Il caso di suicidio del giovane Andrea, avvenuto nei giorni scorsi a Ragusa, apre una ferita sempre aperta: la condizione dei giovani in una società che poco o nulla fa per farli sentire parte integrante di essa ma che, al contrario, spesso li respinge. E c’è chi tra i giovani, spesso, non regge ad un fardello troppo pesante da portare, a tal punto da compiere gesti estremi, che sconvolgono, ma che poi, col passare dei giorni vengono dimenticati.

Lo sa bene  Claudio Zarcone, padre di Norman, il ricercatore dell’Università di Palermo morto suicida dieci anni fa. Norman Zarcone, 27enne dottorando in Filosofia del Linguaggio alla facoltà di Lettere, si è gettato dal settimo piano dell’edificio. Il gesto estremo è arrivato in un momento di profonda incertezza per la propria carriera accademica e lavorativa, al punto che il padre non ha esitato a parlare di omicidio di Stato: “Era molto depresso per il suo futuro. Si era laureato in filosofia della conoscenza e della comunicazione, con 110 e lode. E io sono certo che saranno favoriti i soliti raccomandati”.

Prima di Norman, un altro ragazzo si era suicidato a Lettere, tanto che non furono pochi a parlare della ‘Facoltà della morte’. Nel 2015 un ragazzo di appena 19 anni, Giuliano, matricola di Lettere e Filosofia, si lanciò da un terrazzo della sua facoltà perdendo la vita. Ha trovato la morte sul selciato del terrazzo della facoltà di Lettere e Filosofia in viale delle scienze la cittadella universitaria palermitana.  Proprio nello stesso luogo dove nel 2010 si era ucciso Norman Zarcone, il dottorando di 27 anni la cui tragica fine accese i riflettori sullo smarrimento dei giovani che dopo tanti anni di fatica sui libri non riescono a vedere un futuro gratificante davanti a sé.

Sono tanti i ragazzi di oggi che soffrono e tengono tutto dentro, covando, un male oscuro, spesso a causa di un sistema che non è capace di dare opportunità, e che è capace di darle solo a qualche eletto. Norman, quel 13 settembre del 2010, non vedeva il futuro che sperava in ambito accademico, non vedeva il futuro.