Nel weekend che va dal 11 al 13 febbraio si svolgerà la XVII Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco.
Abbiamo intervistato Giacomo Rondello, il delegato del Banco Farmaceutico per Palermo per descriverci la situazione di povertà sanitaria che vive il Paese e la nostra città  .
La Giornata dell’anno scorso aveva fatto registrare sintomi di miglioramento nei dati sulla povertà sanitaria in Italia. Il trend si conferma?
L’anno scorso avevamo registrato – per la prima volta dopo molti anni – uno scenario che sembrava finalmente mostrare segni positivi. La povertà assoluta, ricalcolata proprio nel 2015 dall’ISTAT, utilizzando nuovi parametri più allineati con la realtà sociale del nostro tempo, aveva mostrato per la prima volta una flessione, giustificando un moderato ottimismo. Così come sembrava essersi finalmente arrestata la crescita di persone bisognose in condizione di povertà sanitaria assistite dagli oltre 1.600 enti caritativi diffusi in tutto il Paese: i 405.000 utenti della rete Banco Farmaceutico conteggiati all’inizio del 2015, erano addirittura leggermente meno di quelli dell’anno precedente. Insomma, c’erano segnali incoraggianti.
Oggi, alla luce dei nuovi dati dobbiamo registrare un nuovo peggioramento delle condizioni sociali del Paese. La povertà assoluta torna infatti a crescere in modo significativo: sono oltre 100.000 le famiglie povere in più (1.582.000), per un totale di quasi 500.000 persone che si aggiungono ai 4,1 milioni di indigenti già presenti. E’ il numero più alto dal 2005 a oggi. Contestualmente, i dati di monitoraggio del Banco Farmaceutico segnalano anche una forte crescita di assistiti, che nel 2016 hanno superato quota 550.000: le 1.663 organizzazioni non profit sostenute dal Banco Farmaceutico hanno, dunque, avuto in carico oltre 150.000 persone in più rispetto all’anno scorso, dunque hanno intercettato il bisogno di circa un nuovo povero su quattro, aumentando il proprio carico di assistiti di circa il 37%.
E quanto incide in tutto ciò la presenza degli immigrati?
Non vi è dubbio che questo aumento si deve principalmente alla componente straniera, il cui peso è passato dal 54,4% al 57,2% per effetto di un aumento di quasi 100.000 unità, il doppio dei nuovi poveri italiani. Di fatto gli stranieri sono aumentati del 30%, gli italiani del 22%. Insomma una nuova ondata di povertà.
E qual è il giudizio del Banco Farmaceutico?
Naturalmente questi dati di fonte Banco Farmaceutico non rappresentano la descrizione complessiva del problema “povertà sanitaria” in Italia: sono un modo per contarli attraverso l’intermediazione determinante degli enti che li incontrano e, per quanto possibile, li curano. Si tratta dunque di un dato che può subire correzione di anno in anno. Nel 2016 si sono, per esempio, aggiunti in tutta Italia 22 enti, passando dai 1.641 del 2015 agli attuali 1.663. E’ però del tutto evidente che un aumento di 22 enti non riesce a giustificare di per sé una crescita di oltre 150.000 utenti. L’effetto-crescita della capacità di assistenza, che potrebbe far pensare in prima ipotesi ad una mera “emersione” di una quota di povertà sanitaria preesistente, non riesce certamente a spiegare i grandi numeri che stiamo commentando.
E questo cosa significa?
Ciò è segno di una dinamica di impoverimento, cui si aggiunge l’effetto povertà “di importazione” determinato dall’arrivo di migranti che portano con sé problemi sanitari del tutto peculiari rispetto alla popolazione italiana, il cui peso potenziale su un Sistema Sanitario Nazionale è già sotto pressione, e rappresentano una delle incognite che le politiche pubbliche saranno chiamate ad affrontare.
Come si ripercuote tutto ciò sulle famiglie italiane?
Il Rapporto sulla povertà sanitaria del 2016 mostra quest’anno una novità proprio per quanto riguarda la composizione della spesa farmaceutica nel nostro Paese. Quello che però è cambiato parallelamente è il peso che ricade sulla spesa famigliare, cresciuta di ulteriori 200 milioni nel 2015 e in costante aumento negli ultimi otto anni. In totale, dunque, la spesa farmaceutica in Italia è complessivamente cresciuta dopo un quinquennio di stagnazione: ma per effetto dell’articolazione di nuovi bisogni sanitari, alle famiglie è richiesta una maggior compartecipazione rispetto al passato. Un dato su tutti: circa 12 milioni di famiglie italiane hanno segnalato di aver rinunciato ad almeno una spesa di tipo medico o farmaceutico nel corso dell’anno.
E di fronte a questi scenari cosa può fare il Banco Farmaceutico?
E’ evidente come il tema delle donazioni di farmaci appare dunque ancora più importante. I dati di quest’anno segnalano un sostanziale assestamento sia delle donazioni provenienti dalla Giornata del farmaco, (che risultano ormai chiaramente correlate quantitativamente al numero di farmacie aderenti, anch’esse significativamente stabili), sia le donazioni provenienti dalle aziende. Di contro, cresce il peso assoluto del recupero farmaci validi: ormai questo canale copre quasi il 10% del totale del raccolto annuo (il 20% proviene dalla GRF, il resto è di fonte aziendale). Dunque, una modalità di raccolta nata prioritariamente su motivazioni etiche ed anche pedagogiche (secondo la logica del contenimento degli sprechi e dell’aumento della cultura del dono nella popolazione italiana) mostra ormai anche una significativa forza propulsiva anche in termini quantitativi. E nel frattempo la GRF riesce a coinvolgere sempre nuovi donatori. Ma soprattutto, il 74% di chi ha donato nel 2016 si è dichiarato pronto a donare anche l’anno prossimo. L’educazione alla gratuità, e alla condivisione anche in campo farmaceutico, prosegue la sua strada.

Qual è la situazione che vive la città di Palermo?
La nostra esperienza ci conferma nel trend che ho appena esposto, ma ci conferma anche nell’importanza e nella qualità del servizio che possiamo rendere. Più andiamo avanti più incontriamo esperienze di gratuità e abnegazione che ci stupiscono. E proprio queste testimonianze di quanti operano in prima linea ci spingono a fare di più e meglio il nostro lavoro, che potremmo definire da retrovie. Tutto ciò ci ha portato alla creazione di un ulteriore deposito di farmaci o presidi sanitari, ove far convergere le donazioni aziendali, che durante l’anno riceviamo e che poi via via distribuiamo agli altri enti. La catena distributiva delle donazioni aziendali, essendo su base no profit, ha bisogno di pochi punti, a cui inviare i farmaci e da qui distribuirli nel territorio agli Enti più piccoli. Così al centro di distribuzione già ospitato al Centro Astalli se ne aggiungerà uno nuovo in grado di servire di più e meglio le esigenze in aumento. Quest’anno abbiano iniziato una collaborazione con AVSI (Associazione Volontari per lo Sviluppo Internazionale) una ONG che da tanti anni interviene su tante realtà povere di tutto il mondo e che da quest’anno ha deciso di intervenire anche in Italia sugli immigrati. E così abbiamo iniziato questa nuova esperienza anche a Palermo
E per la Giornata di raccolta dell’11 e 13 febbraio cosa vi proponete?
Di aumentare il numero delle farmacie aderenti e di mobilitare ulteriormente il grande modo del volontariato. Contiamo, come già in passato, di coinvolgere gli studenti non solo di farmacia, ma anche delle scuole superiori (in alcuni istituti avviene già da alcuni anni). Ma in definitiva contiamo sulla generosità di quanti vorranno donare anche un solo farmaco per chi ha più bisogno.