Un lungo confronto durato fino alla mezzanotte di lunedì ma totalmente inutile. Il parere ‘condizionato’ delle Regioni al nuovo Dpcm nasconde molto di più di una semplice opposizione. Ci sono critiche feroci al contenuto del documento. A cominciare dal principio stesso che porta a comportamenti ‘fortemente raccomandanti’. Un decreto può ‘raccomandare’ qualcosa? certamente no e comunqune la raccomandzione non ha alcun valore di legge.

Ma la contrarietà delle regioni va ben oltre le questioni di principio. Per il presidente siciliano Nello Musumeci “La norma che prevede limitazioni allo svolgimento di cerimonie nunziali, feste e ricorrenze è una assurdità perchè si compie un atto di ingiustizia”

Musumeci lo ha detto a margine di una conferenza stampa di tutt’altra natura. “Non c’è coerenza. Non possiamo da un lato consentire che sull’aereo due persone sconosciute stiano una accanto all’altro e dall’altro imporre un limite di 30 persone per partecipare ad una cerimonia nuziale che di solito accade una sola volta nella vita”.

La paura è di incidere negativamente e definitivamente su un intero settore produttivo sul quale la Sicila conta “Questo avviene proprio quando la Regione siciliana ha varato un bonus per le coppie che vogliono sposarsi. Abbiamo detto che il nostro parere era fortemente vincolato e abbiamo dato un paio di giorni al governo Conte per potere rimediare”.

Ma le critiche non si fermano qui. Le contaddizioni sono tante e le regioni chiedono, tutte insieme, spiegazioni circa l’impossibilità di vigilare nelle abitazioni private e dunque l’opportunità di provvedimenti che vengono recepiti solo come vessatori senza produrre alcun risultato.  Ma anche spiegazioni circa i termini della quarantena e le divergenze dei protocolli fra pubblico impiego, industria, scuola e così via. Sembra quasi che il virus abbia un comportamento diverso se il contagio avviene in un ambito piuttosto che in un altro. Ma il governo non sembra essere intenzionato ad ascoltare le Regioni, stavolta, nonostante l’ultimatum scada domani. Si profila, dunque, il rischio di uno scontro istituzionale che fino ad ora non si è mai visto su questo tema se non sulle chiusure chieste dalle isole maggiori durante il lockdown