Non sono stati tempi facili quelli vissuti dal Pd recentemente, soprattutto in Sicilia.
Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con Carmelo Miceli del Pd, candidato sia alle elezioni regionali che alle politiche, e che è stato ospite di Talk Sicilia, il programma di approfondimento di BlogSicilia.

Esiste ancora il Pd?

Il nostro incontro con Miceli inizia con una domanda un po’ provocatoria: esiste ancora il Pd?
“Certo che esiste il Partito Democratico. Il Partito Democratico esiste, attraversa un momento complicato, prova a fare una campagna elettorale in alternativa netta alla destra, ad una destra pericolosissima. Una destra che appena ieri ha bloccato la città di Palermo, (il riferimento è alle contestazioni avvenute durante il comizio di Giorgia Meloni, ndr) arrivando financo a limitare il diritto alla libera circolazione dei cittadini. Ed è un Partito democratico e chiaramente fa questa campagna elettorale. Alla fine di questa campagna elettorale dovrà riflettere, fare i conti con i risultati e poi rilanciarsi”.

La doppia candidatura

Come detto, Miceli è candidato sia alle regionali che alle nazionali. Una candidatura, la sua, dice, di servizio. In che senso?
“Io sono un parlamentare cosiddetto uscente, sono un parlamentare che ha prodotto oltre 700 atti alla Camera dei Deputati, un parlamentare che ha portato il Parlamento a votare sui suoi atti per più di 580 volte. Quasi il 5% delle votazioni hanno avuto a che fare con atti a mia firma. Ho completato un percorso, spero di averlo fatto ‘con onore e disciplina’. Come dice la formula sacrale di giuramento alla Camera dei Deputati.
La segreteria nazionale dopo il risultato delle amministrative di Palermo e il mio piazzamento come primo di tutta la compagine del centrosinistra ha ritenuto che non fosse sufficiente e mi ha offerto la possibilità di una candidatura al terzo posto al plurinominale Camera nel collegio di Palermo. Ho accettato con spirito di servizio perché ritengo che chi ha avuto tanto, e io ho avuto tanto, ho avuto l’onore di essere parlamentare della Repubblica, e devo ogni tanto restituire. In questo caso restituisco anche di più di quello che ho avuto, candidandomi, accettando la candidatura alle politiche e rilanciando con una candidatura alle elezioni all’Assemblea regionale siciliana”.

I problemi del Partito Democratico

Miceli è oggettivo sugli ‘ultimi’ problemi del Pd e ne riconosce l’esistenza: “Diciamo che nel Partito democratico i problemi non sono mai mancati, ma è l’ovvia conseguenza di una struttura di partito nella quale coesistono tante anime, talvolta pure troppe. Ma non c’è una struttura piramidale verticistica tale per cui, finito il leader, finisce il partito. Questo può accadere nella nella Lega di Salvini, può accadere in Forza Italia ed accadrà in Forza Italia, può accadere in Fratelli d’Italia e accadrà in Fratelli d’Italia. Più sono le aspettative, maggiori sono le delusioni. Abbiamo imparato nel Partito democratico, che questo non può accadere. Non può accadere perché il partito c’è, c’era e ci sarà, a prescindere dai segretari.
E i segretari, è chiaro, ci sono fintanto che le loro linee politiche vanno bene o portano risultati.

La resa dei conti dopo le elezioni

Il parlamentare regionale del Pd Antonello Cracolici ha invocato una resa dei conti nel partito dopo le elezioni. Cosa accadrà?
“Nel partito ci sarà quello che c’è sempre stato, ci sarà l’analisi del voto. Se saranno valutate le linee politiche, ci sarà l’analisi dei risultati e ci saranno le conseguenze dei risultati. Io spero di poter avere la conferma del mio segretario nazionale, del mio segretario regionale perché è chiaro che le scelte si commentano dopo, vedendo i risultati che queste scelte hanno prodotto ove queste scelte non dovessero essere positive”.

Scelte che hanno provocato divisioni

Qualche giorno fa, ospite di una puntata di Talk Sicilia, il vice segretario nazionale del partito, Provenzano, ha sostenuto che il partito non è mai stato così unito. Agli osservatori esterni, però, appare tutt’altro.
“Io credo che noi dovremmo provare a raccontare le cose come stanno, le scelte che sono state fatte sia sulla linea politica che sulle candidature, specie quelle alle elezioni politiche, di Camera e Senato. E poi anche il modo di gestione della preparazione delle liste e della coalizione non ci ha visto così uniti. E chiaro però che a mio avviso non è corretto fare come ha fatto qualcuno solo per fini elettorali, cioè provare a impantanare la discussione politica attuale con le logiche delle divisioni interne al Partito Democratico. C’è un momento per tutto, c’è sempre stato e ci sarà. Adesso è il momento delle elezioni, è il momento di combattere politicamente contro la peggiore destra di sempre. Poi ci sarà il momento per la cosiddetta resa dei conti interna. E in quel frangente, in quel contesto, valuteremo chi ha avuto ragione e chi no”.

Un progetto, il rinnovamento e l’autocritica

Per chi ha seguito la storia del Partito democratico, anche quella più recente, vedere un accordo con altri esponenti di correnti interne al partito, come Antonio Rubino, ha lasciato un po’ sorpresi. Cosa è accaduto?
“Voi avete anche scritto tanto di Antonio e ce ne siamo dette di ogni. Tra noi non è mai mancato rispetto umano.
Ci sono state profonde divisioni sulla politica. Avevamo una certezza, però, che se ci fossimo ritrovati sulla politica, allora qualcosa di bello sarebbe potuto nascere. Devo dire che non è un accordo, è un progetto che è qualcosa di diverso. Un progetto che nasce dalle amministrative, continua per le regionali e ha l’ambizione di guardare anche oltre a quella fase che fisiologicamente prima o poi si aprirà.
La fase congressuale nasce puntando alla unificazione in un luogo e in un contesto in cui troppo spesso si è stati abituati a dividere l’atomo, anche in più parti. Noi siamo il primo caso di riunificazione, di qualcosa di diverso, del portare a sintesi. Abbiamo unito Antonio, abbiamo unito anche tanti altri soggetti politici che vengono anche da altre ‘esperienze correntizie’. Così si chiamano. E l’idea è quella di provare a ricostruire, e provare a ridare intanto una casa. Io non lo so se la liquefazione del Partito Democratico, attraverso la creazione di luoghi di discussione esterna alle nostre sezioni, ha agevolato il percorso. Anche quello verificheremo. All’indomani delle elezioni abbiamo le cosiddette agorà, che hanno portato anche all’indicazione di alcuni soggetti all’interno delle liste siciliane. Spero che queste queste indicazioni diano il massimo per il partito. È chiaro che noi immaginiamo, forse perché siamo nostalgici, il fatto che alcune buone abitudini non debbano essere smarrite. Noi vogliamo ricostruire i circoli in ogni Comune. Noi vogliamo ridare casa a chi vuole comunque manifestare il proprio pensiero. E devo dire che il messaggio sta passando e sta passando anche anche forte, se è vero, come è vero, che vedo che i miei competitor interni oggi cominciano a parlare della necessità di rinnovare. Io credo che anche questo vada rinviato ad una fase diversa. Però invito tutti, anche e soprattutto i competitor, a entrare nell’ottica di capire che serve anche un minimo di autocritica. Io ho accettato la candidatura non utile e penso che sia più opportuno accettare la candidatura non utile in questa tornata elettorale.
Capisco e condivido che bisogna rinnovare e ripartire. Capisco e condivido il momento storico.
E il rinnovamento non può avvenire senza autocritica. Perché se ci sono soggetti che sono lì da trent’anni e non c’è stato un rinnovamento, un minimo di autocritica talvolta può servire”.

Le cose fatte, da fare e le proposte

Ma cosa propone Miceli quando parla con gli elettori della sua candidatura?
“Io intanto parto dal bilancio delle cose fatte, perché se c’è una norma che per esempio ha salvaguardato la gestione delle cosiddette reti storiche idriche, è figlia della mia attività politica, della capacità di essere un punto di riferimento per tantissimi amministratori locali che ho ricevuto a prescindere dalle appartenenze.
Ho fatto arrabbiare me e i miei, talvolta perché ho risposto al telefono ai sindaci, agli amministratori di qualunque forza politica, ma io ritengo che un mandato vada onorato in questo modo.
C’è la battaglia fatta e vinta a metà per la nomina di un commissario straordinario per le strade provinciali nel 2019. Siamo riusciti per legge a istituzionalizzare la figura del commissario straordinario.
Io credo che chi ambisce a governare deve avere la capacità di mettere in piedi una visione per le emergenze a medio termine e a lunghissimo termine. Allora, vivaddio, sì, il Ponte sullo Stretto. Ma nel frattempo però si parta dalle strade provinciali. Ti rendi conto che i tempi normali ordinari non sono idonei a rimediare ad una tragedia che produce tragedie. Ogni giorno su quelle strade muoiono persone, ogni giorno, in quelle strade che sono impraticabili. I territori si svuotano. E allora, se hai la necessità di individuare un modello, che è già stato vincente, vedere quello che è accaduto a Genova, e quel modello lo puoi replicare anche in Sicilia, se ottieni nel 2019 dall’allora ministro De Micheli del mio partito, sottosegretario Margiotta, del mio partito, abbiamo ottenuto una norma che è scritta anche con chi di queste cose capisce. E quella norma poi però non viene attuata perché la Regione siciliana è guidata dal centrodestra. Perché deve essere chiaro un concetto: questa Regione non è stata amministrata da nessuno. Ha ragione la Meloni. Schifani è in continuità perfetta con Musumeci e su questo i siciliani dovrebbero decidere.
Quando tu hai una norma che ti dice che puoi nominare un commissario straordinario con poteri straordinari, che deroga alla logica degli appalti stringenti, talvolta anche bloccanti, procedendo immediatamente a rimediare per quelle strade. Hai pure i soldi. Si perde tempo dal 2019 al 24 gennaio 2022.
E ancora: “La Regione non procede neanche alla allocazione delle somme che ci sono, 33 milioni di euro per il rifacimento di 32 arterie principali. Cosa si propone per rimediare a queste inefficienze? Rimediare a quella nefandezza che è la restituzione di centinaia di milioni di euro all’Europa? Perché il Pnrr non è la panacea di tutti i mali? Il problema è che noi i soldi in teoria li avremmo sempre avuti. Ma se tu della programmazione precedente, che è già finita da un pezzo, devi ancora fare la rendicontazione…E nel frattempo è già partita la programmazione europea nuova. Nel frattempo si è uscito dalla Regione Obiettivo perdendo questo treno, poi prossimamente nella prossima programmazione non avrai più i vantaggi. La Regione non riesce a progettare.
E basta prendere l’esempio dei 31 progetti per il rafforzamento della rete idrica, tutti e 31 bocciati perché ritenuti ridicoli. Se hai problemi del genere, come pensi di poter creare un nuovo sviluppo per la nostra terra? Io questo vorrei fare da maggioranza. Provare a fare queste cose se dovessi essere opposizione. Torturare politicamente chi queste cose non le fa”.

I politici non scarichino la responsabilità sulla burocrazia con codardia

Evidentemente mancano le risorse umane competenti in grado di fare tutto questo, e ne occorrono di nuove.
“Che i politici debbano scaricare la responsabilità sulla burocrazia è qualcosa di infantile e codardo, perché la responsabilità è sempre della politica. Perché i dirigenti generali sono sotto i dettami dei politici e perché a loro volta i funzionari e i dirigenti che sono sotto i dirigenti generali non possono ottemperare alle indicazioni che sono fornite gerarchicamente prima al dirigente generale, poi alla politica. È troppo comodo dire che hanno sbagliato i dipendenti regionali. Troppo comodo. Semmai ci si deve chiedere il perché. I dirigenti generali non sono stati mai chiamati all’ordine e non è un attacco ai dirigenti generali. È un attacco alla politica incapace. Le letterine mandate dal presidente Musumeci ai dirigenti generali, agli uffici per scaricare la responsabilità sono quanto di più codardo possa esistere. Noi abbiamo la necessità, anzi, di stimolare il personale della Regione Siciliana di rimpinguare il personale in alcuni uffici. Parlo, per esempio dell’Ufficio Energia e rifiuti perché c’è un problema rifiuti, non foss’altro perché c’è effettivamente una carenza di personale che però, e in altri luoghi è molto e di più. Liberiamo un po’ di Ufficio di Presidenza, con i distaccamenti, e mettiamo il personale a lavorare perché quel personale messo a lavorare probabilmente esita. Quelle stanze possono produrre, per esempio, nuovi centri di raccolta, nuovi centri per la differenziata e nuove autorizzazioni per rinnovabili. Questo dobbiamo fare”.

Il caro energia che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie

Tema spinoso quello dell’energia. Quanto sta accadendo sul fronte dei costi dell’energia, con imprese e famiglie in ginocchio, è preoccupante. Occorre un intervento immediato.
“Anche lì dobbiamo essere sinceri. Non lo so se chi ha amministrato fino ad oggi la nostra regione ha mai letto l’articolo 117 della Costituzione, comma tre, che individua le cosiddette competenze legislative e individua nella Regione siciliana, o meglio nelle Regioni in generale, una competenza cosiddetta concorrente. In tema di energia c’è una competenza che spetta alle Regioni che possono legiferare e operare con un unico limite, il rispetto dei principi generali stabiliti dall’ordinamento e quindi dalle leggi nazionali. Ecco, c’è il fatto che in Sicilia non ci si ponga il problema di come legiferare per migliorare una rete. Una rete che è quella che in teoria dovrebbe consentire di scaricare l’energia prodotta dalle rinnovabili e che invece va in tilt perché è incapace di assorbire tutta l’energia che si può produrre. Andate a vedere se e quante volte avete incontrato pale eoliche ferme lungo il territorio regionale. Quelle pale eoliche, in teoria, dovrebbero girare sempre e produrre energia. E che la terra del sole e del vento sia incapace di diventare l’hub di distribuzione dell’energia in Europa, non soltanto in Italia, è qualcosa che grida vendetta”.

Trecentomila assunzioni

Tornando al tema delle risorse umane, anche nel Pd, a cominciare dai vertici, c’è chi dice che bisogna procedere a fare almeno 300mila assunzioni da destinare ai Comuni e alle Regioni, perché effettivamente ci sono situazioni nelle quali un sindaco fa tutto da sé.
“Secondo me c’è un’occasione persa che è da imputare alla conclusione prematura della legislatura, perché insieme alla ministra avevamo predisposto una riforma al Testo unico degli enti locali che avrebbe potuto consentire di agire preso atto delle condizioni di disastro economico in cui vertono i Comuni. Preso atto di un dato: l’Italia non è fallita durante il Giubileo, e subito, solo perché ha avuto la possibilità di ottenere la deroga cosiddetta di bilancio da parte dell’Unione Europea, siamo andati in cosiddetto scostamento per oltre 200 milioni di euro. Ora, se questo lo può fare lo Stato a cascata, a nostro avviso avrebbero dovuto farlo, almeno per un periodo, i Comuni. Servono delle logiche. La cosiddetta logica che ti impone una legge di armonizzazione di bilancio che io condivido sotto il principio morale della necessità di un Comune di non spendere di più di quello che può incassare. Poi c’è un altro aspetto: la capacità di spendere in maniera produttiva e fare debito produttivo.
Se tu non modifichi queste norme e non consenti di poter assumere personale in deroga a queste norme accade questo.
Vedi Palermo, si tratta di aumentare le ore per quei 2000 lavoratori che sono part time e che, essendo part time, non riescono con 18 ore alla settimana a offrire servizi alla città, con il circolo vizioso che la carenza di servizi determina disservizio, il disservizio fa apparire il tributo ingiusto, con qualche furbetto. Pure il tributo ingiusto non viene pagato, il debito crea debito e questo circolo vizioso produce quello che vediamo. A proposito, io avevo sentito parlare di un piano straordinario di pulizia di questa città, ma io sarei dell’idea che se si partisse dall’ordinario, non dallo straordinario, noi saremmo noi. Saremmo molto felici. Io capisco che c’è un periodo in cui uno deve deve fare la fase di rodaggio e però sono passati quattro mesi. E chi ambisce ad amministrare la città di Palermo lo deve fare sapendo già dal minuto dopo quello che deve fare. A me sta arrivando la sensazione, devo dire non solo a me, che in realtà si stia attendendo l’esito delle elezioni prima delle regionali o delle politiche e poi, forse in funzione dei nuovi equilibri politici regionali, stabiliremo chi effettivamente farà l’assessore. Io penso che il sindaco debba dare un colpo di reni, debba azzerare tutto e rifare una giunta. Lo chiarisco alle malelingue che hanno provato a dire ‘Miceli vuole correre da subito, vuole fare l’inciucio’? No, non esiste”.

La situazione di Palermo

“Non mi risulta che il ministero dell’Economia e Finanza sia chiuso. Non mi risulta che il ministero dell’Interno sia in ferie. Cioè, mi risulta, che ci sono degli uffici che lavorano con i quali io seguo alcune vicende che interessano il Comune tutti i giorni. Spero che qualcuno non voglia aspettare il ministro per immaginare se possa risolvere i problemi. Sono luoghi in cui c’è una burocrazia seria, ci sono delle istituzioni serie e se le istanze sono buone e gli atti sono preparati bene, gli atti trovano accoglimento. Quindi il problema è se quegli atti vengono preparati bene”.

Le emergenze di Palermo

Restiamo su Palermo, dove le emergenza sono innumerevoli.
Purtroppo le conosciamo tutti, dalla scandalosa situazione del cimitero dei Rotoli all’immondizia, passando per le strade dissestate. Secondo Carmelo Miceli cosa bisognerebbe fare in questo momento?
“Ma io intanto vorrei capire dal sindaco cosa intende fare con il cimitero, perché a me pare che tutto quello che è stato detto in campagna elettorale, dal centrodestra ad oggi, non abbia trovato nessun approdo. Io l’ho detto allora, lo ribadisco. Adesso anche lì bisogna ragionare in termini di emergenza a medio termine e a lungo termine. È evidente che la città di Palermo deve essere vissuta come città metropolitana. È evidente che i problemi cimiteriali debbono essere affrontati con l’oggettività di chi ha il forno crematorio che non funziona e la carenza di posti, per i cittadini ma anche per gli stranieri che vivono qui.
Ma pensate per un attimo ai cittadini musulmani. Qualcuno si è mai posto il problema di cosa accade a un musulmano, che potrebbe anche essere italiano, e che non può avere il diritto di essere seppellito secondo le procedure che prevede il proprio credo. Perché in altri comuni esistono i cimiteri musulmani e a Palermo non esiste? Ma questo attenzione non significa pensare ai musulmani e non agli italiani. Sono cittadini allo stesso identico modo. Ma si vuole ragionare in un’ottica di insieme con i paesi di cintura, Villabate piuttosto che Isola delle Femmine, provare a individuare delle aree comuni. Provare a immaginare a lungo termine di costruire nuovi edifici dove dare una degna sepoltura ai nostri familiari. Ci vuole pensare, immaginare nel frattempo, però, che qualcosa di emergenziale va fatto e soprattutto non si pensi ad accaparrarsi il merito di cose che comunque sono state determinate dall’amministrazione precedente”.

L’appello al voto

In conclusione, perché votare Carmelo Miceli?
“Io credo che si possa votare Carmelo Miceli perché è una persona dotata di esperienza e competenza. Lo ha dimostrato nei fatti, ha con disciplina e onore, rappresentato la Sicilia e onorato nel mandato di parlamentare nazionale e lo ha fatto nell’interesse del territorio, solo ed esclusivamente nell’interesse del territorio. E credo che di disciplina, onore, di competenza e di capacità, l’Assemblea regionale fino ad oggi abbia latitato”.

L’intervista integrale

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