Il detenuto modello scappato durante il Festino sarebbe in Spagna. Alessandro Cannizzo, 44 anni, del quale non si hanno più notizie da più di due settimane, originario di Messina, ha invece approfittato della possibilità di lavorare al carro della Santuzza per far perdere le tracce in una città che si preparava ai fuochi d’artificio e alle scorpacciate di «babbaluci».

Ma adesso si sarebbe rifatto vivo. Cannizzo si troverebbe a Barcellona, in Spagna: il condizionale è d’obbligo ma da lì, tramite i suoi familiari, avrebbe contattato la questura di Messina.

Molto semplice il messaggio recapitato alle autorità italiane: sono qui, venite a prendermi. Si sarebbe fatto vivo lo scorso sabato perchè non avrebbe i soldi per tornare indietro, mentre a quanto pare possedeva quelli per il viaggio d’andata. Cannizzo si sarebbe presentato ad una stazione di polizia alla Barceloneta, la borgata marinara della città catalana ed ex campus olimpico, in questi giorni presa letteralmente d’assalto da turisti e bagnanti locali.

Gli investigatori non hanno fornito conferme ufficiali, limitandosi a sostenere che ci sono indagini in corso e per ora c’è il massimo riserbo. In sostanza non sono certi al cento per cento della reale presenza di Cannizzo e non escludono un possibile depistaggio. Ci vuole dunque un riconoscimento certo che sgombri il campo da possibili imbrogli e false piste.

Ma stando al curriculum giudiziario dell’evaso, non sembra che si tratti di un personaggio di grosso calibro, in grado di ottenere coperture addirittura internazionali, capaci di mettere fuori strada le forze dell’ordine.

Condannato per reati contro il patrimonio, ha scontato quattro anni e ne aveva altri due ancora da fare. Insomma era quasi arrivato alla fine della reclusione e invece all’improvviso è scappato, attraversando perfino la frontiera. I controlli dei cittadini comunitari dentro i Paesi dell’Unione europea sono alquanto blandi, ma Cannizzo è pur sempre un evaso che con grande disinvoltura sarebbe approdato in un altro Stato.

Ma come mai è finito a Barcellona, cosa ci è andato a fare? Domande senza risposta, come quelle che riguardano i contatti con la questura e gli investigatori italiani. La sua volontà di rientrare in patria, per finire dritto in carcere e scontare una nuova condanna per evasione, è ancora da verificare sul campo.

Comunque vada a finire, una storia con pochi precedenti. Cannizzo viene descritto da chi l’ha conosciuto come un detenuto modello. Dentro il carcere svolgeva diverse mansioni come volontario in biblioteca e da due anni frequentava il laboratorio teatrale dell’attore Lollo Franco. Che in qualità di direttore artistico, con altri detenuti, l’aveva confermato all’edizione del Festino appena trascorsa dopo quella del 2018, per prendere parte al traino del carro trionfale della Santuzza ed esibirsi in performance teatrali. Un’occasione di reinserimento sociale che Cannizzo, però, col suo gesto ha rovinato.

Il detenuto è scomparso mentre assieme agli altri reclusi che facevano parte del progetto, stava provando a Villa Pantelleria. «Con tutti gli altri detenuti stavamo lavorando – ha detto Lollo Franco -. Ad un certo punto non vedo Cannizzo. Così chiedo dove fosse andato. Qualcuno mi risponde che si era allontanato per andare in bagno». Ma da qual momento l’uomo sparisce. «Così insieme al personale del carcere – aggiunge Franco – siamo dovuti rientrare per forza».

E proprio alla vigilia del Festino inizia la fuga dell’evaso. Non uno spostamento di pochi chilometri, bensì l’attraversamento di una frontiera per approdare a Barcellona, una delle città più frequentate dai turisti i Spagna. Che interessi aveva da quelle parti e perché all’improvviso ha deciso di rientrare?

Le indagini da parte degli investigatori palermitani e messinesi stanno cercando di individuare la rete di complicità che hanno consentito un simile viaggio. Poi all’improvviso i contatti dei familiari con la questura e la richiesta di rientrare. Una scelta che lo stesso Lollo Franco aveva intuito subito dopo la fuga del detenuto-attore.

«Posso dire di conoscere Cannizzo – spiegò il regista – e probabilmente si costituirà presto in un altro carcere. Ritengo – aggiunge – si sia trattato di un attimo di debolezza o forse di follia. Di una cosa sono sicuro: dietro a questo gesto non ci celano comportamenti delinquenziali».

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