Facoltà di Architettura, che ne impostò l’impianto baricentrico caratterizzato da un ampio viale centrale.

E ancora: “Dagli anni ’60 ai ’70, l’impianto planimetrico originale della Fiera viene completamente stravolto e rinnovato adattandolo alle nuove necessità di allestimento. Molti padiglioni vengono demoliti per creare spazi anonimi da poter trasformare in qualunque luogo a seconda delle esigenze espositive.

Dagli anni ’70 a oggi non sono state apportate modifiche sostanziali ad eccezione nella parte nord, in continuità con il quartiere estero, dove viene ampliato lo spazio, deviando il tracciato viario della via Isaac Rabin, per far spazio ad un villaggio gastronomico fatto di strutture fatiscenti e senza alcuna qualità progettuale e architettonica.

Il 2009 è stato il primo anno in cui non si è svolta la fiera campionaria e attualmente l’area si trova in stato di abbandono fatta eccezione per alcuni padiglioni che sono attualmente sfruttati dall’Amministrazione Comunale”.

La domanda Congressuale

Nello studio citato dal Comune sono stati analizzati vari fattori. Quello che incide principalmente nella scelta della sede dell’evento è la Capacità del Centro Congressuale/Fieristico (numero di posti e numero di sale). Le città italiane presentano tutte un punteggio intorno al 9 ad eccezione di Palermo (7,9) e Venezia (8,3); il 2° fattore è la Qualità degli spazi congressuali, che ha un peso di 9 caratterizza tutte le città con valori che oscillano tra 8 e 9 ad eccezione di Palermo (7,6); 3° fattore, la Qualità degli spazi espositivi, con un peso di 8,2, ha avuto analoga valutazione alla Qualità degli spazi congressuali ad eccezione di Palermo (7,6) e Venezia (7).

I trasporti e la viabilità sono senza dubbio un elemento fondamentale per la scelta della destinazione congressuale: all’accesso alla destinazione viene data un’importanza di 8,4 e alla mobilità nella destinazione viene data un’importanza di 8,1. Rispetto alle due variabili dei trasporti è possibile evidenziare: 1. risultano particolarmente competitive per l’accessibilità Roma (8,9) e Milano (8,9); 2. per la mobilità risulta: la città più competitiva Torino (8,6) mentre la meno competitiva Venezia (7,7).

Concludendo – spiega il il report – “la domanda congressuale viene a costituire un volano fondamentale di creazione di valore per il territorio, favorendo così la possibilità di conseguire una crescita della spesa turistica generata sul territorio nazionale con minor numero di presenze, riducendo, a parità di altre condizioni, l’impatto del turismo sul territorio. A ciò si aggiunga che il turismo congressuale può costituire un elemento alla base di strategie di differenziazione dell’offerta turistica nazionale consentendo di destagionalizzare i flussi turistici in diverse tipologie di destinazioni, quali località balneari o termali, migliorando i tassi di occupazione delle strutture turistiche, con evidenti ricadute non solo sull’occupazione ma anche sulla qualità dei servizi”.

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