Il gip di Palermo non ha convalidato il fermo disposto dalla polizia nei confronti di Salvatrice Spataro e dei suoi figli Mario e Vittorio, indagati per l’omicidio del marito e padre dei ragazzi, Pietro Ferrera.

Per il giudice, il provvedimento non doveva essere disposto perché non ci sarebbe stato pericolo di fuga. Come chiesto dalla Procura, invece, il gip ha applicato a tutti e tre la custodi cautelare in carcere.

Salvatrice Spataro e i suoi figli sono stati fermati dalla polizia sabato. La donna, dopo aver ucciso il marito, ha chiamato il 118 e ha subito confessato il delitto tentando di tenere fuori dalla vicenda i ragazzi.

Mario e Vittorio però hanno ammesso di aver avuto un ruolo nell’omicidio. Per tutti i tre la polizia ha disposto il fermo: un provvedimento che ha come presupposto il pericolo di fuga.

Una valutazione, quella della polizia, non condivisa dal gip. Ferrera, ex militare riformato per problemi psichici, per anni avrebbe maltrattato, picchiato e umiliato i suoi familiari. Una situazione infernale che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare perché l’uomo minacciava di morte l’intera famiglia. Venerdì notte, dopo l’ennesima discussione e le insistenze dell’uomo per avere un rapporto sessuale, la moglie l’ha accoltellato al collo mentre era disteso sul fianco a letto.

Ferrera ha reagito aggredendola e le urla della donna hanno fatto accorrere i ragazzi che hanno colpito il padre con due coltelli da macellaio che tenevano in casa. Nella colluttazione con l’uomo uno dei ragazzi si è reciso il tendine di un braccio. Interrogati dal gip, Mario e Vittorio, che il giorno prima del delitto avevano contattato una poliziotta per raccontare le violenze subite per anni, hanno a lungo parlato del clima di paura che si respirava in casa e delle vessazioni, delle privazioni e delle botte sofferte.

Il padre, hanno detto, per dimostrare loro di essere un duro e per “educarli” li costringeva a lavarsi con l’acqua fredda e più volte avrebbe spento sigarette addosso alla moglie. Per i tre la procura, che non ha contestato a nessuno l’aggravante della premeditazione, nel corso dell’udienza di convalida ha chiesto la custodia cautelare in carcere.

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IL DRAMMATICO INTERROGATORIO

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