Continua il calvario dell’imprenditore palermitano Ignazio La Barbera, prima stritolato dagli usurai, che coraggiosamente ha denunciato e fatto arrestare, poi vessato dalla banca che, nonostante la situazione, ha venduto all’asta la casa di abitazione dove vive con la sua famiglia. Una villa stimata dal perito del tribunale 550.000 euro ed aggiudicata il 25 Ottobre 2016 per soli 129.000 euro, 421.000 euro in meno.
“Come se non bastasse – spiega La Barbera – il giudice non togato dell’Ufficio Esecuzioni del Tribunale di Palermo ha anche ritenuto di agevolare gli aggiudicatari, che avrebbero dovuto effettuare il saldo prezzo entro il 14 Novembre 2016, concedendo una proroga di 5 giorni nel pagamento, contravvenendo alla sentenza della Suprema Corte di Cassazione ( n°11171 – terza sez. civile – del 29 maggio 2015) che stabilisce ‘che il termine di pagamento del saldo prezzo di un immobile venduto all’asta è sempre perentorio e non prorogabile”.
L’opposizione presentata da La Barbera, il 20 marzo scorso, richiedente la decadenza degli aggiudicatari per il tardivo pagamento del saldo prezzo trovava riscontro in un provvedimento del 28 marzo del giudice della IV sezione civile delle esecuzioni immobiliari, il quale chiedeva al professionista delegato di precisare la data del versamento del saldo prezzo che sarebbe dovuto avvenire improrogabilmente il 14 novembre 2016.
In risposta il professionista delegato confermava che il pagamento del saldo del prezzo da parte degli aggiudicatari era stato effettuato il 21 ed il 22 novembre 2016. Quindi ben oltre otto giorni rispetto al termine di cui al bando di vendita.
Dell’esito dell’istanza di decadenza degli aggiudicatari presentata da La Barbera ad oggi non, è dato sapere. Il paradosso, intanto, è che La Barbera a giorni deve obbedire ad un ordine di sgombero promosso dagli aggiudicatari che, secondo il ricordso pendente, non avrebbero titolo per farlo.
“Certamente l’orientamento del tribunale di Palermo di effettuare continui ribassi d’asta – aggiunge l’imprenditore antiusura – crea enormi disagi ai debitori esecutati i quali si vedono sottrarre i propri beni per cifre irrisorie che non bastano per soddisfare i creditori e stimola gli appetiti di speculatori senza scrupoli, malavitosi e prestanome di mafiosi”.
Per parte sua Monte dei Paschi di Siena Italfondiario ha sempre pecisato che il credito vantato nei confronti di La Barbera risale ad un mutuo del 1991 concesso in lire e non saldato nonostante un piano di rientro. Il mutuo era stato concesso a prezzi di mercato e dunque l’esecuzione è legittima.
Il tema, però, oggi si è spostato su altro ovvero sulla legittiumità dell’acquisizione del vincitore dell’asta e sui tempi di reazione della giustizia
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