Appena condannato al processo sui buttafuori imposto nei locali notturni, l’imputato con la pena più alta esce fuori dal carcere. Il tribunale gli ha concesso i domiciliari in attesa che si definisca per lui l’intera vicenda processuale sino all’eventuale terzo grado. Stiamo parlando di Andrea Catalano che ha ottenuto dal tribunale la misura degli arresti domiciliari. Secondo il collegio sarebbero venute meno le esigenze cautelari: “Non c’è pericolo di reiterazione del reato”.

L’istanza dei legali

Sono stati i legali dello stesso Catalano a chiedere la revoca della detenzione in carcere. Ed il tribunale di Palermo ha concesso i domiciliari confermando il venir meno di certe esigenze restrittive così come hanno avanzato i suoi stessi avvocati. Oltre al venir meno della reiterazione del reato, i giudici sostengono che non ci può essere alcun inquinamento delle prove. Per Catalano arrivano quindi i domiciliari con braccialetto elettronico.

Condanne e assoluzioni

La Procura aveva chiesto oltre un secolo di carcere per i 10 imputati di questo processo. Nettamente ridimensionate le pene applicate. La pena più alta per l’appunto è spettata ad Andrea Catalano a cui sono stati inflitti 8 anni; 7 anni e mezzo invece per Emanuele Cannata, due mesi in meno per Gaspare Ribaudo. Figurano poi Cosimo Calì, 5 anni, Davide Robaudo, un anno, e Francesco Fazio, 8 mesi. Assolti invece da ogni accusa Giovanni Catalano, fratello di Andrea, Ferdinando Davì, Emanuele Rughoo Tejo e Antonino Ribaudo. La Procura di Palermo per tutti e 10 gli imputati aveva chiesto pene comprese tra 9 anni e sei mesi e 12 anni.

Su cosa si imperniava l’inchiesta

L’inchiesta parlava di una organizzazione criminale che imponeva, con minacce e violenza, personale della security in importanti locali a Palermo e provincia e in manifestazioni nei comuni. Dietro alla banda, che intimidiva i proprietari dei locali provocando anche risse che cessavano quando venivano assunti i buttafuori voluti dagli indagati, ci sarebbe stata Cosa nostra. In particolare il boss Massimo Mulè, già processato e condannato in abbreviato. Gli imputati erano accusati a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

“Scoppia la guerra”

“Scoppia la guerra mondiale, la terza guerra mondiale. La sopra volano tutti dalle finestre. Capito?”, diceva Andrea Catalano, intercettato dai carabinieri riferendosi all’organizzazione del Capodanno del 2016 a Città del mare, a Terrasini. Per Catalano la Procura aveva chiesto la condanna a 12 anni. L’imposizione del personale avrebbe riguardato il Kioskito di Casteldaccia, il Reloj di via Pasquale Calvi, Villa La Panoramica di via Ruffo di Calabria e il Kalhesa di via Messina Marine.

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