Mafia, politica, magistratura ed elezioni. E’ questo il nuovo quadrilatero della morte sociale, della morte della Costituzione, della morte dei diritti e dei doveri. Quando si mettono insieme questi quattro elementi lo scontro a prescindere da leggi, regole e buon senso è pronto.

Morvillo chiarisce le sue parole “il problema non è Cuffaro ma…”

“Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono” dice Alfredo Morvillo, ex magistrato, fratello di Francesca Morvillo e cognato di Giovanni Falcone, contro replicando alle parole dell’ex governatore  Totò Cuffaro. L’ex presidente aveva replicato alle dichiarazioni di Morvillo, critico con coloro che ancora “strizzano l’occhio” ai condannati per mafia, affermando di avere il diritto “costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico”. Il problema, secondo Morvillo “è che c’è una Palermo che gli strizza l’occhio – ha aggiunto l’ex magistrato – dimenticando cosa rappresenta”, ossia “una persona che è stata condannata per un reato di favoreggiamento alla mafia”. Insomma, “lui ha diritto di fare quello che vuole”, sono gli altri che, sapendo della sua condanna “continuano a cercarlo”, in una città “in cui in questi giorni si parla di gente che ha sacrificato la vita per contrastare quegli ambienti – ha concluso – e quel signore lì è stato condannato per averli favoriti”.

Le parole di Morvillo il giorno precedente

“A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia”. Aveva usato ieri un tono pacato, ma nella sostanza molto fermo, Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e quindi cognato di Giovanni Falcone. Anche lui è un ex magistrato: prima di concludere la carriera come presidente del tribunale di Trapani è stato componente del pool antimafia della Procura di Palermo negli anni caldi dell’attacco di Cosa nostra e delle stragi del 1992. Morvillo ha pronunciato queste parole intervenendo a Palermo alla presentazione del libro di Felice Cavallaro “Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra”, edito da Solferino.

Si strizza l’occhio a condannati per mafia

L’ex magistrato aveva citato intanto una celebre frase di Falcone: “La mafia è un fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine”. Ma per lui bisognerebbe aggiungere che “quella fine arriverà se tutti lo vorremo”. E a questo punto la riflessione ha assunto toni molto critici: “C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati per mafia. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene”. Morvillo non ha fatto nomi ma il suo ragionamento si è collegato alle cronache elettorali dalle quali emerge che, in vista delle elezioni comunali e regionali, si siano impegnati a tessere relazioni e trattative Marcello Dell’Utri e l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

I riferimenti a Dell’Utri e Cuffaro

Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Cuffaro per favoreggiamento di Cosa nostra. Le loro manovre politiche hanno suscitato anche divisioni nel centrodestra. Rivolgendosi a coloro che “strizzano l’occhio” ai condannati per mafia, Morvillo ha detto: “Voi con Falcone e Borsellino non avete nulla a che fare. Anzi, se avete buongusto, evitate di partecipare alle commemorazioni”. E ha concluso con una punta di amarezza: “Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono stati inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia”.

Di Lello condivide la riflessione di Morvillo

“Sembra di essere tornati a trenta anni fa”. Giuseppe Di Lello, che con Falcone e Borsellino faceva parte del pool antimafia, condivide la denuncia di Alfredo Morvillo secondo cui la Sicilia “è in mano a condannati per mafia”. “Non aggiungerei – dice – una virgola a quella dichiarazione. In effetti, sembra che non sia accaduto nulla. Nel senso che la magistratura, e questa ne è una prova, può fare opera di contenimento e di ristabilimento della legalità ma non può fare altro. Poi tocca alla società e alla politica che esprime completare l’opera di risanamento. E questo non è accaduto. Lo abbiamo sempre detto: da sola la magistratura non poteva cambiare la società. È un problema dei partiti, della politica e della loro involuzione. Certe decisioni maturano all’interno delle coalizioni”. Di Lello assicura che, come rivendica Totò Cuffaro, “nessuno vuole toccare i diritti costituzionali ma resta il fatto che si tratta di persone condannate per reati di mafia e non per reati comuni”.

Cuffaro aveva replicato Costituzione alla mano

L’ex governatore della Sicilia, che ha scontato una condanna per mafia, era stato tirato in ballo “Nonostante la sua autorevole considerazione, che rispetto ma che con educazione non condivido, – ha detto Cuffaro – credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza”. Cuffaro è a capo della Nuova Dc, il partito si è presentato alle ultime comunali in Sicilia conquistando alcuni consiglieri in tre piccoli Comuni; a Palermo la Nuova Dc sostiene Roberto Lagalla, candidato sindaco del centrodestra. La controreplica di Morvillo infiamma una polemica tentato di scavalcare i dettami di una Costituzione che ormai in Italia serve solo quando piace

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