Scontro tra Miceli e Provenzano nel Pd. “Peppe Provenzano stamattina ci spiega che il problema del Partito Democratico è il “Governismo”. Caro Peppe, il problema non è ambire a governare sempre. Il problema, è che se siamo al Governo – come è capitato a te – e non facciamo un solo provvedimento che crei consenso sociale, gli elettori, alla prima occasione utile, votano gli altri. Provano gli altri». Lo dice il deputato uscente del Pd Carmelo Miceli.
L’attacco di Miceli
“Su una cosa sono d’accordo con Provenzano – aggiunge -. Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti. Per rialzarci però è fondamentale che il Pd torni alle sue buone tradizioni, ridia vita ai circoli e impari a valorizzare coloro che si spendono ogni giorno per la sua comunità”.
Le parole di Provenzano
“Ora basta governismo, costruiamo l’alternativa”. Lo dice il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, in un’intervista a “La Stampa” in cui ribadisce di non volersi candidare alla guida del partito. “Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti. Dobbiamo discutere a fondo, anzi forse dovremo farlo per la prima volta. E non da soli. Non c’è stata un’onda nera, la destra ha preso i suoi voti ma attenzione, l’onda potrebbe arrivare adesso se lasciamo sguarnito il fronte dell’opposizione”. Secondo Provenzano “bisogna costruire un nuovo Pd, affrontare finalmente il nodo della sua identità. Si riparte dalle fondamenta, non dal nome. E l’opposizione può essere un’opportunità”. Il governismo è stato “l’errore di fondo” del Pd.
Poca credibilità nel governo
“Ogni volta c’è stata una ragione, una giustificazione, però alla lunga questo toglie credibilità. Se non hai un’identità riconoscibile è il governo stesso la tua identità. Non possiamo dire, come Jessica Rabbit, che ci disegnano così. Perchè noi siamo così, a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Svolgiamo una funzione di governo, ma non una funzione politica. Quella per cui le persone o i gruppi sociali ti affidano le loro istanze e sanno che le porti avanti”, prosegue Provenzano.
Il partito, osserva Provenzano, non deve sciogliersi ma “solo sciogliere le contraddizioni. In 11 anni di governo, su 15 di vita, abbiamo detto tutto e il contrario di tutto. Un grande partito dev’essere plurale, ma su alcuni punti fondamentali non puoi avere due linee”. “Peggio della sconfitta, è stata la reazione della sconfitta”, evidenzia. “Io non mi candido” alla segreteria, “è un nome in meno. Voglio confrontarmi sulla politica”.
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