Tre colpi di pistola calibro 22 hanno ucciso Natale Caravello, il 46 enne di Brancaccio, dipendente Reset, assassinato giovedì sera dal fidanzato della figlia Alessandro Sammarco, 20 anni.

Un colpo ha raggiunto Caravello alle spalle e due, esplosi di lato, sono arrivati al cuore: circostanze che fanno dubitare che Sammarco abbia sparato senza l’intenzione di uccidere.

L’autopsia è stata eseguita nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo. Sammarco si è costituito poche ore dopo il delitto e ha confessato di aver sparato per paura durante una discussione con l’uomo, ma ha negato di aver voluto assassinare Caravello.

I due avrebbero litigato perché la vittima ostacolava la relazione del giovane con la figlia.

Il gip del tribunale di Palermo Giuliano Castiglia al termine dell’interrogatorio non ha convalidato l’arresto di Alessandro Sammarco, 20 anni accusato di avere ucciso Natale Caravello lo scorso giovedì nel quartiere Brancaccio.

Il giudice ha deciso che Sammarco deve stare in carcere

Il giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia non convalida il fermo perché non ritiene ci sia il pericolo di fuga, ma ordina che Sammarco resti in carcere per la gravità dei fatti, perché potrebbe commettere altri efferati delitti e inquinare le prove. Gli viene contestato l‘omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Il giovane, difeso dall’avvocato Corrado Sinatra, nel corso dell’interrogatorio ha ribadito di essere avere commesso una follia e di avere rovinato due famiglie.

Sammarco davanti al giudice: Chiedo scusa ho rovinato due famiglie

“Non posso che chiedere scusa – ha aggiunto Sammarco – la mia relazione con la figlia di Caravello andava avanti di nascosto da due anni. E la sera di giovedì stavo andando ad incontrarla. Non sono mai stato minacciato. Nessuno della famiglia Caravello mi è venuto mai a cercare. Ho solo commesso un errore che sto pagando. Posso solo chiedere scusa alla famiglia Caravello”. Il giovane si trova rinchiuso nel carcere Pagliarelli.

Le indagini della squadra mobile

Secondo la ricostruzione della polizia giovedì sera attorno alle 20 i poliziotti sono arrivati in via Pasquale Matera nel quartiere di Brancaccio, dopo alcune telefonate di cittadini allarmati per aver sentito degli spari su strada.

Sul luogo segnalato, gli agenti hanno rinvenuto il corpo di un uomo riverso sul selciato e privo di vita. Nel corso di una prima ispezione i poliziotti hanno recuperato e sequestrato i bossoli esplosi da una pistola. Le indagini sono condotte dalla polizia. Il giovane Alessandro Sammarco si è presentato. Secondo le indagini l’omicidio è maturato tra i dissidi con Natale Caravello per la relazione con la figlia del dipendente della Reset ucciso.

“Non lo volevo uccidere”

“Non volevo uccidere Natale Caravello – ha detto Sammarco durante l’interrogatorio  – Ero solo impaurito per la sua reazione. Me lo sono trovato davanti all’improvviso. Non ho sparato per ucciderlo. E’ stata una follia. Solo una follia per cui dovrò pagare”.

I dubbi sulla dinamica dal giudice

Il gip non crede alla versione del giovane, “È del tutto incredibile che l’omicidio sia stato commesso per paura – scrive il giudice – o per rendere preventivamente inoffensivo Natale Caravello”.

In presenza del suo legale, l’avvocato Corrado Sinatra, il ventenne ha risposto per circa tre ore alle domande del giudice nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto. Quello avvenuto in via Pasquale Materia sarebbe stato un agguato. Lo confermerebbe la dinamica ricostruita dagli investigatori della squadra mobile – l’uomo è stato colpito alle spalle – e il fatto che Sammarco girasse armato di una pistola comprata “appena prima” da un tunisino a Ballarò.

 

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