Sono 1.825 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 14.055 tamponi processati in Sicilia secondo il bollettino di ieri. Il giorno precedente i nuovi positivi erano 2.183. Il tasso di positività scende al 13,0%, il giorno precedente era al 15,1%.
Le vittime, i guariti, gli attuali positivi
La Sicilia è al quarto posto per contagi. Gli attuali positivi sono 62.752 con un incremento di 769 casi. I guariti sono 1.687 mentre le vittime sono 1 e portano il totale dei decessi a 11.055.
La situazione negli ospedali
Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 565, 14 in più rispetto al giorno precedente, in terapia intensiva sono 24, uno in più rispetto al giorno prima.
La situazione nelle singole province
A livello provinciale si registrano a Palermo 633 casi, Catania 791, Messina 305, Siracusa 180, Trapani 136, Ragusa 172, Caltanissetta 102, Agrigento 113, Enna 25.
Abituarsi alle reinfezioni
Anche se siete stati abbastanza sfortunati da aver già avuto un incontro ravvicinato con il virus Sars-CoV-2, la vostra esperienza con Covid-19 potrebbe non essere finita. Preparatevi al secondo round (e al terzo, e forse al quarto, e via discorrendo).
Nei primi mesi della pandemia, le reinfezioni rappresentavano un evento eccezionale, al punto da fare notizia a livello mondiale. “Quando la pandemia è iniziata, tutti pensavano che una volta preso [il Covid-19, ndr], la questione fosse finita lì”, spiega Juliet Pulliam, direttrice del Centro sudafricano Dsi-Nrf per la modellazione e l’analisi epidemiologica dell’Università di Stellenbosch.
Calo dell’immunità
A due anni di distanza, questo senso di novità è in gran parte scomparso. La tempesta perfetta rappresentata dal calo dell’immunità, l’allentamento delle restrizioni e la diffusione di una variante estremamente contagiosa ha fatto sì che per molte persone le reinfezioni siano diventate una cosa normale. Ma anche mettendo da parte questi fattori, è sensato che oggi il numero delle reinfezioni sia più alto che mai. In questa fase della pandemia, era inevitabile che il contagio ripetuto diventasse più comune rispetto al passato, a causa dell’enorme numero di persone che hanno già contratto Covid-19: non ci si può reinfettare se non si è stati contagiati una prima volta.
Al di là della matematica basilare, non è sorprendente che si verifichino reinfezioni, spiega Aubree Gordon, epidemiologa che si occupa di malattie infettive presso la University of Michigan: “Il virus è cambiato molto”, dice. Se siete stati infettati da una variante passata, Omicron risulterà in gran parte irriconoscibile per le difese immunitarie del vostro corpo e più difficile da prevenire.
Ma se le reinfezioni sono ormai parte integrante del futuro della pandemia, quanto sono frequenti? Determinarne il numero esatto è difficile, a causa del calo dei test e delle segnalazioni, che ha reso molto più complicato il monitoraggio di tutti i tipi di infezioni da Sars-CoV-2. Inoltre, non tutti definiscono la reinfezione allo stesso modo; le autorità sanitarie del Regno Unito, per esempio, richiedono che trascorrano almeno novanta giorni tra il primo e il secondo contagio perché questo venga considerato una reinfezione. Altre, come il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, utilizzano un intervallo minimo di sessanta giorni tra le infezioni.
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