La Corte dei Conti per la Sicilia, nel 2018, ha emesso 118 sentenze in materia di responsabilità amministrativa nei confronti di 186 amministratori o dipendenti pubblici, pronunciando condanne per 15.552.387 euro con un leggero incremento rispetto all’anno precedente (14.365.799,95).

Il dato emerge dalla relazione del presidente Guido Carlino che ha inaugurato l’anno giudiziario 2019 della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione siciliana nell’aula magna della scuola delle scienze giuridiche ed economico sociali dell’Università di Palermo, alla presenza delle più alte cariche istituzionali.

La Sezione, cui sono assegnati sette magistrati (il presidente e sei giudici, rispetto ad un organico di quattordici magistrati), con un tasso di scopertura del 50%, ha celebrato 103 udienze pubbliche (collegiali e monocratiche) e 56 udienze camerali. Oltre alle sentenze in materia di responsabilità amministrativa, sono state emesse 50 sentenze in materia di conti giudiziali resi da agenti contabili (tesorieri, consegnatari, economi, etc.); 788 sentenze in materia di pensioni pubbliche; 163 ordinanze e 8298 decreti in materia di conti giudiziali.

Proprio in materia di pensioni tre funzionari dell’Inps sono stati condannati – uno addirittura a oltre due milioni di euro – per avere erogato assegni e prestazioni non dovute. Sono casi di cui si è occupata la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia, segnalati nella relazione del presidente Guido Carlino all’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il caso più grave, sanzionato con la condanna a due milioni, ha come protagonista un impiegato che ha liquidato 441 indennità di disoccupazione a persone che non ne avevano diritto. L’illecito è stato scoperto nell’ambito di un’indagine a largo raggio condotta dalla Guardia di finanza.

Un altro funzionario dell’Inps è stato condannato a pagare 950 mila euro per avere liquidato assegni familiari oltre il dovuto. Il caso è stato segnalato dal servizio ispettivo dell’istituto di previdenza. La terza condanna riguarda un funzionario dell’Inps che aveva concesso, con una “clausola meramente formale” o giustificazioni non pertinenti, sgravi per crediti contributivi.

Nell’ambito del danno erariale, poi, cresce un altro fenomeno ovvero quello del danno arrecato da privati destinatari di contributi comunitari non dovuti. In questo primeggia la galassia della Formazione professionale, investita da vari filoni d’indagine per sprechi e illeciti di varia natura sia nel pubblico che nel privato che opera con soldi pubblici. Un caso tra i più clamorosi, che trova spazio nella relazione del procuratore regionale Gianluca Albo, è quello che riguarda il Ciapi di Priolo, ente in house della Regione. La Procura ha calcolato un danno di oltre 34 milioni di euro per un servizio di orientamento al lavoro direttamente affidato a un “ente strutturalmente inadeguato”. Non era cioè in condizioni di svolgere l’attività per la quale ha ricevuto ingenti finanziamenti. Per questo la Procura generale ha contestato, sulla base di un’indagine della Guardia di finanza, un danno di 35 milioni e 410 mila euro al dirigente pro tempore del dipartimento formazione della Regione, alla giunta regionale che aveva approvato i finanziamenti e agli amministratori del Ciapi di Priolo.

Assenteismo diffuso, retribuzioni generose, facili promozioni e soprattutto doppi incarichi sono, invece, le criticità che spesso si riscontrano nella gestione del personale nella pubblica amministrazione in Sicilia messe in rilievo nella relazione del presidente della sezione giurisdizionale Guido Carlino assieme ad altri abusi: in particolare la violazione degli obblighi di esclusività professionale. I danni patrimoniali spesso si accompagnano a quelli all’immagine dell’ente di appartenenza.

I casi che trovano una definizione più rapida sono quelli per assenteismo, un fenomeno che non regredisce in modo significativo malgrado i giri di vite degli ultimi tempi culminati anche con il licenziamento degli assenteisti: un caso ha riguardato la stessa Corte dei Conti siciliana. C’è poi una specifica vicenda che riguarda alcuni professori dell’Università di Catania ai quali sono contestati danni rilevanti per avere violato l’obbligo dell’esclusività. A un docente vengono chiesti, in particolare, 332 mila e 599 euro per avere svolto “attività libro-professionale incompatibile con lo status di docente universitario”.