Le misure del Def nazionale, a partire dalla Flat tax e dalla riforma dell’Iva penalizzeranno la Sicilia, col rischio di gravi ripercussioni sulle casse regionali e sui bilanci delle famiglie”.

A lanciare l’allarme il segretario generale della Cgil Sicilia Michele Pagliaro, nel corso dell’Esecutivo regionale del sindacato. Dalla Cgil, la richiesta al Governo regionale di fare pressing sull’Esecutivo nazionale per “definire al più presto la trattativa con la Regione allargandola a queste problematiche e alle refluenze negative dell’autonomia differenziata, onde evitare la spaccatura del Paese”.

“La situazione – ha osservato Pagliaro- è già difficile dal momento che diversi capitoli di spesa del bilancio 2019, per un ammontare di 191 milioni, sono sospesi in attesa che Roma autorizzi la Regione a spalmare in 30 anni il disavanzo di 600 milioni non contabilizzato in sede di riaccertamento dei residui attivi. Senza accordo anche gli esercizi 2020-2021 dovranno peraltro accantonare 200 milioni per ogni anno”.

Quanto alle misure nazionali, Pagliaro ha rilevato che la Sicilia “beneficerà meno della Fat tax poiché, come si evince dalle dichiarazioni dei redditi dell’anno 2017, il 97,86% degli oltre 2,8 milioni di contribuenti della regione sta nella fascia tra 1.000 e 50 mila euro. Questa fascia – ha aggiunto il segretario della Cgil- contribuisce al gettito complessivo Irpef nella misura dell’86% contro una percentuale del 76% al livello nazionale. Questo significa- ha sottolineato Pagliaro- che le famiglie del resto d’Italia avendo redditi pro capite più alti, avranno maggiori benefici dal provvedimento rispetto ai siciliani”.

Per la Cgil “preoccupante è anche il minor gettito Irpef che sarà riversato in Sicilia nei prossimi anni (pari a
7/10) mentre per le famiglie siciliane le regolazioni contabili (la possibilità di detrarre alcune voci di spesa in sede di dichiarazione dei redditi per un totale di un miliardo) potrebbero determinare nient’altro che una partita di giro”.

Pagliaro ha sottolineato che “anche l’aumento dell’Iva avrà un impatto negativo sia per le casse regionali che per le famiglie che a causa dei redditi bassi e di una propensione al consumo più alta subirebbero l’aumento delle aliquote.

“La regione peraltro- ha aggiunto- avendo un accordo con lo Stato bloccato alla retrocessione dei 3/10 del reddito, di fatto verserebbe alla fiscalità generale più di quanto dovrebbe ricevere”. La situazione dunque per la Cgil “è più che allarmante e richiede nessuna sottovalutazione ma un’attenzione e un impegno particolare da parte del governo regionale”.