• L’accordo sul disavanzo con Roma e la necessaria riforma della spesa
  • I tagli sulle pensioni regionali una delle voci della manovra lacrime e sangue
  • La polemica politica e la reazione del M5S

La manovra del Governo Musumeci, annunciati tagli sulle pensioni regionali

“I sacrifici? In tempo di crisi bisogna chiederli a tutti, ma non a se stessi. Sembra questo il motto di Musumeci che, secondo quanto apprendiamo dalla stampa, starebbe pensando al taglio delle pensioni dei regionali, quando i deputati che sostengono la sua maggioranza e parecchi dell’opposizione, tranne il M5S, appena pochi mesi fa avevano aumentato le proprie”. Lo afferma il capogruppo del M5s all’Ars Giovanni Di Caro.

“Alla luce dei provvedimenti che starebbe mettendo a punto il governo Musumeci – continua Di Caro – appare ancora più inopportuno l’aumento delle pensioni sottoscritto dai deputati in piena pandemia, corredato dal ritocco al rialzo delle proprie liquidazioni. Resta ancora il dubbio se anche Musumeci si sia concesso questi aumenti. Sarebbe giusto dirlo ai siciliani, anche se ormai non ci speriamo più”.

Inaccettabile per Di Caro anche il fatto che il parlamento debba apprendere dei provvedimenti dai giornali. “All’Ars – dice -ancora non abbiamo visto una sola carta”.

L’accordo con lo Stato sul disavanzo, e la necessaria riforma della spesa

L’accordo con lo Stato, infatti, prevede la riforma della spesa regionale che in una parola significa tagli. E la regione si prepara a farli questi tagli nello stile già visto ai tempi del governo Lombardo. Non a caso l’assessore all’economia è di nuovo lo stesso, Gaetano Armao.

Ma i tagli sono stati richiesti da Roma come condizione per concedere la dilazione di ripiano del disavanzo. Un po’ come accaduto anche ai tempi del governo Crocetta quando i tagli vennero scaricati in una consistente macelleria sociale senza precedenti in Sicilia.

Ecco chi paga il prezzo fra giovani e pensionati

A pagare il prezzo dei nuovi tagli saranno i pensionati della Regione da un lato e i giovani che speravano in un posto di lavoro pubblico dall’altro.

Per i pensionati regionali si presenta un contributo di solidarietà per le pensioni superiori a 1546 euro. Il contributo sarà progressivo e verrà trattenuto alla fonte. Di fattosi tratta di un taglio che nella media andrà dalle 20 alle 50 euro ma che arriverà fino quasi a 80 euro per le pensioni superiori ai 5000 euro al mese. In percentuale il contributo di solidarietà andrà dallo 0,25% fino all’1,5%. Niente di preoccupanti per i redditi più alti.

L’altra misura impopolare sarà il nuovo blocco del turn over. Di fatto non si potranno sostituire i dipendenti che vanno in pensione. In una Regione che già adesso lamenta l’insufficienza di personale nei prossimi anni andranno in pensione circa 500 persone che non potranno essere sostituite e di fatto si bloccheranno almeno 300 assunzioni. Ma di contro ai dirigenti di alta fascia che gestiscono fondi europei viene consentito di restare in servizio anche oltre il limite pensionabile mantenendo anche il livello redistributivo massimo. la misura è giustificata con l’esigenza di completare l’impiego dei programmi comunitari in corso.

 

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