Non ci stanno i gestori delle discoteche alle decisioni del Governo nazionale che ha imposto lo stop alle sale da ballo a causa dell’aumento dei contagi registrato in questi giorni. Sarà un Capodanno senza balli quello del 2022. L’associazione di categoria della Silb annuncia battaglia e lancia l’allarme riguardo alle feste abusive.
Una categoria in ginocchio
Vincenzo Grasso, presidente del Silb, l’associazione che raggruppa i principali locali da ballo, dà voce alla categoria. “Hanno deciso di chiudere i locali da ballo e le discoteche nonostante da parte nostra ci sia stato il rispetto di tutte le misure restrittive. Chiederemo con forza al Ministero dell’Interno di vigilare sullo svolgimento di feste private abusive o in luoghi non attrezzati per evitare che ancora una volta possano trionfare l’abusivismo e l’illegalità, con un ulteriore aumento dei contagi che creerebbe ulteriori disastri al nostro Paese. Per noi sarebbe una doppia beffa”.
La beffa per le discoteche
Per effetto delle ultime restrizioni “natalizie” la categoria sarà ancora una volta la più colpita dai provvedimenti. “Siamo rimasti spiazzati dalla tempistica dei provvedimenti – spiega Grasso -, abbiamo saputo delle nuove chiusure soltanto qualche ora prima di Natale, cioè ben dopo che la macchina organizzativa per le feste natalizie si era già messa in moto. Abbiamo fatto contratti ad hoc al personale, investito sulle materie prime, lavorato alla preparazione degli eventi. Per noi, che in questo periodo puntiamo a realizzare quasi il 20% del fatturato annuo, è un’altra dura mazzata, sarebbe il colmo se – come successo l’anno scorso – organizzatori improvvisati, senza le carte in regola, approfittassero della chiusura dei nostri locali”.
Ora i ristori
“Al Governo – prosegue Grasso – chiederemo attenzione anche per la concessione di adeguati ristori economici. Siamo ancora in attesa di quanto ci era stato promesso nel mese di luglio e non possiamo più aspettare. Gli ultimi due mesi, in cui abbiamo lavorato con capienza ridotta, ci hanno permesso di limitare i danni, non certo di recuperare le ingenti perdite di oltre un anno di chiusura forzata. Questa discriminazione nei confronti della nostra categoria, che dà lavoro direttamente o indirettamente a migliaia di persone, è davvero incomprensibile”.
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