“Non hanno mostrato un minimo di umanità, come se non fossimo persone bensì un problema che non sanno come risolvere”. Vi abbiamo già raccontato la delusione, l’ennesima che sono costretti ad incassare, dei disabili gravi che martedì hanno partecipato ad una estenuante quanto rocambolesca audizione in VI commissione all’Ars.
Il trattamento loro riservato dai rappresentanti istituzionali non è stato dei migliori. Nessuno, in quasi quattro ore di permanenza all’Ars, gli ha chiesto se avessero bisogno di qualcosa, come un bicchier d’acqua o l’utilizzo dei servizi igienici. I politici presenti hanno “parlato a lungo, perdendosi in tecnicismi e formalismi, senza tenere conto delle nostre condizioni di salute e dello sforzo immane sostenuto per arrivare lì”. Uno dei ragazzi presenti si è sentito male ed ha dovuto abbandonare l’aula. Si chiama Francesco, ed ieri, ha deciso di pubblicare una lettera aperta diffusa dal gruppo #siamohandicappatinocretini costituitosi dopo la protesta del 21 febbraio scorso.
Francesco non entrerà più nei ‘palazzi del potere’, e spiega, con grande dignità, le sue motivazioni.
Ecco cosa scrive: “Salve a tutti. Dopo la giornata di ieri, ahimè negativa per quanto mi riguarda, ho preso a malincuore una decisione.
Non parteciperò più attivamente ad eventi del genere, audizioni, assemblee, manifestazioni e quant’altro.
Ieri ho rischiato grosso e immagino che vi starete chiedendo perché sei venuto se non stavi bene?
Perché credo molto in quello che stanno facendo i ragazzi, tutti voi, perché in qualche modo anch’io voglio dare il mio contributo.
Perché è una cosa che mi tocca in quanto persona con disabilità, perché anche lottare per un diritto è una forma di inclusione sociale ed io ci credo.
Ieri sono stato tutta la giornata e anche stanotte a ripensare a tutte le volte che ho avuto guai fisici e rischiato. Qualche volta sono finito all’ospedale altre volte sono riuscito ad evitare problemi peggiori, ma stavolta è diverso (devo limitare le uscite).
Faccio un discorso quasi egoistico, perché io ho delle responsabilità nei confronti di mia madre (cardiopatica ed anziana) e mio fratello (ragazzo giovane e disoccupato).
Non ho paura che possa succedere qualcosa alla mia persona, non è coraggio, incoscienza, ma consapevolezza. Consapevolezza che la vita è questa, punto.
Se venissi a mancare io, mia madre e mio fratello finirebbero in mezzo ad una strada ed io non lo posso accettare, non riesco ad immaginare una cosa del genere. Non mi vergogno a dire che quei 4 soldi che mi da lo Stato sono la nostra unica fonte di sostentamento e che con fatica arriviamo alla terza settimana del mese, non bisogna mai sputare nel piatto in cui si mangia.
Cosa ne sa chi ci governa di tutti i problemi che comporta avere un disabile nel proprio nucleo familiare?
Scusatemi se scrivo di getto queste cose.
Con ciò non voglio tirarmi indietro, non voglio assolutamente abbandonare la nave, ma ho deciso, per i motivi elencati prima, di operare in qualche modo dietro le quinte.
Chiedetemi qualsiasi cosa, posso essere utile anche da casa. Posso scrivere, chiamare, sfruttare i social network, insomma posso essere utile solo se voi lo vorrete… Mi dispiace tanto…”.
Si scusa Francesco, manifestando un senso del pudore commovente. La reazione della rete al suo sfogo è stata immediata: molte le parole di solidarietà rivolte al giovane, così come quelle di disappunto indirizzate alla classe politica che speriamo legga questa lettera e ne tenga conto.
“Siamo una famiglia – commentano i ragazzi di #siamohandicappatinocretini – continueremo la nostra lotta”.
Francesco ha bisogno dell’aiuto di tutti e di sapere che non è solo.
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