Un’altra bocciatura per Nino Di Matteo. Martedì (26 luglio) il Csm nomina due nuovi procuratori aggiunti alla Procura nazionale Antimafia (dal 2015 la Pna ha anche compiti di coordinamento in materia di antiterrorismo), e il pm che aveva presentato domanda, ne resta fuori per non aver rispettato le formalità richieste affinché la sua domanda potesse essere presa in considerazione dal Csm.
“Si tratta dell’ennesima bocciatura- sottolinea l’Associazione Antimafie Rita Atria – dopo quella dell’8 aprile 2015, data in cui il Csm nominò tre sostituti procuratori alla Direzione nazionale antimafia (Di Matteo arrivò undicesimo in graduatoria senza oggettivi elementi che ne giustificassero una tale valutazione) e dopo il respingimento del Tar del Lazio al ricorso presentato dal pm proprio sulla stessa delibera del Csm (sentenza dell’ 8 luglio 2016)”.
“La Commissione Direttivi del Csm, – rivela sempre l’associazione Rita Atria – ha spiegato che la domanda del magistrato è da ritenersi “inammissibile” perché “Non ha allegato alla domanda l’attestazione dell’avvenuta richiesta del parere attitudinale ed ha presentato l’autorelazione senza avvalersi del modulo prescritto nel Testo unico sulla dirigenza”.
Eppure il pm aveva ottenuto un parere attitudinale positivo del Consiglio Giudiziario, che a Palermo fa capo alla presidenza della Corte d’Appello, per la precedente partecipazione al bando da Sostituto Procuratore alla Pna, e che il pm aveva allegato alla nuova domanda da Procuratore Aggiunto sempre alla Pna. Ma il bando in questione nel frattempo era stato modificato in alcune sue specifiche, rendendo pertanto necessario un nuovo parere attitudinale specifico.
Il Consiglio Giudiziario, diretto da Gioacchino Natoli, Presidente della Corte d’Appello, in assenza di una nuova richiesta di parere attitudinale da parte del pm, ha inoltrato il tutto al Csm, il quale vista la mancanza delle documentazioni richieste ha ritenuto la domanda inammissibile.
Emergono però casi analoghi, in altri concorsi interni per magistrati, in cui il Consiglio Giudiziario aveva provveduto ad inoltrare al Csm le domande prive di parere attitudinale, e in quei casi era stato lo stesso Csm a rimandarle indietro chiedendo ai Consigli Giudiziari di esplicitare il suddetto parere.
Una prassi che per Nino Di Matteo evidentemente non può valere. Un cavillo burocratico quindi, ma che ne ha pregiudicato la richiesta. E prima ancora la bocciatura come sostituto procuratore alla Pna. Difatti Nino Di Matteo sembra proprio che di mafia non debba occuparsi.
Della sua dettagliata conoscenza del fenomeno mafioso e dei rapporti tra mafia e potere questo Stato sembra non volersene servire, o peggio sembra temerla. (Di Matteo attualmente riceve fascicoli di indagine per abusi edilizi)
Nel ribadire il nostro sostegno a Nino Di Matteo, l’Associazione antimafie “Rita Atria” invita l’opinione pubblica a mantenere altissima l’attenzione sull’iter giudiziario del processo “Trattativa Stato-mafia” e sulle vicende professionali dei giudici Vittorio Teresi, Antonino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, annullando così l’opera di contrasto, isolamento e silenzio con cui sistematicamente si cerca di vanificare il lavoro di anni tra indagini e processi.
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