Crisi Covid: 11,7 miliardi di fatturato perso dal commercio in Sicilia nel 2020

  • A rischio più di centomila posti di lavoro
  • Il 67 per cento delle imprese commerciali non può accedere al credito bancario
  • 18 mila imprese chiuse nel 2o2o, altre 60 mila abbasseranno la saracinesca entro la fine di giugno
  • “Dalla regione soltanto 150 milioni di risorse rispetto alla catastrofe del settore”
  • Di Dio: altissimo rischio di infiltrazione mafiosa nel settore. Servono interventi prima che sia troppo tardi

Così gridò Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e vicepresidente nazionale: “Hanno mandato al macero le nostre aziende, per me questo è Nazismo, anzi Nazicovid”.  La presidente della confederazione dei commercianti ha lanciato il suo j’accuse contro politica e istituzioni da Talk Sicilia, il programma di approfondimento politico curato da Salvatore Burrafato e Piero Messina. Per la presidente di Confcommercio Palermo,  il settore del commercio in Sicilia si trova a un passo da una catastrofe annunciata.

Questi i numeri drammatici snocciolati dalla presidente Di Dio:  “Diciottomila imprese già non esistono più dalla fine dell’anno scorso. Altre 60 mila chiuderanno i battenti alla fine di giugno. Sono stati persi 35 mila posti di lavoro e riteniamo che questo numero entro la fine dell’anno andrà moltiplicato per tre. Avremo più di centomila posti di lavoro in meno”.

Di Dio: “dalla Regione Siciliana soltanto mancette e nessun intervento strutturale”

Non si tratta soltanto di aziende chiuse e nuova disoccupazione. Secondo Di Dio, il settore del commercio in Sicilia ha perso 11 miliardi e 700 milioni di fatturato nel 2020. “E’ una cifra enorme per la Sicilia”, ammette con rabbia Di Dio.

Non è stata soltanto la pandemia a mandare in collasso il sistema commerciale siciliano. Per l’esponente di Confcommercio ci sono chiare responsabilità politiche ed istituzionali: “Volete sapere a quanto ammontano i ristori arrivati al settore?  150 milioni, 150 milioni rispetto ai quasi 12 miliardi che abbiamo perso. Queste sono le risorse concesse dalla Regione Siciliana. Quelle somme prima dovevano essere distribuite con il click day,  poi sono state trasformate in una sorta di mancetta a pioggia, senza un intervento chirurgico rispetto alle drammatiche perdite del nostro settore. Altre risorse? Zero. Cosa ancor più grave è che in Finanziaria non sono stati previsti altri aiuti alle imprese”.

“La politica ha usato la zona rossa per scrollarsi di dosso le responsabilità. Noi non ci stiamo”

La presidente di Confcommercio contesta la pressione contro il settore del commercio, costretto alla chiusura per “zona rossa”: “non ha funzionato ed è stato un fallimento del sistema, è una norma pensata male. Stare a casa provoca più contagi. Non lo dico io, lo sostiene l’Istituto superiore della Sanità: il 70 per cento dei contagi avviene in famiglia. Quindi chiuderci a casa, ha provocato più contagi. E più fallimenti. Ho la sensazione che con queste misure la politica abbia tentato di scrollarsi di dosso le sue responsabilità. Noi non ci stiamo. Abbiamo assistito a una gara tra le istituzioni a chi chiudeva di più e meglio. Non hanno calcolato gli immensi danni arrecati. E’ stata una follia pura. In Sicilia il danno è stato doppio. L’anno scorso, in primavera, siamo stati chiusi in lockdown senza che ce ne fosse una reale esigenza scientifica. Siamo stati gli agnelli sacrificali per restare allineati con le chiusure del Nord e del resto del Paese. Non credo sia stato un caso. Esiste il reato di procurata pandemia. Bene , a questo andrebbe introdotto il reato di procurata pandemia economica”.

Politica e le istituzioni stanno manifestando ancora una volta, nel momento più drammatico e catastrofico della nostra storia – continua nella sua esternazione Di Dio-  di non saper gestire il diritto alla salute e il diritto al lavoro”.

Allarme Mafia: “esiste il rischio di infiltrazione mafiosa nel nostro settore”

La drammatica situazione del commercio in Sicilia espone il settore a rischio di infiltrazione mafiosa. Il rischio è stato indicato in alcune informative del Ministero degli Interni. La presidente di Confcommercio non nega. Anzi, lancia l’allarme e richiede nuovi e tempestivi interventi prima che sia troppo tardi: “Il rischio esiste, assolutamente si. Il rischio esiste, nel momento in cui il 67 per cento delle aziende già l’anno scorso non ha potuto accedere alla bancabilità, agli aiuti messi in campo dallo Stato. Figuriamoci adesso dopo un anno come siamo messi. E’ abbastanza ovvio immaginare dove possano andare a parare gli imprenditori in crisi. E’ drammatico, ma è concreta l’ipotesi che  molte imprese finiscano inghiottite dal controllo mafioso. Io sono per un’economia della bellezza, non  voglio  parlare di mafia. Dovremmo cambiare paradigma, ma oggi ne dobbiamo parlare perché avverto il rischio di un meccanismo pronto a  risucchiare le imprese nel gorgo mafioso. Servono soluzioni immediate, altrimenti potrebbe essere troppo tardi”.

La bocciatura a tutto tondo della presidente di Confcommercio nei confronti della classe politica si conclude con un giudizio en tranchant nei confronti delle ipotesi di aiuto messe in campo dal governo nazionale con il Pnnr: “Lo sguardo della politica è strabico. Si guarda più da una parte e meno dall’altra. Sia territorialmente, sia come categorie. Al Sud, questa crisi la pagheremo due volte. Mettere al centro donne, sud e giovani è pura ipocrisia”.

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