Politica e mafia, continuano il botta e risposta e le repliche dopo le dichiarazioni di due giorni fa dell’ex magistrato Alfredo Morvillo – fratello di Francesca, la moglie di Giovanni Falcone, morta con lui nella strage di Capaci – ad un evento pubblico.
Morvillo aveva parlato della “politica in mano ai condannati per mafia”.
Pur non citando mai espressamente Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, Morvillo aveva fatto riferimento alla loro presenza in campo politico nel tessere relazioni e trattative in vista delle elezioni comunali e regionali.
Dopo la replica di Tòtò Cuffaro, che sostanzialmente aveva detto “ho diritto di vivere e coltivare il mio impegno politico e sociale”, a sostegno dello stesso Cuffaro arriva una nota scritta da Stefano Cirillo, direttore della Onlus Aiutiamo il Burundi, e amico di Cuffaro. Proprio in Burundi, Cuffaro, in qualità di medico, e dopo aver scontato la sua condanna in carcere, si è recato più volte per dare una mano alla popolazione locale.

“Il problema non è Cuffaro ma chi lo cerca”

C’è da fare un passaggio precedente però. Dopo la replica di Cuffaro, Morvillo ha spiegato meglio il senso delle sue parole, e la sostanza non cambia. “Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono”. Il problema, secondo Morvillo “è che c’è una Palermo che gli strizza l’occhio – ha aggiunto l’ex magistrato – dimenticando cosa rappresenta”, ossia “una persona che è stata condannata per un reato di favoreggiamento alla mafia”. Insomma, “lui ha diritto di fare quello che vuole”, sono gli altri che, sapendo della sua condanna “continuano a cercarlo”, in una città “in cui in questi giorni si parla di gente che ha sacrificato la vita per contrastare quegli ambienti – ha concluso – e quel signore lì è stato condannato per averli favoriti”.

“Condannati dal pregiudizio”

Ed ecco che arriva la nota di Cirillo, indirizzata apertamente a Morvillo. La nota ha anche un titolo breve ma alquanto esplicativo: “Condannati dal pregiudizio”.
“Dr. Morvillo – scrive Cirillo – faccio parte di quelle migliaia di persone che come dice Lei sono un problema perché corteggiano e seguono Cuffaro.
Con tutta la stima e il rispetto Le dico che le sue accuse sono alquanto discriminanti e offensive. Per Lei tante persone per bene che Lei non conosce vanno etichettate e condannate a prescindere perché seguono Cuffaro.
Posso sopportare la miseria culturale di qualche candidato o mancato candidato che utilizza attacchi strumentali per usare la solita etichetta dell’antimafia per darsi visibilità. Il Suo è un pregiudizio che non dovrebbe far parte della cultura di un magistrato e non lo posso accettare”.

“Si spogli di pregiudizi e stereotipi”

Prosegue Cirillo: “La invito a spogliarsi di pregiudizi e stereotipi e venire in Burundi dove vorrei mostrarLe un Ospedale realizzato da noi dove ogni anno partoriscono migliaia tra le mamme più povere del mondo, tre orfanotrofi che sosteniamo con centinaia di bambini, una chiesa che abbiamo costruito e tanto altro, perché anche un condannato può riuscire a fare tanto per chi soffre”.

“Risarcimento morale”

Conclude il direttore della Onlus: “Vorrei mostrarLe le tante cose fatte non per inutile retorica (che io per primo non sopporto) ma per farle comprendere che chi ha sofferto e ha pagato la sua pesante pena può e deve offrire la parte migliore di se. Vado in Burundi da tanti anni e mi sento una persona che rispetta i valori le regole la giustizia ma con le Sue dichiarazioni mi sono sentito ingiustamente etichettato come neanche il pregiudizio e le ingiustizie del Burundi avrebbero mai fatto.
Approfitto per chiedere un risarcimento morale ai Suoi ingiusti pregiudizi e le chiedo se lo vorrà di donare il 5 x mille per il Burundi”.

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