Scontro, aperto, nella direzione regionale del Partito Democratica in Sicilia, dopo le parole di Barbagallo. Prevedibile, visto il risultato elettorale e tutte le beghe interne, le varie anime, che ci sono all’interno.
Rubino: “In Sicilia tradite le attese”
“Caro Barbagallo non siamo un partito elettorale dove può esserci cittadinanza solo “se si hanno i voti” come hai sostenuto. Noi siamo un partito emozionale e in Sicilia non sono state tradite le candidature ma sono state tradite le emozioni di una collettività, che si è sentita confusa e smarrita senza un guida autorevole che la rassicurasse.
Credo che tu ti debba dimettere come atto d’amore verso il Pd per favorire una stagione costituente anche in Sicilia dove l’esigenza è ancora più forte e urgente. A prescindere dalla tue valutazioni oggi non sei più espressione di un percorso unitario come a Morgantina”, ha detto Antonio Rubino durante il suo intervento durante la direzione regionale
Lupo: “Subito un congresso in Sicilia”
“I congressi del Pd devono partire dai territori. E’ urgente celebrare entro l’anno quello del partito siciliano. Fare solo il congresso nazionale, senza aprire quello del partito in Sicilia, è come mettere un pò di cipria sulle macerie”, dice Giuseppe Lupo, capogruppo uscente all’Assemblea regionale siciliana e consigliere comunale del partito a Palermo, durante i lavori della direzione regionale, a Palermo, che ha bollato come insufficiente la relazione del segretario regionale Barbagallo, anche sull’ipotesi di fare il congresso regionale dopo il nazionale.
Lupo, infatti, con Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione, Rino La Placa, Fausto Raciti e Teodoro La Monica, ha firmato un ordine del giorno in cui si chiede la convocazione del congresso regionale del Pd siciliano, entro il 2022. Una documento che, se venisse approvato, potrebbe portare a una mediazione o, addirittura, alle dimissioni del segretario regionale Barbagallo.
L’ex capogruppo all’Ars è ritornato poi sulla candidatura a presidente della regione di Caterina Chinnici. “La candidatura della Chinnici – dice – non è stata adeguatamente sostenuta dal partito democratico siciliano. Infatti, non le sono stati dati i mezzi e gli strumenti per una campagna elettorale efficace, partire da un comitato elettorale a uno staff organizzativo, a un ufficio di comunicazione e una campagna di comunicazione che è venuta meno e che è stata assolutamente inadeguata. Se avesse avuto un supporto valido del Pd siciliano, avrebbe potuto esprimere ben altre potenzialità”, conclude.
Miceli: “Pd in Sicilia comunità dilaniata”
“Sono molto deluso dalla relazione del segretario e dall’andamento della direzione. Abbiamo mancato l’appuntamento con la storia, consentendo alla peggiore destra di sempre di mantenere il governo della Regione e di conquistare quello nazionale e lo abbiamo fatto per l’incapacità di offrire agli elettori, specie in Sicilia, una proposta politica chiara”. Lo ha detto Carmelo Miceli.
“Non abbiamo parlato a nessuno – ha aggiunto -. Non abbiamo parlato al ceto debole e neanche a quello produttivo. Dinanzi al richiamo alla rabbia della destra e del Movimento 5 stelle, non siamo stati in grado di offrire uno straccio di patto sociale, neanche una proposta che potesse cogliere il disagio di chi ormai non riesce ad arrivare a fine mese. E lo abbiamo fatto tra mille difficoltà anche organizzative”.
Per Miceli “la nostra è una comunità dilaniata, con circoli che chiudono giorno dopo giorno e segretari delle federazioni provinciali dimissionari. La disillusione tra i nostri iscritti sta dilagando. Tentare di normalizzare il tutto in attesa di un nuovo equilibrio tra i nuovi eletti è il più grande degli errori che potremmo commettere. È per questo che credo che un congresso, fatto con regole e tempi certi, sia l’unica delle soluzioni ai nostri mali. L’unico argine alla deriva.
Miceli ha contestato senza giri di parole la linea scelta dal segretario Barbagallo: “Se dinanzi a un segretario nazionale che riconosce la sconfitta nazionale e avvia una fase congressuale garantendo tempi certi – marzo 2023 – la scelta del segretario regionale di rinviare un congresso regionale ‘ricostituente’ a data da destinarsi è irresponsabile. Pericolosa. Decidere di ricostruire non prima o insieme al congresso nazionale ma solo dopo, quindi tra un anno, significa assumersi il rischio di non trovare neanche i cocci di quel che resta del Pd. È chiaro che la pervicacia di chi non riconosce questi rischi non può vedermi sodale. E se tale pervicacia sarà portata fino alle estreme conseguenze di un voto sulla relazione del segretario senza modifiche di sorta, non voterò la relazione”.
Vella: “Dialogo con la società”.
“Bisogna rifondare il Partito democratico dialogando con la società civile e facendo le primarie aperte ai cittadini. Il Pd deve ritrovare la propria identità di centrosinistra ritornando a parlare di lavoro, giustizia sociale, pace”. Lo dice Daniele Vella nel corso della direzione regionale del Pd siciliano. “Sia a livello nazionale che regionale vanno evitati discorsi da vecchia politica, confronti tutti interni all’apparato e rese dei conti che si preparano a colpi di tessere. Questa visione partitica allontana ancora di più i cittadini e condanna il Pd all’irrilevanza politica”. “In Sicilia – conclude Vella – dobbiamo agganciare la fase congressuale regionale a quella nazionale. È necessario ritrovare le motivazioni che diedero vita al Partito democratico, un soggetto politico progressista capace di trovare soluzioni sui temi del lavoro, dell’energia, dell’ambiente, dell’impresa e dell’Europa”.
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