Pochi sanno che la prima radio libera è nata in Sicilia. A Partinico, poco più di cinquant’anni fa.

Il 25 marzo del 1970 da un edificio ottocentesco, Palazzo Scalia, della piccola cittadina ai confini tra il palermitano e il trapanese risuonò una voce sui 98,5 mhz della modulazione di frequenza.

La voce di Danilo Dolci, sociologo triestino sceso nella terra dei viceré per condurre le sue battaglie di non violenza in difesa dei contadini della Sicilia occidentale. Quella voce si sentì in tutta Italia, a partire dalle 19,30: “SOS SOS. Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale, attraverso la voce della nuova resistenza”.

Si sentì per 26 ore grazie a una antenna e a rudimentali apparecchiature azionate da due collaboratori del “Centro Studi e Iniziative” di Danilo Dolci, Franco Alasia, uno studente lavoratore, e Pino Lombardo, allora trentenne appena tornato dal Venezuela.

In quelle 26 ore si denunciarono i ritardi nella ricostruzione dei paesi della Valle del Belìce devastati dal terremoto del ’68 e la condizione di abbandono e di povertà di chi vi viveva (soprattutto contadini); si alternarono, inoltre, momenti musicali, letture di poesie e della Costituzione, in particolare dell’art. 21: “Tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

A distanza di cinquant’anni, a fronte di un’altra e ancora più terribile calamità – la pandemia del Covid-19 che costringe a surreali sospensioni della vita sociale –, per spirito di solidarietà (mai abbastanza in questi giorni), l’editore palermitano Ottavio Navarra mette a disposizione di chi voglia saperne di più sulla prima emittente radiofonica l’e-book “Danilo Dolci. La radio dei poveri cristi curato da Salvo Vitale e Guido Orlando per la collana “Fiori di campo”.

Un libro che, attraverso testimonianze e documenti, restituisce alla memoria un evento importante, espressione di quella “rivoluzione” non violenta che un utopista come Danilo Dolci predicò – e non solo predicò: tante le iniziative concrete messe in atto – in Sicilia. L’e-book si può scaricare gratuitamente dal sito internet di Navarra Editore.

“Radio Sicilia libera”, “la radio della gente che solitamente non ha voce, che non riescono a far sentire la propria voce”, quella che per prima spezzò il monopolio dello Stato nell’informazione radiofonica, ebbe vita breve: 26 ore, come detto, un giorno e due ore. Con solerzia, i carabinieri irruppero nello “studio” della prima radio libera, sequestrarono ogni materiale, interdettero ogni collegamento e consegnarono ai giudici Franco Alasia e Pino Lombardo. Che furono incriminati per violazione delle norme del codice postale, mai poi assolti grazie a un’amnistia.

Danilo Dolci, per quanto sognatore e poeta (anche l’esperienza della “radio dei poveri cristi” gli ispirò dei versi), aveva i piedi ben piantati per terra. Non amava improvvisare e ogni sua determinazione era frutto di un’attenta disamina che il più delle volte coinvolgeva la “base popolare”. Anche l’idea di metter su una radio per dare voce a chi non ne aveva era stata ben meditata.

Sapeva, Danilo Dolci, di contravvenire alle leggi dello Stato che allora non ammettevano emittenti radiofoniche private e, inizialmente, aveva progettato, proprio per aggirare quelle norme, di trasmettere da un barcone che navigava in acque non territoriali. Poi, le difficoltà tecniche lo spinsero a tentare la trasgressione.

Ma prima scrisse tanto di lettera al presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, al presidente del Consiglio Mariano Rumor e al ministro degli Interni Franco Restivo. Nella quale tra l’altro ammoniva che “impedire in qualsiasi modo l’ascolto della voce dei più sofferenti sarebbe stata una crudeltà senza senso”. Ma le autorità istituzionali del tempo non lo ascoltarono.

Questo e tanto altro troverete nell’e-book “Danilo Dolci. La radio dei poveri cristi”.

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